Il governo chiederà soldi ai migranti che vengono dai paesi ritenuti «sicuri» per non essere rinchiusi nei Centri di permanenza e rimpatrio. Cinquemila euro come garanzia per vitto, alloggio ed eventuale rimpatrio, in attesa che si concluda il loro ricorso per ottenere il diritto d’asilo.

Ieri è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto firmato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, della Giustizia, Carlo Nordio, e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, che ha portato questa novità, prevista da una norma inserita con il decreto Cutro, che prevedeva genericamente «un’apposita garanzia», demandando ad altro decreto ministeriale l’attuazione.

Il testo fissa nello specifico a 4.938 euro l'importo, per il periodo massimo di trattenimento (ovvero 4 settimane). Il valore che per i ministri riguarda «la disponibilità di un alloggio adeguato sul territorio nazionale; della somma occorrente al rimpatrio e di mezzi di sussistenza minimi».

Procedura e versamento

Nello specifico i migranti interessati dall’obbligo di questa garanzia sono quelli che non hanno documenti e provengono da un paese ritenuto sicuro. Allo straniero, si legge, «è dato immediato avviso della facoltà, alternativa al trattenimento, di prestazione della garanzia finanziaria». I ministri hanno fissato anche le modalità di versamento: «La garanzia finanziaria è prestata in unica soluzione mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa ed è individuale e non può essere versata da terzi».

Nel caso in cui il richiedente si allontani indebitamente, il prefetto del luogo ha diritto a trattenere la somma a prescindere da come andrà a finire. Tutto a favore del bilancio, come si legge: «Le somme derivanti dall’escussione della garanzia in conformità del presente decreto sono destinate all’entrata del bilancio dello stato».

“Scafismo di Stato”

È la definizione di Riccardo Magi, segretario di +Europa, per commentare il provvedimento in questione. «La norma del governo che chiede ai richiedenti asilo di versare una somma di 5mila euro per evitare di essere trattenuti all’interno dei Cpr è scafismo di Stato, una tangente discriminatoria, classista e disumana, verso chi scappa da fame e guerre. Ci sarebbe da vergognarsi solo per averlo pensato», scrive. «Ma c’è di peggio – conclude - questa norma è illegale in quanto la Corte di Giustizia europea nel 2020 ha già sanzionato una misura analoga introdotta dall'Ungheria”.

© Riproduzione riservata