L’unico spazio in cui Matteo Salvini si muove ormai con una certa serenità è quello virtuale. Virtuale è stata la chiusura della sua campagna elettorale (una lunga maratona social). Virtuale è il suo sogno di tornare a vestire i panni di ministro dell’Interno (difficilmente il presidente della Repubblica avallerà una scelta del genere anche se, a conti fatti, potrebbe essere persino la meno dannosa per il paese). Virtuale è ormai il 34 per cento delle elezioni Europee del 2019 quando il leader della Lega era il Capitano che nessuno poteva sconfiggere.

Oggi Salvini somiglia di più al comandante Francesco Schettino, desideroso di sfuggire a un disastro annunciato di cui è l’unico responsabile. Il rischio che la Lega venga scavalcata dal M5s di Giuseppe Conte è altissimo. La distanza dalla principale competitor del centrodestra, Giorgia Meloni, rischia di essere abissale. Come farà il leader della Lega a resistere ancora?

L’ultimo fallimento?

I suoi gli hanno già perdonato sia il Papeete sia i pessimi risultati delle amministrative. Ma il fallimento delle politiche potrebbe essere l’occasione per la “nuova generazione” leghista di uscire allo scoperto. Dopotutto è proprio grazie al crollo dei consensi che Salvini è diventato segretario nel 2013. Gli scommettitori danno ormai come certa l’avanzata del governatore del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. 

Ma il leader ha ancora un’occasione: produrre dopo il voto la tanto annunciata fusione tra Lega e ciò che resta di Forza Italia. In termini parlamentari sarebbe sicuramente una mossa che gli consentirebbe di contare molto di più all’interno di qualsiasi maggioranza. In termini di consensi sembra un matrimonio tra disperati. Un modo per ritardare la stagione dell’oblio. Per provare a nascondere il fallimento reale di un leader sempre più virtuale.

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