Seconda Festa della Liberazione in pandemia, la 76esima dal 1945. Anche quest’anno il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il nuovo presidente del consiglio, Mario Draghi, hanno reso omaggio alla memoria della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Prima la deposizione della corona d’alloro all’Altare della Patria, poi la visita di Draghi al museo storico della Liberazione in via Torquato Tasso a Roma, infine la cerimonia al Palazzo del Quirinale.

L’anno scorso, Nel 75esimo anniversario della festa, è diventata iconica l’immagine del presidente della Repubblica che percorre lontano da tutti, per il distanziamento anti Covid-19, la scala del monumento.

Mattarella in occasione della deposizione di una corona d’alloro sulla Tomba del Milite Ignoto, nella ricorrenza del 75° anniversario della Liberazione (Foto di Paolo Giandotti - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Il presidente della Repubblica ha inviato ieri il suo messaggio alle associazioni Combattentistiche e d’Arma, una missiva che parla di Resistenza e di rinascita: «Ora più che mai – si legge – è necessario rimanere uniti in uno sforzo congiunto che ci permetta di rendere sempre più forti e riaffermare i valori e gli ideali che sono alla base del nostro vivere civile, quel filo conduttore che, dal Risorgimento alla Resistenza, ha portato alla rinascita dell’Italia». I periodi storici cambiano, ma la conclusione ritorna sempre: «Viva la Liberazione, viva la Repubblica».

Dopo essere stato all’Altare della Patria, Mattarella è andato al Quadraro, dove ha omaggiato le vittime delle deportazioni.

Il discorso di Mattarella

Nel corso della cerimonia al Quirinale, il presidente ha ricordato l’ex presidente della Repubblica Sandro Pertini: «Sono passati settantasei anni da quando - il 25 aprile del 1945 - la voce di Sandro Pertini lanciava, dai microfoni Radio Milano Liberata, a nome del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia e del Corpo Volontari della Libertà il proclama di insurrezione nazionale contro le truppe nazifasciste». Il 25 aprile, ha proseguito, «è uno spartiacque imprescindibile nella nostra storia nazionale. L’Italia – affrancatasi, con il sangue di migliaia di martiri, da vent’anni di dittatura e di oscurantismo – tornò a sedersi nel novero delle nazioni civili, democratiche, pacifiche, dopo la guerra sanguinaria in cui era precipitata con il fascismo».

Oggi, dopo tanti anni, per il presidente della Repubblica «è bene chiedersi quale traccia sia rimasta di questa consapevolezza. Cosa significhi oggi, soprattutto per le generazioni più giovani, parlare di Resistenza». Soprattutto in costanza di pandemia: «Ed è tanto più necessario in un tempo come quello che viviamo, nel quale l’orizzonte appare oscurato dall’angoscia, il futuro nascosto dall’incertezza e dalle ferite profonde prodotte dalla pandemia». Mattarella però non lascia spazio al pessimismo: «Io credo che questa traccia sia tuttora ben presente e chiara».

Il discorso di Draghi

Il presidente del consiglio Draghi, in mattinata, durante la visita al museo della Liberazione, ha citato la senatrice a vita Liliana Segre scagliandosi contro l’indifferenza, e ha ricordato: «Noi italiani non fummo tutti brava gente». Ha lanciato l’allarme sul «linguaggio d’odio».

Il messaggio alle associazioni

Ieri, alle associazioni Combattentistiche e ai Corpi d’Arma, Mattarella aveva scritto: «Il difficile momento che stiamo vivendo limita le modalità di celebrazione ma desidero con uguale intensità, in questo 25 aprile, Festa della libertà di tutti gli italiani, ricordare il sacrificio di migliaia di connazionali che hanno lottato nelle fila della Resistenza e combattuto nelle truppe del Corpo Italiano di Liberazione, di quanti furono deportati, internati, sterminati nei campi di concentramento e delle donne e degli uomini di ogni ceto ed estrazione che non hanno fatto mancare il loro sostegno, pagando spesso duramente la loro scelta.

Rinascita, unità, coesione, riconciliazione nella nuova Costituzione repubblicana, furono i sentimenti che guidarono la ricostruzione nel dopoguerra e che ci guidano oggi verso il superamento della crisi determinata dalla pandemia che, oltre a colpirci con la perdita di tanti affetti, mette a dura prova la vita economica e sociale del Paese.

Nell’onorare il ricordo di quanti sono stati protagonisti della conquista della libertà e della democrazia, rivolgo ai rappresentanti delle Forze Armate, delle Associazioni Combattentistiche, d’Arma e Partigiane, il saluto di tutti gli italiani, riconoscenti per l’instancabile opera volta a mantenere vivi gli ideali di abnegazione, spirito di sacrificio e democrazia simboleggiati dal Tricolore.

Viva la Liberazione, viva la Repubblica».

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