La luna di miele tra la maggioranza e il governo sembra destinata a durare. E forse anche per molto. I recenti risultati delle elezioni amministrative, ma anche i sondaggi che non mostrano significative flessioni nonostante siano trascorsi più di sette mesi dall’insediamento dell’esecutivo, sembrano accreditare questa lettura.

Forse è perché le (poche) azioni concrete messe in campo da Giorgia Meloni in questo periodo non hanno ancora prodotto effetti, né positivi né negativi. Forse è perché, anche se ne discutiamo con pervicacia, nessuno nel paese ha ben capito cosa dovrebbe produrre il Pnrr. E il fatto che ci siano ritardi nella sua attuazione non sembra, ai più, una notizia così sconvolgente.

Nel frattempo l’opposizione è frammentata e, siccome «il cambiamento non è un pranzo di gala», anche Elly Schlein ci ha spiegato che ci vorrà tempo per vedere se e come cambieranno le sembianze del Pd. La domanda forse è mal posta, ma può essere un utile esercizio previsionale: c’è qualcosa che nel breve periodo può guastare il momento d’oro di Meloni? Non tutte le interviste di Matteo Salvini sono degne di nota ma ce n’è una, rilasciata a El Pais due giorni fa, che merita di essere riletta.

La premier, donna del fare, non ha avuto moltissimo tempo per dedicarsi alla stampa internazionale negli ultimi mesi. Salvini, invece, che ha sempre avuto una predilezione per la dichiarazione, lo ha fatto con il quotidiano spagnolo. E su un tema che sarà inevitabilmente al centro delle gioie, e soprattutto dei dolori, del governo: gli equilibri dell’Unione europea dopo le elezioni del prossimo anno. Nell’intervista il vicepremier si è focalizzato sull’importanza delle elezioni spagnole del prossimo 23 luglio.

Secondo Salvini sarà quel voto, insieme all’esito delle elezioni polacche, a determinare le mosse del Ppe e la possibilità di far nascere una maggioranza europea di centrodestra che comprenda «popolari, conservatori e identitari (Identità e Democrazia è il gruppo di cui fa parte la Lega all’Europarlamento ndr)». Un progetto che ovviamente confligge con le speranze di Meloni che da tempo sta lavorando per costruire un asse Ppe-conservatori, lasciando al proprio destino l’ingombrante alleato. Ed è probabilmente questo il fattore endogeno che potrebbe complicare la vita del governo. Perché Salvini cercherà in tutti i modi di essere protagonista dell’Europa che verrà. Farà di tutto per recuperare consensi e, magari, per scippare qualche “conservatore” alla premier. Che, come ha dimostrato in questo periodo a palazzo Chigi, non ama mai recitare la parte della comprimaria.

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