Caivano si è blindata per l’arrivo della premier Giorgia Meloni che, come promesso nell’ultimo consiglio dei ministri, ha voluto portare lo Stato dove è avvenuto lo stupro di gruppo di due cuginette di 11 e 12 anni. E’ stata accompagnata sul luogo della violenza con don Maurizio Patriciello, il sacerdote del quartiere, poi ha presieduto la riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica .

«La linea è quella della fermezza: contro la criminalità e contro la droga», ha snocciolato infine Meloni in conferenza stampa, annunciando che «questo territorio sarà radicalmente bonificato e vedrete presto i frutti di questa visita». Il governo «ci mette la faccia», ha ripetuto due volte, spiegando che tutti i ministri dovranno passare nei prossimi mesi per Caivano, così da monitorare la realizzazione degli interventi.

La premier, infatti, ha annunciato la riapertura dell’ex centro sportivo «entro la prossima primavera», grazie a norme per operare in deroga, l’intervento del genio militare per ripulirlo e delle fiamme oro della polizia per gestirlo: «Un intervento da 10 milioni di euro, per fare di un monumento al degrado un luogo di socialità in cui respirare sicurezza». E poi interventi alle quattro scuole della zona, con l’arrivo di 20 docenti e un investimento per aprire una biblioteca e un centro polifunzionale. Promesse ambiziose per un territorio in cerca di risposte, poi via di corsa per il viaggio diplomatico in Grecia, ancora senza permettere domande ai giornalisti .

Ormai è da tempo che Meloni non si presta più a conferenze stampa pubbliche: non lo ha fatto dopo l’ultimo consiglio dei ministri e nemmeno ieri. La scelta sarebbe frutto anche dei consigli del nuovo capo della comunicazione del Governo, il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, che nella duplice veste di “spin doctor” e di sottosegretario alla presidenza del Consiglio le avrebbe consigliato di evitare di esporsi.

Il timore di contestazioni

Troppo fresca e ancora bruciante, infatti, è la polemica sulle parole del compagno della premier, il giornalista di Rete4 Andrea Giambruno, che in trasmissione ha parlato di stupri e, rivolgendosi alle donne, ha detto che «se eviti di ubriacarti e perdere i sensi, eviti di incorrere in determinate problematiche, e poi rischi che il lupo lo trovi». Inevitabilmente in conferenza stampa una richiesta di commento a queste parole sarebbe arrivata.

Per questo la premier ha preferito tenere microfoni e telecamere a distanza di sicurezza, così da evitare l’imbarazzo di dover commentare le parole del compagno, divisa tra l’istinto di difenderlo e quello di autoconservazione. Meglio limitarsi a parole istituzionali di rito e senza contraddittorio: la premier che detto che il governo è venuto «per condannare un episodio barbaro» e a Caivano «si è consumato un fallimento da parte dello Stato, nonostante degli sforzi in questi anni siano stati fatti».

Il timore di contestazioni non era limitato alle domande dei cronisti presenti. Come già successo a Bologna, dove la premier ha evitato di andare per la commemorazione della strage, anche a Caivano l’obiettivo di palazzo Chigi è stato quello di evitare di entrare in contatto con i contestatori del governo. A Caivano, infatti, si sono date appuntamento alcune decine di ex percettori del reddito di cittadinanza che hanno perso il sussidio dopo il taglio voluto dal governo e la macchina di Meloni è stata accolta dal grido «Vogliamo lavoro».

Il lavoro

Un maldestro tentativo di diluirli numericamente è stato tentato dalle strutture territoriali di Fratelli d’Italia: «Dobbiamo mobilitarci per portare persone ma non con simboli di partito. Le persone devono sembrare cittadini qualunque che accolgano Giorgia festanti, anche per bilanciare eventuali contestatori, lì sarà pieno di redditi di cittadinanza», si legge in un messaggio di una chat interna al partito. Con la raccomandazione di non farlo girare «a livello di base», ma è comunque trapelato all’esterno.

Con o senza claque, però, la realtà si sta incaricando di mettere in difficoltà il governo. Nel suo intervento, Meloni ha aggiunto che nelle nuove strutture «si darà priorità per lavorare a chi vive in questi quartieri» ma il problema non è circoscritto. I dati Istat di luglio, infatti, fotografano la prima diminuzione di occupati rispetto al mese precedente, con un meno 0,3 per cento (circa 73mila posti) e il tasso di occupazione sceso al 61,3 per cento.

A luglio 2023, rispetto al mese precedente, gli occupati diminuiscono e aumentano i disoccupati e gli inattivi. Dopo un trend positivo prontamente rivendicato da Meloni nel cdm di lunedì (e nonostante i dati mostrino c he la tendenza fosse in corso da prima che si insediasse il governo) l’occupazione ha quindi cominciato a calare. Proprio nel momento in cui più di 200 mila persone hanno perso il reddito di cittadinanza, soprattutto nelle grandi città del sud: oggi entrerà in funzione la app del ministero del Lavoro per incrociare domanda e offerta. Nei prossimi mesi si verificheranno i risultati, ma la tensione sociale è destinata a crescere.

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