- Alla vigilia delle primarie mezzo partito si tiene alla larga dal tema della guerra per non rompere con i pacifisti.
- Ma il leader: il Pd ha preso una decisione che è nel suo Dna, difendere chi è aggredito e difendere soprattutto il fatto che il diritto internazionale sia più forte semplicemente alla brutalità della forza. Una scelta che continuerà anche dopo di me».
- Il costo del sì alle armi è stato alto: la rottura con l’alleato grillino, con il mondo pacifista, e soprattutto un calo di consenso.
«Il Pd è coerente. Il mio ultimo atto da segretario è coerente. Sono ora all’ambasciata ucraina e più tardi andrò all’ambasciata russa per esprimere sostegno al popolo ucraino». Nel giorno dell’anniversario della guerra di invasione di Mosca contro l’Ucraina, il segretario uscente del Pd, Enrico Letta, fa la sua mossa finale da leader di partito. Ribadisce una scelta di campo tenuta dall’inizio del conflitto – nessuna equidistanza fra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky – e insieme ribadisce



