“Ognuno può avere l’idea che vuole, ma è indiscutibile che il ruolo di gestione della sanità spetti alle regioni mentre allo Stato spetta la programmazione delle azioni di sistema perché tutti i cittadini possano essere curati in maniera equanime nel Paese. La somministrazione dei vaccini andrà organizzata dalle regioni sulla base del Piano vaccini nazionale su cui stiamo lavorando. È giusto affidare al commissario Domenico Arcuri la logistica organizzativa e quindi la distribuzione, ma poi come somministrare dipenderà dalle caratteristiche di ciascuna area del Paese”.

Domenico Mantoan in pochi mesi è passato dalla direzione della sanità veneta alla presidenza dell’Agenzia del Farmaco, da ottobre è direttore generale dell’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, di cui ricopriva già il ruolo di commissario da aprile. Medico, classe 1957, è lo storico braccio destro del presidente Luca Zaia sulla sanità veneta e il creatore del modello assistenziale che in questa pandemia ha dato buona prova di sé.

“Per 10 anni il servizio sanitario nazionale è stato definanziato per una precisa volontà politica, oggi va rilanciato. Abbiamo ridotto tantissimo i posti letto in ospedale (nel 1998 avevamo 311mila posti-letto, nel 2017 si è scesi a meno di  191mila, ndr) e oggi ci meravigliamo che la Germania che ne ha tre volte di più affronta meglio l’emergenza di noi?”.

 Direttore la nostra sanità reggerà bene ai prossimi mesi di emergenza?

Dopo una prima fase drammatica che ci ha colti di sorpresa ora credo che stiamo gestendo bene, lo dicono i numeri. Dobbiamo arrivare a febbraio, da lì in poi con il vaccino e gli anticorpi monoclonali inizierà la fase della discesa dell’emergenza. A quel punto bisognerà anche a tutte le prestazioni che in questi mesi sono state sospese, e quindi bisognerà fare un piano di rilancio per recuperare le cure, le attività di prevenzione, le liste d’attesa. Poi, una volta ripristinato l’ordinario, andrà fatto un lavoro più grande di ripensamento generale della sanità, dell’organizzazione degli ospedali, delle risorse umane, iniziando dal sistema delle cure primarie.

Giorgetti, suo collega leghista, aveva sparato a zero un paio d’anni fa sull’utilità dei medici di famiglia.

La figura del medico di medicina generale è fondamentale e ancora di più lo è in Italia dove abbiamo pochi letti ospedalieri e dove la popolazione è sempre più anziana. Va però superato il concetto del dottore che lavora da solo, deve operare insieme ad altri colleghi, ai pediatri, agli specialisti e ai professionisti sanitari come gli infermieri. Bisogna creare equipe che prendano in carico la comunità di riferimento con i problemi della cronicità e tutto il resto. Poi sulla forma contrattuale migliore per farlo deciderà la politica.

In concreto, l’Agenzia interverrà nelle questioni regionali, se dovessero lavorare male rispetto a certi obiettivi concordati?

Non vorrei che l’Agenas avesse un ruolo ispettivo che spetta invece al ministero e poi, eventualmente, alla magistratura. E c’è un motivo, non può essere ispettore e docente, chi dev’essere aiutato deve avere la fiducia che chi va ad aiutarlo lo faccia in maniera libera e trasparente e la parte ispettiva tocca ad altri. Andremo certamente a rilevare le pecche, a segnalare le falle del sistema, ma lo faremo nell’ottica di aiutare a superarle e non per operare un controllo e una censura. L’Agenas che ho in mente è un partner tecnico di alto livello, ma anche di visione e di cultura, che affianchi le Regioni e le aiuti a risolvere i problemi.

Allo Stato spetta certamente il ruolo della programmazione nazionale e di strategia. Per questo, a maggior ragione oggi, diventa importante il ruolo di Agenas come strumento tecnico e interfaccia fra Stato e Regioni, che permette di fare analisi organizzative, gestionali e di mettere a sistema le buone pratiche delle regioni. Per questo Agenas deve avere un ruolo di supporto ai territori che ne hanno bisogno e per far questo servono competenze variegate, con più profili professionali, credibili e di alto profilo. Così l’agenzia può davvero essere un punto di riferimento per le Regioni e un braccio operativo del ministero della Salute. Questo è lo sforzo che farò per rilanciare Agenas e farla divenire un organismo tecnico di alto livello. Deve avere una visione europea, guardare a quello che si fa nei sistemi sanitari degli altri Paesi per risolvere problemi che sono gli stessi per tutti: la presa in carico dei pazienti, la cronicità, la multimorbilità, e tutto il resto.

Per fortuna in Europa abbiamo modelli diversi ma tutti garantiscono l’assistenza a tutti i cittadini e permettono una vita più lunga. Quando sarà finito il Covid dovremo affrontare tutte le sfide di salute che ora sono temporaneamente ferme. Con l’arrivo del vaccino e delle buona stagione ricominceremo a parlare di normalità.

La sfida che avete davanti sono i prossimi mesi di pandemia, il freddo porterà a una recrudescenza della malattia come avviene per l’influenza. Come agirete a supporto delle regioni?

