«Non giudico il presidente di un paese amico come la Francia, ma non comprendo la finalità e l’utilità di queste dichiarazioni, che oggettivamente innalzano la tensione». Con queste parole il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha espresso il suo netto diniego a inviare soldati italiani in Ucraina per combattere contro la Russia.

Al momento, le dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron, che per la seconda volte in poche settimane ha ipotizzato l’invio di militari europei per contrastare l’avanzata di Mosca a due anni dall’inizio del conflitto sono suonate come un eco in una stanza vuota.

«La nostra posizione non cambia. Abbiamo sempre detto che l’Ucraina andava aiutata in ogni modo possibile e lo stiamo facendo, ma abbiamo anche sempre escluso un intervento diretto nel conflitto dei nostri militari», ha aggiunto nell’intervista il ministro Crosetto che ieri era alle celebrazioni del 163esimo anniversario delle Forze armate.

Lo scenario italiano

Giorgia Meloni ha sempre tenuto una posizione atlantista sul conflitto, seguendo la strada tracciata dal suo predecessore Mario Draghi. Questa è stata linea perseguita anche da Forza Italia e dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ieri in occasione del congresso della Svp a Merano è intervenuto sulle parole di Macron. «Come popolari europei abbiamo il dovere di batterci per la pace», ha detto. «Dobbiamo batterci per una pace giusta, che garantisca la libertà dei popoli». Questo, per Tajani, significa sostenere l’Ucraina con armi e fondi ma «l’Italia non manderà mai un soldato italiano in Ucraina, ma difenderà sempre il suo diritto di essere un paese libero e indipendente. Non siamo in guerra con la Russia», ha aggiunto il capo della Farnesina.

«La Lega sarà sempre contraria a mandare anche solo un militare a combattere e morire in Ucraina», ha detto invece il vicepremier Matteo Salvini che ha accusato Macron di essere un «guerrafondaio». «La Lega non sarà mai a favore di mandare soldati italiani a combattere e morire in Ucraina. All’Ucraina stiamo mandando tutti gli aiuti possibili ma non voglio un futuro di guerra», ha aggiunto.

Più complicato trovare una posizione univoca tra le opposizioni. Cecilia Strada e Marco Tarquinio, le due candidature volute dalla leader del Partito democratico Elly Schlein, si sono espressi contro l’invio di armi in Ucraina anche se la linea ufficiale del Pd anche nel voto in aula è andata nella direzione opposta. Ma l’obiettivo comune, ha detto Strada in una delle sue ultime dichiarazioni pubbliche è quello di trovare una «pace giusta». «Il Pd ha una linea chiara, ma io ringrazio chi viene ad arricchirci con il proprio punto di vista anche quando è diverso. Un partito plurale non sarà mai un problema, se tiene una linea chiara», ha detto Schlein.

Dal palco dell’evento di Domani a Napoli, la candidata indipendente per il Pd ed ex giornalista Lucia Annunziata ha espresso la sua posizione sul caso: «Il punto di caduta di questo dibattito tra pacifisti e meno pacifisti è la pace, e mettere in movimento una grande iniziativa di pace in Europa», ha aggiunto. Il problema, però, è che «non c’è conoscenza su come si costruisce la pace, non basta una manifestazione. La pace si costruisce con grandi mezzi, teste, denari, ipotesi e scontri ulteriori», ha aggiunto Annunziata. «Evocare l’invio di truppe da parte di Macron, che ora è un presidente debole, è machismo. È chiaro che Macron non controlli più la sua politica».

Negoziati

Durante un’assemblea regionale del Movimento Cinque stelle in Puglia, Giuseppe Conte ha ammesso che la guerra in Ucraina è stata determinante nella scelta dei candidati per le prossime europee. «Mi sono assunto la responsabilità di inserire personalità che sposano i nostri valori, i nostri principi, la nostra linea politica. Non ci nascondiamo dietro la voce “partito plurale”, i nostri elettori devono essere certi», ha detto Conte lanciando una frecciatina al Partito democratico. E ha assicurato che gli eletti pentastellati in Europa «si batteranno per negoziati di pace senza se e senza ma».

Anche in Italia viva la linea dettata da Matteo Renzi, uno dei “macroniani” più convinti in Italia, è netta. L’ex premier ha criticato la fuga in avanti del presidente francese: «L’ipotesi di inviare soldati europei in Ucraina per me è un errore. Noi dobbiamo fare tutti gli sforzi per sostenere l’Ucraina, penso alle sanzioni alla Russia e invio di materiale bellico, ma quello che deve fare l'Unione europea, e io lo dico dal 24 febbraio 2022, è un inviato speciale dell’Unione europea che accompagni lo sforzo militare con una politica diplomatica. oggi l’Europa non c’è».

Se all’opposizione non c’è una voce univoca, la maggioranza di governo ha subìto cercato disinnescare le parole del capo dell’Eliseo. Ma è chiaro che l’Ucraina sarà il tema del mese su cui si scontreranno i partiti.

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