La sottosegretaria del ministero dell’Università Augusta Montaruli si è dimessa, ma si reputa innocente e tira ancora in ballo la gioventù. La cassazione giovedì notte ha confermato sostanzialmente la condanna ma portandola a un anno e sei mesi (invece di un anno e sette) per peculato. Quando era consigliera della Regione Piemonte, tra il 2010 e il 2012, si è fatta rimborsare tra le altre cose borse, Svarovski, un libro hot, cene di lusso in maniera impropria.

Fratelli d’Italia all’inizio ha confermato la notizia della sentenza a Domani venerdì sera. Sabato questo giornale ha pubblicato il video di Giorgia Meloni in cui la presidente del Consiglio scandiva che le sentenze vanno rispettate e chi viene condannato sconta la pena, ed è arrivata la scelta comunicata tramite storie su Instagram: «Ho deciso di dimettermi dall'incarico di Governo per difendere le Istituzioni certa della mia innocenza».

Un susseguirsi di brevi testi in cui la deputata ha proseguito: «Ha finalmente fine un processo che è durato ben undici anni, per fatti che risalgono a 13 anni fa, articolato in cinque gradi di giudizio, con un’assoluzione piena in primo grado ed un esito ieri contrario. Mi riservo di valutare l'opportunità di un ricorso alla Corte di Giustizia Europea».

Dice di credere nella giustizia, di aver restituito le somme contestate: «Anche da un punto di vista istituzionale ho provveduto a partire dal 2012 ad autoescludermi da ogni candidatura per ben cinque anni ed in ogni caso fino alla prima sentenza di assoluzione». Anche se in realtà si era candidata nel 2013 per entrare in parlamento, ma non era stata eletta.

L’età

La sottosegretaria era finita al centro delle polemiche già a novembre per le immagini che la ritraevano in pellegrinaggio a Predappio, dove si trova la tomba di Mussolini. «Errori di gioventù», aveva commentato.

La difesa del suo avvocato durante il processo è stata che aveva presentato sì gli scontrini di tutto, dalle cene al libro “Sexploration. Giochi proibiti per coppie” prendendo i rimborsi, ma senza fare pressioni e senza ricevere lamentele dai colleghi. Anche il presidente di Regione, Roberto Cota che fino a oggi l’ha difesa, ha fatto la stessa cosa, e come lei è stato condannato.

Dopo che la cassazione ha confermato il giudizio di colpevolezza nei confronti dei beni pubblici, Montaruli torna ancora sulla questione dell’età come per Predappio: «Concludo oggi questa vicenda ringraziando tutti i protagonisti perché nel giudizio verso una ragazza di ventisei anni, entusiasta di entrare per la prima volta in un’assemblea legislativa e che riteneva di non dover dubitare delle indicazioni sulle modalità di uso dei fondi dei gruppi, non sono stati mai severi quanto il mio». Queste persone «hanno determinato in maniera fondamentale, nel pubblico e nel privato, la donna che sono e che continua a battersi per ciò che è giusto». Adesso nonostante la condanna tornerà in parlamento, a farà la deputata. I capigruppo di Fratelli d’Italia hanno gia comunicato con una nota ufficiale che la aspettano.

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