La presidente del Consiglio Giorgia Meloni affetta da «sintomi influenzali» negli scorsi giorni, è tornata a parlare ne “Gli appunti di Giorgia”, la sua rubrica social. In quasi 25 minuti di video non ha menzionato né le dimissioni della sottosegretaria Augusta Montaruli, condannata per peculato in via definitiva, né si è espressa sulla spedizione squadrista di Azione studentesca – associazione di cui è stata responsabile da giovane – al liceo Michelangiolo di Firenze. Due ragazzi del collettivo Sum sono stati picchiati da sei membri di As, e ieri il Tirreno ha raccontato che un caso simile stava per verificarsi giorni prima davanti al liceo Pascoli.

Meloni invece si è compiaciuta di tutto, dal Consiglio europeo, alla vittoria alle regionali (nonostante la più alta astensione di sempre). Per la premier tutte le sue mosse sono un successo. Lunedì sarà la sua prima uscita dopo giorni e, a quanto riporta Reuters, partirà per Kiev per incontrare il presidente Volodymyr Zelensky prima dell’anniversario dell’invasione russa.

I successi

Sul Consiglio ha detto che riguardo i migranti in Europa «c’è un totale cambio di paradigma quindi un totale cambio di approccio». Nessuno però ha preso decisioni sul tema dell’accoglienza, quello su cui l’Italia puntava di più, l’Europa unita si è mossa invece sulla questione rimpatri. Allo stesso modo per la sicurezza, si è vantata degli sgomberi. Questo governo, dopo le missioni speciali del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi alle stazioni, «ha dato il via alla guerra contro le occupazioni abusive».

La capogruppo di Alleanza Verdi-Sinistra, Luana Zanella, le ha chiesto perché non sgomberare anche lo stabile preso da CasaPound, il gruppo dei “fascisti del terzo millennio” che occupa un edificio romano dal 2003. Ma è sul Superbonus che Meloni non ha potuto nascondere che ci sono difficoltà.

Maggioranza agitata

La maggioranza resta in agitazione, e addirittura Silvio Berlusconi ha deciso di intervenire con due post su Facebook per placare gli animi. Prima per il battibecco tra Giorgio Mulè e “fonti” di Fratelli d’Italia che non hanno apprezzato il suggerimento (poi concretizzato) che Montaruli si dimettesse. Berlusconi, che nel 2013 aveva dovuto lasciare il parlamento per la sua condanna, adesso dimostra vicinanza alla pregiudicata Montaruli. Dimessa dal ministero dell’Università, resta alla Camera come deputata.

Continua inoltre la battaglia sulla cessione dei crediti in attesa che si svolga a Palazzo Chigi l’incontro con i rappresentanti del settore edilizio. Berlusconi da una parte ha aperto a modifiche in parlamento, dall’altra ha detto che la limitazione della cessione dei crediti era inevitabile.

Con il decreto varato giovedì l’esecutivo ha deciso di bloccare il meccanismo. Meloni ha detto che è costato «2000 euro a ogni italiano» e di questo passo metterebbe a rischio la legge di Bilancio. Anche se ha aggiunto che adesso «abbiamo migliaia di aziende che rischiano il tracollo» e bisognerà trovare una soluzione.

Resta sullo sfondo il caso del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, indagato per rivelazione di segreti d’ufficio per aver passato a Giovanni Donzelli, il deputato vicepresidente del Copasir, delle intercettazioni tra l’anarchico Alfredo Cospito e i boss mafiosi al 41-bis. Donzelli le ha poi lette alla Camera per attaccare il Pd, dato che una delegazione era andata a fare visita a Cospito.

Meloni ha detto pochi giorni fa di non ritenere che nessuno dei due si debba dimettere per questo, ma ieri è arrivato l’intervento di Gianfranco Fini, il fondatore di Alleanza nazionale, avo di Fratelli d’Italia. Non ha apprezzato le mosse: «Non si confonde un'Aula del Parlamento con una piazza del comizio». E ha proseguito criticando Delmastro, visto che «il giorno in cui il presidente del Consiglio dice toni bassi, dice: “Il Pd si inchina alla mafia”». Situazioni con cui la premier dovrà fare i conti al ritorno.

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