In Europa parlano di rimpatri, mentre la nave umanitaria Geo Barents affronta tre giorni di viaggio per fare approdare oltre duecento naufraghi in un porto sicuro in Italia.

Il tema migrazione è arrivato questa mattina al Consiglio affari interni informale dei ministri dell’Unione europea, finora il problema è come mandare indietro i migranti: «La situazione è grave quando si parla di migrazione in Europa. Si assiste a un aumento degli arrivi irregolari e durante la parte della riunione dedicata agli Affari interni ci concentreremo sulla dimensione esterna e in particolare sulla questione del rimpatrio di coloro ai quali è stato negato l'asilo in Europa», ha detto Maria Malmer Stenegaard, ministra per le migrazioni della Svezia, alla presidenza di turno dell'Ue.

L'Europa su questo fronte, ha aggiunto, può fare di più: «Molti stati membri hanno trovato il modo di cooperare meglio tra il ministero degli Esteri, il dipartimento degli Affari interni e il dipartimento degli Aiuti allo Sviluppo e la Presidenza svedese è convinta che questo approccio di governo complessivo, sia negli Stati membri che nell'Unione Europea, sia fondamentale per sviluppare le relazioni con i paesi terzi».

Il ministro dell’Interno italiano, Matteo Piantedosi, sostiene che siano necessari rimpatri «forzati accompagnati» che superi i rimpatri forzati i rimpatri volontari assistiti. Lo ha sostenuto il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi: «Ritengo che sia, invece, opportuno - ha spiegato Piantedosi - lavorare per sviluppare un terzo modello di rimpatrio che potremmo chiamare “rimpatrio forzato accompagnato”» e che ha spiegato come un'operazione di ritorno che sia «associata a progettualità di reintegrazione» per stimolare l’immigrato e i paesi terzi di provenienza «a rafforzare la cooperazione e concorrere a contrastare le cause profonde dell'immigrazione».

I visti - ha ribadito il titolare del Viminale - possono essere «uno strumento che dobbiamo tenere in considerazione ed utilizzare per indirizzare i Paesi terzi verso una più fattiva collaborazione».

Al termine del suo intervento il ministro Piantedosi ha sottolineato «l'importanza che assume il coordinatore europeo per i rimpatri. Il mio auspicio è che questa figura divenga concretamente il fulcro di un'azione europea più incisiva, anche attraverso una stretta sinergia con Frontex», l’agenzia europea che si occupa di presidiare le frontiere dell’Unione.

La ministra degli Interni tedesca Nancy Faeser arrivando al Consiglio Affari interni informale ha segnalato che la Germania ha deciso ieri di dotarsi di un commissario per la migrazione nel governo federale: «Vogliamo concludere accordi di migrazione con gli stati, in particolare quelli nordafricani, che da un lato permettano di raggiungere legalmente la Germania, ma dall'altro includano anche rimpatri effettivi - ha aggiunto al riguardo -. Credo che la strada degli accordi di migrazione sia quella migliore».

Geo Barents

Nelle stesse ore la nave Geo Barents di Medici Senza Frontiere si sta dirigendo al porto designato, quello di La Spezia. A bordo sulla nave umanitaria ci sono adesso 237 persone, tra cui anche 27 donne. Sono di 22 nazionalità diverse, tra loro 87 minori: 74 hanno tentato la traversata del Mediterraneo da soli e risultano non accompagnati. Dalla ong era arrivato un appello alle autorità italiane per «riconsiderare la loro decisione e di assegnarci un porto più vicino per sbarcare i sopravvissuti».

Per decreto non avrebbero potuto essere soccorsi tutti. Il testo in fase di conversione in legge in Parlamento e varato dal Consiglio dei ministri a gennaio prevede che ogni nave si occupi di un solo salvataggio alla volta e che l’imbarcazione si diriga il più velocemente possibile al porto assegnato, la Geo Barents invece ha raccolto i naufraghi di tre diverse operazioni di soccorso. L’esecutivo ha già fatto sapere che una volta approdata valuterà la regolarità delle operazioni.

La ong tedesca Sea Watch ha accusato l’esecutivo di politiche disumane: «Il governo continua a violare il diritto internazionale e i diritti umani delle persone soccorse in mare», il porto di La Spezia è «tra i più lontani mai concessi».

Dopo giorni nel Mediterraneo «le autorità italiane costringono le persone ad altre decine e decine di ore di viaggio, in mare, con il rischio di peggioramenti meteorologici e l’unico vile obiettivo di infliggere altre sofferenze, tenendo le navi delle ong lontane dalle zone Sar». Il risultato, concludono, è «un Mediterraneo sempre più deserto e senza soccorsi, con più respingimenti e morti». Una «politica senza umanità».

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