In questi mesi si è costruita una filiera delle cure con strutture e professionisti in grado di intervenire nelle varie fasi cliniche delle malattia. Agenas ha creato un gruppo di esperti che va a definire i criteri di appropriatezza dell’utilizzo i queste strutture, da ultimo i covid-hospital. Creare una struttura che vada a definire i profili organizzativi accanto alla clinica. Faremo linee guida che saranno documenti tecnici che potranno essere prese come punto di riferimento. Poi in scienza e coscienza ogni clinico agisce come ritiene più opportuno, però è importante che i clinici si riuniscano e diano indicazioni condivise ai loro colleghi.

Nel suo gruppo di lavoro è presente l’infettivologo Matteo Bassetti, esperto riconosciuto, ma anche contestato per il suo minimalismo sulla gravità del coronavirus.

Ha fatto discutere lo so, ma io penso che Bassetti sappia fare il suo mestiere, poi potrà essere simpatico o meno, ma è nel gruppo in quanto clinico, direttore del reparto di malattie infettive del San Martino di Genova che da mesi sta curando pazienti Covid e dunque sa di cosa si parla quando si tratta di terapie e di clinica. Ho messo insieme un gruppo di professionisti di alto livello e di grande esperienza di cui ho grande stima, il resto è polemica mediatica in cui non entro.

Tre vaccini sono alle fasi finali dei test e presto saranno messi a disposizione dei Paesi che dovranno acquisirli, ma soprattutto mettere in moto una logistica efficiente per distribuirlo e vaccinare tutti a cominciare dalle categorie più esposte. Come funzionerà?

Una volta che le agenzie regolatorie dei farmaci, per noi l’Aifa, daranno il via libera ai vaccini sarà una enorme sfida organizzativa. Tutto il paese ci guarderà e intendo ministero, regioni ma anche le istituzioni come la nostra, l’Iss e l’Aifa, perché dovremo in pochi mesi effettuare oltre 120 milioni di somministrazioni, perché saranno necessari due inoculi. Stiamo lavorando ai modelli attuare, con la prima sfida delle vaccinazioni nelle Rsa, nei contesti con anziani e soggetti fragili.

Come farete ad assicurare vaccini ovunque, pensiamo al caso Calabria dove ancora non è stato nominato il commissario ad acta e dove il caos regna sovrano?

Il nuovo decreto Calabria assegna all’Agenas un compito specifico di supporto diretto al commissario ad acta istituendo una commissione con 25 persone assunte dall’agenzia, più altre 25 persone fornite dalla Regione e altre 10-12 persone messe a disposizione da Agenas con comando. Questa squadra creata ad hoc dovrà supportare il commissario per le decisioni organizzative di tutta la sanità regionale e anche per il vaccino. La sfida della somministrazione però riguarda tutto il paese.

Si parla anche di utilizzare l’esercito accanto alla Protezione civile, come ha deciso la Germania.

Sono stato anche ufficiale medico e conosco bene quella realtà. Stiamo lavorando con il ministro e credo che tutti i documenti verranno posti alla sua attenzione che poi dovrà decidere.

Natale in arrivo, da una parte c’è l’invito a supportare il commercio e dall’altro si chiede alle famiglie di limitare feste e cenoni per evitare i contagi. Non è un atteggiamento un po’ strabico?

Non possiamo pensare alle prossime feste come le abbiamo sempre vissute con cenoni, frizzi e lazzi. Bisognerà evitare al massimo i contatti, poi io non so quali decisioni prenderà il Cts a ridosso di Natale rispetto all’Rt e comunque dovrà esserci buon senso. Spero che la situazione non impedisca di vedere i familiari, ma dovremo limitarci. Riguardo al commercio vale lo stesso discorso, i negozi sono organizzati e nelle vie dello shopping le autorità dovranno vigilare  sul distanziamento.

È pensabile per i vaccini una regia unica nazionale per la logistica con modalità identiche da Bolzano a Lampedusa?

È già stato affidato al commissario Arcuri l’organizzazione logistica e credo che sia giusto così, un unico soggetto nazionale che si fa carico della distribuzione dei vaccini. Poi, una volta che gli stock saranno distribuiti dal commissario alle regioni, la parola deve spettare alle Regioni che dovranno  organizzare come saranno effettuate le somministrazioni. Sara poi il piano vaccini che sta per essere predisposto a dare tutte le indicazioni, ma ogni sanità regionale ha le sue caratteristiche e le sue strutture, e quindi i modelli organizzativi devono essere adeguati alle realtà locali.

La pandemia ha fatto emergere le personalità dei governatori che ci hanno messo la faccia e l’impegno personale. Ed è diventato strategico il ruolo della conferenza Stato-Regioni che al netto di qualche screzio ha retto bene. Finita tutta questa partita forse dovrà poi essere chiarito meglio qual è il ruolo delle regioni e quale quello dello  stato, ci sono dei campi dove non è ben chiaro. Le regioni stanno facendo un grande lavoro e non è un caso che alla fine i cittadini abbiano premiato al voto chi si è impegnato di più.

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