Italia

Per Silvio Berlusconi il calcio è stato la politica anticipata con altri mezzi

  • In un paese che ha sempre fatto del calcio l’autobiografia della nazione la propensione di Berlusconi a mescolare pallone e politica ha trovato terreno fertile nell’immaginario nazionale, trasformando le fazioni politiche in tifoserie.
  • L’impegno in politica e l’avvento dei nuovi ricchissimi nel calcio internazionale lo costrinsero a rallentare la spesa, fino a ridimensionarla negli ultimi anni da proprietario del club rossonero. Il tentativo di garantire la continuità familiare tramite la figlia Barbara si rivelò un fiasco.
  • Il ritorno recente nel mondo del calcio, col Monza gestito a mezzadria assieme al fido Adriano Galliani, ha riproposto un sistema di gestione delle società di calcio reso ormai vintage dall’evoluzione dei modelli societari.

«Ma questo Spaventa quante Coppe dei Campioni ha vinto?». Dovendo scegliere una frase che più di ogni altra sia emblematica della commistione fra calcio e politica voluta da Silvio Berlusconi, questa le batte tutte. Era la vigilia delle elezioni politiche del 1994, quelle della “discesa in campo” ma anche il primo test del sistema maggioritario uninominale promosso dall’ondata referendaria dell’anno precedente. E il Cavaliere si trovava a competere in un collegio romano dall’esito tutt’altro ch

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