Più tasse per tutti. Lo slogan berlusconiano, vessillo del centrodestra per decenni, viene capovolto alla prova di governo. Dalle sigarette ai prodotti per l’infanzia, la prima vera manovra economica, firmata da Giorgia Meloni, aumenterà la tassazione, colpendo in primis donne e clima. Metterà «le mani in tasca agli italiani», come ha spesso ripetuto il centrodestra, usando questa formula come una clava contro gli avversari.

Donna contro donne

I tempi sono cambiati, il populismo delle promesse ha ceduto il passo alla presa d’atto di una realtà complicata: il taglio alle tasse non c’è, ci sono i rincari a raffica. La bozza della legge di Bilancio è un tentativo disperato di reperire risorse un po' dappertutto. Il ricorso al deficit non era sufficiente a coprire i 24 miliardi della finanziaria.

Così per fare un po’ di cassa scatterà il solito aumento dei prezzi delle sigarette. Secondo le stime i rincari dei pacchetti sono compresi tra 10 e 12 centesimi, mentre il tabacco trinciato andrà verso un incremento di 30 centesimi a busta. L’ondata di aumenti non risparmia nemmeno le e-cig, le sigarette elettroniche, a lungo difese dal leader della Lega, Matteo Salvini, per la vicinanza al settore.

Questa volta ha dovuto accettare gli aumenti, seppur diluiti nel tempo, subendo un rialzo dei costi effettivi a partire dal 2025. Resta da vedere se i parlamentari leghisti accetteranno davvero il diktat di non presentare emendamenti di fronte a una misura che colpisce una loro bandiera elettorale. Tra i bersagli del governo finiscono anche i prodotti per l’infanzia, su tutti il latte in polvere e a cascata gli alimenti per neonati, i pannolini, oltre agli assorbenti.

L’Iva raddoppierà, tornando al 10 per cento, dopo l’abbassamento al 5 per cento stabilito appena un anno fa. Un cortocircuito per un governo che sostiene di voler favorire la natalità e sostenere le famiglie, peraltro guidato da una premier donna che penalizza altre donne. Ma il «partito delle tasse» - come lo ha definito il leader di Italia viva, Matteo Renzi – ha previsto altri interventi, indebolendo i bilanci delle famiglie. Nella sequenza di aumenti c’è pure quello sugli affitti brevi (quelli non superiori a 30 giorni) con la cedolare secca che salirà dal 21 al 26 per cento. Rai, la Lega ottiene il taglio del canone ma il governo dovrà trovare i soldi altrove.

Contro l’ambiente

Tra i movimenti della manovra spicca poi il finanziamento del Fondo italiano per la cooperazione orizzontale per l’Africa, titolo che è sostanzialmente la base del tanto agognato piano Mattei, di cui ancora non si conosce il contenuto.

Il budget stanziato è in totale di 600 milioni di euro, 200 milioni di euro all’anno dal 2024 al 2026. A pagare il conto è però il fondo per il clima, istituito dalla legge di bilancio del governo Draghi per favorire gli investimenti sulle politiche ambientali. Una misura lungimirante, azzerata per piazzare qualche spicciolo sulle politiche per la cooperazione, in ottica tutta meloniana.

Mini-stangata poi è in arrivo per chi alloggerà nei comuni capoluogo nell’anno del Giubileo, in programma nel 2025. Le amministrazioni possono decidere di portare a 2 euro a notte la tassa di soggiorno per chi alloggerà nelle strutture ricettive. Anche laddove il governo sostiene di aver fatto detto taglio alle imposte, c’è un effetto-boomerang per i cittadini: la riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro è stato confermato. Ma le casse pubbliche gireranno al servizio pubblico «un contributo pari a 430 milioni di euro per l’anno 2024». Una partita di giro.

Manovra siciliana

La segretaria del Pd, Elly Schlein, ha voluto rilanciare la battaglia su un intervento contenuto nel decreto fiscale collegato alla manovra, sul rientro dei cervelli: «Il governo si fermi sulla misura sui rientri agevolati, perché ha aiutato molti lavoratori che si sono trasferiti all'estero a poter rientrare». «In alcuni territori – ha sottolineato la leader dem – c’è un 40 per cento in meno», rispetto a quanto previsto finora.

Non mancano situazioni al limite del grottesco: mentre i cittadini fanno i conti con una giungla di balzelli, la regione Sicilia di Renato Schifani, dirigente di spicco di Forza Italia, beneficia di un maxi contributo per appianare il debito accumulato in sanità. Rispetto a quanto già anticipato da Domani, ai 350 milioni di euro messi sul piatto per il 2024, si aggiungono le dotazioni per gli anni successivi per un totale di oltre 3 miliardi di euro.

Altro cortocircuito è quello sul finanziamento della Zes unica del Mezzogiorno, che però contenuta nel decreto Sud in esame in commissione bilancio alla Camera. Nel provvedimento viene cancellato il comma che regola il meccanismo della stessa zes. «Ci state prendendo in giro e state svilendo il ruolo della commissione e di noi parlamentari? Stiamo infatti per votare un articolo che verrà abrogato e quindi superato dalla legge di bilancio», ha protestato il deputato del Pd, Marco Sarracino.

Nella legge di Bilancio per il prossimo anno sono stati confermati, comunque, i punti principali annunciati già in conferenza stampa da Meloni. Quindi è stato rifinanziato il taglio al cuneo fiscale, seppure per un solo anno, e confermata quota 104 per le pensioni. C’è il rinnovo del contratto agli statali e l’investimento di 3 miliardi di euro sulla sanità.

Il testo ufficiale è atteso entro la settimana in parlamento, al Senato dove ci sarà la prima lettura, un po’ più in là rispetto alla scadenza fissata inizialmente il 20 ottobre. L’obiettivo, confermano dal governo, è di arrivare all’approvazione entro la metà di dicembre. Di mezzo, però, c’è il passaggio parlamentare: bisogna capire se davvero sarà accettato l’ordine dato dal centrodestra di non toccare il provvedimento. Da prendere così, pieno di aumenti delle tasse.

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