«Il piano per la ripresa può permetterci di superare fragilità che hanno impedito, all’Italia, di crescere. Cambiamo ciò che va cambiato». E’ un presidente empatico, che sceglie con cura le parole con cui ricordare il dramma della pandemia. L’appello all’unità e alla responsabilità. «Non sono ammesse distrazioni. E’ questo che i cittadini si attendono»
- «Non viviamo in una parentesi della storia. Questo è tempo di costruttori. I prossimi mesi rappresentano un passaggio, decisivo, per uscire dall’emergenza; e per una stagione nuova».
- Sulla lotta alla pandemia: «Io mi vaccinerò, appena possibile. Dopo le categorie che, essendo a rischio maggiore, debbono avere la precedenza».
- Sul suo mandato: «Quello che inizia, sarà il mio ultimo anno come Presidente della Repubblica. Coinciderà, con il primo anno da dedicare alla ripresa, della vita economica e sociale, del nostro Paese».
L’«angoscia» e la «speranza» di questo ultimo tratto del 2020, la pandemia che «mette a rischio le nostre esistenze» e «ferisce il nostro modo di vivere». In un messaggio breve, sette pagine per un discorso che dura un quarto d’ora, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella lancia un roccioso appello alla responsabilità di tutti e tutte, dalla politica ai cittadini, dai vaccini alla gestione della cosa pubblica. Ma sembra volutamente sfumare, forse perfino scolorire i toni e le parole. No



