Zero crescita e molte mance, ecco la manovra dell’austerità

Alla fine di un viaggio accidentato, lungo due mesi e mezzo, la manovra è stata approvata dal parlamento. La Camera, con 216 sì e 126 no, ha dato il via libera definitivo alla legge di Bilancio da 22 miliardi di euro (cresciuta rispetto ai 18,7 miliardi di euro della prima versione) che ha mandato sull’orlo della crisi di nervi, e politica, una maggioranza allo sbaraglio. Lo spettacolo degli ultimi mesi è stato all’insegna del dilettantismo, confermato dal voto finale arrivato a poche ore dall’esercizio provvisorio. Tra voti blindati, in orari improbabili, il testo è stato così spedito al Quirinale a poche ore dal discorso del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 31 dicembre. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha ammesso che il dibattito parlamentare è stato mortificato: «Ricordo che, quando sono entrato qua (a Montecitorio, ndr), c’erano due sessioni fatte sia da Camera che da Senato. Progressivamente questo si è andato perdendo e me ne rammarico». Massoni, fondazioni allineate e giunte di destra: la manovra delle mance agli amici Senza crescita Al di là del rispetto della forma istituzionale, resta una questione di contenuti: la manovra avrà un impatto nullo sul Pil italiano nel prossimo anno. È un concetto che era emerso nel corso delle audizioni della Banca d’Italia e dell’Istat: non è cambiato nel corso del tortuoso iter di approvazione. La destra ha litigato su tutto, tranne che sulle cose più impattanti per la crescita del paese. Il pilastro del provvedimento resta la riduzione del secondo scaglione Irpef, dal 35 al 33 per cento, avrà un effetto quasi nullo su alcune fasce reddituali. Per i più fortunati, le soglie vicine ai 50mila euro all’anno, il beneficio dal prossimo anno ammonterà a una trentina di euro in più in busta paga. «È una legge di bilancio che non si occupa dei veri bisogni primari degli italiani, è sbagliata, è di austerità. Aiuta i più ricchi, tagliando alla sanità pubblica, la scuola pubblica e l’università», ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, intervenuta a Montecitorio nella dichiarazione di voto del proprio gruppo. In manovra i soldi alla onlus vicina a Mantovano. «Tutto all’insaputa del sottosegretario» Il deputato di Alleanza verdi-sinistra, Angelo Bonelli, ha rilanciato: «Dovevate smantellare la legge Fornero e invece avete alzato l'età pensionabile, colpendo chi lavora una vita intera. Dovevate abbassare le tasse e avete portato la pressione fiscale al 42,8 per cento». La deputata del Movimento 5 stelle, Daniela Torto, ha fatto un altro elenco di promesse tradite dal governo di Giorgia Meloni: «Che fine hanno fatto i 25 miliardi contro i dazi? E i 15 miliardi per il tanto sbandierato piano casa? E che fine hanno fatto le pensioni minime a mille euro al mese?». Manovra inutile e ingiusta, ma il paese non reagisce più al grande freddo Giorgetti ha avanzato una difesa d’ufficio della legge di Bilancio, concentrandosi sulla detassazione degli aumenti contrattuali: «Significa far crescere gli stipendi dei lavoratori dipendenti. Una cosa che ci chiedevano sia i sindacati che i datori di lavoro», ha detto il ministro dell’Economia, respingendo l’accusa di aver fatto misure per i più ricchi: «Questo è falso». Per il futuro è arrivato un impegno sulla previdenza dal sapore già elettorale: «Se i conti pubblici andranno bene, toglieremo il mese in più per andare in pensione». Un tema delicato, che del resto ha rischiato di far collassare la maggioranza nelle ore più calde: nel maxiemendamento presentato al Senato erano state inserite delle misure che avrebbero punito il riscatto delle lauree e penalizzato le finestre mobili per la pensione anticipata. Mance non moderate Nel provvedimento mancano misure strutturali per la crescita, ma abbondano le mance, attraverso il meccanismo degli ordini del giorno che impegnano il governo a usare il fondo parlamentare (circa 68 milioni all’anno). A passare all’incasso potrebbe essere, ancora una volta, l’associazione I Sud del Mondo, di cui è il braccio operativo Giuseppe Galati, ex sottosegretario berlusconiano e coordinatore di Noi Moderati in Calabria: per il prossimo biennio sono previsti, con un provvedimento ad hoc del ministero dell’Università, altri 2 milioni di euro, che si sommano ai 3 milioni già messi a disposizione – come svelato da Domani – dalle precedenti leggi di Bilancio. Quei milioni alle associazioni: i regali della destra a Galati, vicepresidente di Noi Moderati Un ricco bottino con un’operazione facile: uno dei relatori della manovra a palazzo Madama era Alejandro Borghese, senatore del Maie (alleato di Noi Moderati) che con Galati vanta solido legame politico. Serve solo il decreto ministeriale per sbloccare le risorse “impegnate” nel corso dell’iter parlamentare. Sempre nello stesso territorio arrivano 200mila euro a Lamezia Terme, feudo politico di uno dei leghisti più rampanti, il deputato Domenico Furgiuele. I fondi serviranno per il palazzetto dello sport. Ma del resto nella selva di mancette è diventata consuetudine l’aiuto all’ente guidato da politici. Lo stesso metodo è stato applicato alla Fondazione ambiente ricerca Basilicata, beneficiaria di 140mila euro: è presieduta dal dirigente di Forza Italia, Antonino Capuano. E sono solo alcuni dei tanti casi che da nord a sud hanno elargito risorse a pioggia. Dal parco del Mincio, in Lombardia, al parco del Cilento, in Campania. Una mancia è per sempre. Soldi pubblici all’associazione di Galati. Che paga lo studio della moglie