Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha deposto una corona di fiori a via Caetani, nel luogo dove 43 anni fa fu ritrovato il corpo senza vita di Aldo Moro, il presidente della Dc sequestrato e ucciso dalle Brigate rosse. Alla cerimonia hanno presenziato i presidenti del Senato, Elisabetta Casellati; della Camera, Roberto Fico; la ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese; la sindaca di Roma, Virginia Raggi; il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.

Mattarella, che si concede raramente per le interviste, nel Giorno della memoria delle vittime del terrorismo ha deciso di rispondere a Repubblica: ha ricordato gli Anni di Piombo, sottolineando l’importanza di fare luce, ma ha ricordato anche i valori positivi del ‘68 e del periodo delle contestazioni.

L’assassinio Moro

Per il capo dello Stato «l’assassinio di Aldo Moro fu uno dei momenti più drammatici della storia della Repubblica. Non a caso, dopo molti anni, resta tanto viva l’esigenza di fare luce completa su quella vicenda. Il vuoto che quel delitto terroristico ha prodotto è stato inimmaginabile». Non è stata un’epoca facile, un’epoca che per Mattarella include anche l’attentato al papa: «Tanti i terrorismi all’assalto, anche di matrice straniera. Come non ricordare l’attentato a Giovanni Paolo II nel 1981?». A sparare infatti fu Mehmet Ali Ağca, un killer professionista turco. Un altro degli attentati su cui ancora non è stata fatta del tutto chiarezza.

Fare luce

Mattarella ha ricordato che «ci sono ancora ombre, spazi oscuri e complicità non chiarite» e ha citato l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «Come ha ricordato il Presidente Napolitano in occasione della Giornata della Memoria nel 2012 “non brancoliamo nel buio di un’Italia dei misteri: ci troviamo dinanzi a limiti da rimuovere e a problemi di giustizia e di verità ancora da risolvere, ma in un’Italia che ha svelato gravissime insidie via via liberandosene… individuandone e sanzionandone a centinaia gli sciagurati attori…».

«Cos’è il terrorismo? - ha proseguito – L’orrore dell’attacco vile alla vita delle persone, aggressione violenta alle idee, intimidazione contro le libertà dei cittadini, violenza contro il diritto di professare la propria fede. Penso alla vita del piccolo Stefano Gaj Taché, ucciso, a due anni, alla Sinagoga di Roma. Ho voluto ricordarlo nel mio discorso di insediamento, sei anni fa, perché quel delitto suscita congiuntamente tanti motivi di orrore: disprezzo per la vita, antisemitismo, violenza contro la libertà religiosa».

I terroristi e il ‘68

«Il bersaglio» dei terroristi «era la giovane democrazia parlamentare, nata con la Costituzione repubblicana, per approdare a una dittatura, privando gli italiani delle libertà conquistate nella lotta di Liberazione». Esattamente il contrario di quanto proclamava il terrorismo rosso, ha proseguito, «quando parlava di Resistenza tradita. Il tradimento della Resistenza sarebbe stato, invece, quello di far ripiombare l’Italia sotto una nuova dittatura, quale che ne fosse il segno». Alcune istanze, ha sottolineato, erano comprensibili: «C’era in Italia anche chi, legittimamente, si sarebbe aspettato dei governi o delle politiche diverse. Ma fu grave e inaccettabile quel processo mentale, prima che ideologico, che portò alcuni italiani – pochi – a dire: questo Stato, questa condizione politica, non risponde ai miei sogni, è deludente e, visto che non siamo riusciti a cambiarlo con il voto, abbattiamolo». Prescindere dal consenso e dalle opinioni diverse «vuol dire negare, alla radice, la volontà popolare, l’essenza della democrazia. È quello che tentarono di fare i terroristi».

Ma il presidente della Repubblica non ha dubbi, la violenza certamente «Non nasceva dalla contestazione del ‘68». Le stagioni delle lotte sindacali, e le manifestazioni studentesche «hanno rappresentato forti stimoli allo sviluppo di modelli di vita ispirati a maggiore giustizia e coesione sociale». Dai movimenti per la pace al fermento nelle università internazionali «il dibattito pubblico italiano si arricchì nel 1968 e 1969 di elementi che portarono a risposte positive, a partire dalle innovazioni introdotte nell’ordinamento universitario e dai diritti dei lavoratori nelle fabbriche».

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