Una continua rincorsa alla notizia del giorno con decreti scritti appositamente per tamponare l’emergenza presente senza preoccuparsi troppo di ciò che succederà in futuro. Dall’immigrazione alla sicurezza stradale arrivando fino al granchio blu, sembra essere questa, dopo un anno, l’unica strategia del governo. Che oggi deve fare i conti con la gestione dei flussi migratori.

Lampedusa trabocca di migranti. Bisognerebbe trovare una soluzione. Ma la fotografia degli hotspot pieni è la prova del fallimento del decreto Cutro, varato come strumento fondamentale per dare la caccia agli scafisti in tutto il «globo terracqueo», per usare la celebre espressione della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Dopo tanto rumore, però, è diventato l’ennesimo provvedimento di un governo-tampone. E inconcludente.

Durante il question time alla Camera di mercoledì, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha già annunciato un’altra stretta per contrastare la criminalità. «Siamo al lavoro per definire un ulteriore pacchetto di misure tese a rendere ancora più incisive le politiche di sicurezza», ha detto il numero uno del Viminale. Non sono mancate reazioni perplesse. «Questa decretite compulsiva dell’esecutivo Meloni è lo specchio di un metodo che esclude la pianificazione degli interventi», commenta la capogruppo a Montecitorio dell’Alleanza verdi-sinistra, Luana Zanella. È la destra “ordine e disciplina”. Poco importa che poi non sia vero.

Dai rave a Caivano

Basta tornare agli esordi per capire che a dettare la linea del governo è sempre e solo l’emergenza mediatica del momento. Il primo decreto approvato è stato quello sui rave, arrivato in risposta al mega raduno organizzato a Modena tra la fine di ottobre e l’inizio novembre dello scorso anno, quando Meloni si era appena insediata a palazzo Chigi.

I rave sono diventati oggetto di un apposito Consiglio dei ministri. Il testo, redatto in fretta e furia, era ricco di errori giuridici che non sono sfuggiti al Quirinale. Nel corso dell’iter parlamentare è stato sottoposto a pesanti cambiamenti. Poco male, all’opinione pubblica era arrivato il messaggio di un esecutivo pronto ad affrontare senza tentennamenti qualsiasi problema.

Poi c’è stato il disegno di legge – in questo caso la paternità del testo è parlamentare – per il divieto della gestazione per altri. I partiti di centrodestra hanno bloccato le commissioni e l’aula della Camera per giorni per un’emergenza che tale non era. Di grande impatto è stato il recente decreto Caivano, chiamato così in riferimento alla cittadina in provincia di Napoli in cui si è consumata la violenza sessuale su due ragazzine e, dove la camorra controlla tutto. Gli effetti della stretta a base di carcere per minori non possono ancora vedersi, ma è difficile che basti il securitarismo per cambiare le cose.

Femminicidi senza decreto

Ci sono poi le tragedie che periodicamente richiamano l’attenzione dei media. Su tutte quelle che riguardano la sicurezza stradale. Le stragi di giovani hanno spinto il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, a riscrivere ancora le norme del codice della strada. Il vicepremier ha messo a punto un disegno di legge ad hoc, che nei prossimi giorni tornerà a palazzo Chigi per il via libera definitivo e l’avvio dell’esame in parlamento. Anche in questo caso, però, ha prevalso la strategia di inasprire le sanzioni. Niente di più.

Per paradosso il governo non ha approvato alcun decreto sulla violenza contro le donne, altra annosa emergenza. Anzi, si è limitato a un disegno di legge, che per sua natura richiede un iter più lungo. «Hanno usato i decreti persino per la lotta al granchio blu e 80 femminicidi sono meno urgenti?», ha attaccato su Repubblica la deputata di Azione Mara Carfagna, chiedendo un intervento più incisivo. Magari mettendo mano alle risorse economiche per potenziare il ddl in esame.

«La destra governa inseguendo i click sui social. Non hanno un’idea di paese e si affidano a iniziative spot», dice la deputata del Partito democratico, Chiara Gribaudo. «Sulle questioni importanti – aggiunge – come il lavoro, il Pnrr, i ristori all’Emilia-Romagna si sono dimostrati completamente inadeguati. Nel frattempo Meloni va da Viktor Orbàn, dicendo che è un esempio. Passano dal fare cose inutili al fare cose dannose».

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