L’underdog Giorgia Meloni, come ama definirsi, in difficoltà sul fronte europeo dopo il Consiglio andato male e piena di imbarazzi di governo, si è buttata sull’establishment: «Sono voluta venire qui di persona», ha detto alla platea di Assolombarda.

Ieri ha preso parte all’assemblea generale della sezione di Confindustria che conta 6.956 associate e (dato aggiornato al 31 maggio 2023) 425.874 dipendenti distribuiti sui territori di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia. Le promesse che ha enunciato dal podio, negli spazi di Camozzi Group, sono di quelle che strizzano l’occhio alla categoria: sussidi alle imprese, ambientalismo sì ma fino a un certo punto, rassicurazioni sul Pnrr. Per Meloni il ritardo nella terza rata mentre va avanti il confronto con Bruxelles è solo questione «di tifo».

La presidente cerca consenso dopo le ripetute dichiarazioni d’amore del gruppo all’ex presidente Mario Draghi: «Sarebbe sconsiderato qualsiasi tentativo di fare deragliare un governo che, grazie al presidente Mario Draghi, gode in Europa di prestigio e autorevolezza», lo aveva riverito il presidente di Assolombarda Alessandro Spada nel 2021. E Draghi all’assemblea non si è mai nemmeno affacciato.

Ma la doccia fredda è arrivata quando il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, nell’ultimo intervento per l’occasione prima di passare il testimone nel 2024, ha chiesto la ratifica del Mes: «Chiediamo di utilizzare le risorse del Mes per stimolare gli investimenti sul green e sul digitale perché va bene avere regolamenti, va bene avere paraocchi, ma poi bisogna fare anche un bagno di realtà».

Per il leader di viale dell'Astronomia la ratifica del Mes «è ovvio che sia un tema politico che il governo sta trattando con l'Europa, però quando c'è la volontà politica si può fare tutto, quindi ci si mette due minuti a dire “lo ratifichiamo”, ma vi chiediamo la possibilità di utilizzarlo come strumento di politica industriale».

Proprio oggi alla Camera sarà votata la sospensiva di 4 mesi chiesta dai partiti di maggioranza, visto che Lega e Fratelli d’Italia non vogliono cedere e sconfessare la loro propaganda elettorale.

Il discorso

Meloni si è adoperata sin dal mattino con un’intervista al Corriere della Sera, il quotidiano liberale moderato di Milano. L’unico con cui Meloni ormai tra lettere e interventi interagisce. Prima di tutto ha detto «basta al tafazzismo», e poi ha assicurato che l’Italia porterà a casa i soldi del Piano nazionale nazionale di ripresa e resilienza. Nel suo discorso agli imprenditori è tornata in modalità incoraggiamento, dicendo che all’estero «avete solo da insegnare».

E ancora: «Il mio compito con il vostro aiuto è spezzare questa narrazione, ripartire dal valore del nostro modello industriale, dalla consapevolezza di quello di cui questa nazione è capace, orgoglio, ottimismo, fiducia, è quello di cui abbiamo bisogno, e io ho tutti e tre», ha detto.

Da lì è passata alle proposte. La transizione ecologica, «deve camminare di pari passo con la sostenibilità sociale ed economica, vogliamo cioè sì difendere la Natura ma la vogliamo difendere con l'Uomo dentro». Poi è tornata sul Pnrr uno dei temi più sensibili, anche perché ogni giorno viene spostata la data in cui sarà sbloccata la terza rata, e l’esecutivo si prepara a mettere in campo un aggiornamento entro agosto: «Ma io voglio assicurarvi che quei soldi li metteremo a terra costi quel che costi; modificheremo le parti che non vanno bene; privilegeremo i progetti che hanno un respiro strategico; contratteremo con la Commissione ciò che è necessario contrattare».

Per lei è un Piano che ha bisogno di correttivi, «ma è soprattutto un Piano che ha bisogno di grande impegno da parte di tutti». E se la prende con chi la critica: «Mi dispiace che anche qui ci sia qualcuno che tifa perché si fallisca come se non fosse interesse di tutti riuscire».

Il presidente di Assolombarda Spada ha chiesto di promuovere un forte sforzo per far passare a livello europeo il principio secondo cui gli investimenti strategici non vengano considerati per il patto di stabilità. E Meloni in risposta è stata disposta fuori uno dei progetti portati avanti nel 2019 dall’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte (M5s) e da Roberto Gualtieri (Pd), ministro dell’Economia, oggi sindaco di Roma: sganciare gli investimenti per la transizione, aggiungendo difesa e digitale.

L’ovazione per Berlusconi

LAPRESSE

L’operazione Meloni nasce dopo un momento se non di crisi, per lo meno di stanca tra imprese e centrodestra, mentre Elly Schlein ha improvvisamente guadagnato la scena in un territorio politicamente meno vicino. Come rivelato da Domani, appena raggiunto il patto tra le opposizioni per presentare un disegno di legge sul salario minimo, la segretaria del Pd ha deciso di chiamare oltre ai sindacati Bonomi in persona. Sul punto Confindustria non mette veti. In attesa di capire se l’ingresso della presidente nel bel mondo andrà a buon fine, l’ex leader di Forza Italia è quanto mai compianto, nonostante in vita i rapporti con gli industriali non fossero dei migliori. Al cortese applauso per Meloni, si è opposta la standing ovation per Berlusconi. Il presidente Spada ha tenuto a ricordarlo: «Berlusconi è un imprenditore che ci mancherà ma il suo ricordo rimarrà vivo con noi». Comunque era uno di loro. Nei giorni scorsi il quotidiano economico Italia Oggi arrivava a ipotizzare un cambio di premier e l’avvento del vicepresidente azzurro Antonio Tajani.

All’assemblea erano presenti per Fratelli d’Italia pezzi di rilievo: il presidente Ignazio La Russa e la ministra del Turismo Daniela Santanchè (tra il pubblico). Il ministro del Made in Italy Adolfo Urso intanto va in tournèe.

Dal convegno “Innovazione e alleanze nella filiera del packaging” organizzato da McDonald’s, all’intervento all’Assemblea di Farmindustria Roma-Auditorium Conciliazione, la strada degli appuntamenti è ancora lunga.

La premier ha anticipato un piano, “Made in Italy 2030”, che si comporrà oltre che dell’omonimo decreto anche del “Chips act”, ribadito da Meloni, del prossimo riordino del settore carburanti, di un decreto sugli asset strategici dove dovrebbero essere trattate anche le Tlc.

Bonomi ha chiesto un piano «transizione 5.0». E Urso glielo ha promesso. Anche se ha spiegato che sarà «la prima misura che intendiamo finanziare con le nuove risorse che potrebbero giungere dal Pnrr».

I decreti e i disegni di legge assicurano dal ministero delle Imprese arriveranno nei prossimi mesi, e tutto, come anticipato da Meloni sarà presentato in una conferenza l’anno prossimo, in primavera, nell’anno del G7 in Italia. Ma anche alla vigilia delle elezioni europee. L’ultimo ad aver organizzato “Gli stati generali” è stato Giuseppe Conte, che prima non piaceva a Confindustria. E dopo è durato otto mesi.

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