Ultimo sforzo prima della pausa estiva, il consiglio dei ministri di lunedì è stato solo l’ultimo strappo del governo Meloni rispetto agli auspici del Quirinale. A disattendere la richiesta di Sergio Mattarella di procedere in modo ordinato e non con provvedimenti potpourri, infatti, i ministri si sono riuniti a votare il cosiddetto decreto Omnibus.

Ovvero, un capestro in cui sono finite le misure urgenti per il contrasto del caro voli e il riordino del comparto taxi, i granchi blu e plasmopara viticola passando per filiere di microchip e la ricostruzione di strade franate in Romagna.

Sono state invece spacchettate le disposizioni sulla giustizia, che sono andate dalle novità in materia di processo penale e civile al contrasto agli incendi boschivi, fino al recupero delle tossicodipendenze. Immancabile, in coda al cdm, anche il quarto ddl firmato Elisabetta Casellati per abrogare le norme prerepubblicane, questa volta relative al periodo 1921-1946.

Il braccio di ferro sui taxi

La misura più pericolosa per la popolarità del governo ma soprattutto del ministro dei Trasporti Matteo Salvini è quella che tocca il comparto dei taxi. Il primo a lavorarci era stato Salvini, che però dopo incontri su incontri con i sindacati di categoria non aveva ottenuto la concertazione sperata. Il lavoro, allora, è stato preso in mano dal ministro del Made in Italy e fedelissimo della premier, Adolfo Urso, con il mandato di muoversi in velocità, per dare risposta dopo l’intervento dell’antitrust sulla mancanza di concorrenza nel settore.

Il testo approvato in cdm, però, non ha messo d’accordo né le associazioni degli né i sindacati dei tassisti. Il decreto prevede di aumentare fino al 20 per cento le licenze per i comuni capoluogo, le città metropolitane e i comuni sede di aeroporto internazionale e di farlo attraverso «un concorso internazionale» aperto a tutti.

Esclusa la possibilità di cumulare le licenze definitive, che era stata inizialmente prevista in una bozza. Inoltre i comuni potranno rilasciare, in via sperimentale, a titolo gratuito o a titolo oneroso, «licenze di taxi aggiuntive temporanee» della durata prorogabile al massimo fino a 25 mesi, legate a flussi turistici ed eventi e anche queste rilasciabili «esclusivamente» a chi è già titolare di licenze, che così potrà affittarle ad altri.

Per l'acquisto dei Taxi necessari all'esercizio delle nuove licenze è infine previsto il raddoppio dell'ecobonus, lo stesso beneficio viene riconosciuto anche agli Ncc.

La misura che ha incontrato l’opposizione durissima di tutte le sigle sindacali dei tassisti è quella che prevede di aumentare il numero delle licenze. In questo modo, infatti, si abbassa il valore di quelle già in uso e che vengono cedute a titolo oneroso da chi le possiede.

È bastato anche solo l’annuncio per infiammare i sindacati, tanto che l’Unica Cgil Taxi non ha aspettato nemmeno la fine del cdm per invitare allo sciopero generale. «Le leggi vigenti già permettevano ai sindaci, laddove fosse necessario, di intervenire sugli organici e di rendere più efficace il servizio», ha detto il coordinatore Nicola Di Giacobbe, secondo cui «il vero obiettivo è quello di smantellare il servizio pubblico taxi».

Per ragioni opposte, anche Assoutenti è rimasta delusa. «Le norme studiate dal Governo faranno arricchire i tassisti, aprendo un nuovo business attraverso il rilascio di licenze aggiuntive a chi già ne possiede una», invece «sul fronte dei consumatori il decreto non sembra contenere alcuna novità», ha detto il presidente Furio Truzzi.

In ogni caso si tratta della prima riforma da vent’anni per una lobby che è diventata negli anni un blocco compatto capace di mettere in crisi qualsiasi governo, da ultimo anche l’esecutivo Draghi. Il suo governo tecnico aveva tentato di liberalizzare il settore con il dl Concorrenza, anche per rispettare le indicazioni dell’Unione europea sul libero mercato dei trasporti.

Anche in quel caso, i tassisti avevano scioperato con manifestazioni anche violente e il premier era stato lasciato solo anche da buona parte della sua maggioranza, avvisaglia di quel che poi è accaduto con la sfiducia in aula al suo governo.

Non a caso proprio nei mesi di scontro con Draghi i tassisti avevano elogiato e voluto incontrare solo gli esponenti di FdI, che all’epoca erano all’opposizione, assestando un duro colpo alla Lega (storica paladina delle auto bianche ma in maggioranza con Draghi). Ora invece l’idillio si è spezzato e si annuncia scontro in vista della conversione del decreto. Certo è che le 40 mila licenze attive, continua ad essere un ostacolo che mette in difficoltà qualsiasi governo.

I compensi per il ponte

Per evitare uno scontro frontale con la Lega, il cdm ha anche approvato la deroga al tetto dei compensi per i super esperti che lavoreranno per la realizzazione del ponte sullo Stretto.

La norma, fortemente voluta dal Mit di Matteo Salvini, che ha scelto il ponte come intervento simbolo del suo ministero, era stata accolta con scetticismo. Alla fine – anche alla luce della polemica sui taxi – ha prevalso la concertazione.

Giustizia

Il decreto legge in materia di giustizia è probabilmente l’iniziativa ad oggi più rapida assunta dal ministero di via Arenula.

Il testo era stato annunciato da Giorgia Meloni all’indomani delle polemiche dopo la commemorazione della strage di Via D’Amelio e riduce gli effetti della sentenza di Cassazione che circoscriveva la nozione di criminalità organizzata, dichiarando illegittime le intercettazioni disposte nei confronti di un imputato che non era accusato direttamente di associazione mafiosa, ma di un reato ad aggravante mafiosa.

Il dl impedisce che venga considerato inutilizzabile, in casi analoghi, il materiale probatorio acquisito sulla base dell'interpretazione precedente, che invece consentiva l'utilizzo degli strumenti previsti per la lotta alla criminalità organizzata anche in assenza della contestazione del reato associativo.

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