- La Rete Disarmo frena: «Sul 4 novembre nessuna decisione». Ma il presidente M5s ci punta. Il Pd pasticcia a Bruxelles. Ed è una nuova grana per Letta, che teme parole d’ordine antiNato e proPutin.
- Il solco scavato da marzo scorso con il mondo pacifista sull’invio delle armi in Ucraina non si è ancora colmato. Anche se cominciano a farsi sentire i dirigenti che chiedono di parlare di pace: da Andrea Orlando, a Marina Sereni, fino a Vincenzo De Luca: «L’Italia e i governi non possono più essere una appendice della Nato».
- Ma è un terreno minato per il partito del ministro della Difesa Lorenzo Guerini che questa settimana è andato al Copasir a annunciare un nuovo decreto, il quinto, per l’invio delle armi a Kiev.
Non bastava la sconfitta «non catastrofica» ma bruciante; la rivolta degli esclusi dalle liste e delle donne rimaste fuori dal parlamento grazie al trucchetto delle pluricandidature (consenzienti); non bastavano le frizioni sul congresso. Adesso Enrico Letta – segretario uscente ma non dimesso, quindi titolare di tutte le grane – deve affrontare anche il pasticcio della piazza per la pace fra Russia e Ucraina. A cui il Pd rischia di non potersi neanche avvicinare. La manifestazione in realtà



