Riccardo Laganà è morto mercoledì sera per un infarto a 48 anni. Il consigliere d’amministrazione in quota dipendenti, il primo rappresentante dell’azienda in cda in base alla riforma voluta da Matteo Renzi, è stato rieletto per due mandati di seguito. In primavera sarebbe scaduto il suo secondo incarico.

Non si sarebbe più potuto ricandidare, ma negli ultimi mesi era stato tra i più attenti alle mosse della nuova governance meloniana a viale Mazzini, intervenendo per esempio sulla cancellazione del programma di Roberto Saviano.

La lettera

Insieme a Francesca Bria, consigliera d’area dem, aveva firmato una lettera al cda in cui chiedeva se dopo l’esclusione dai palinsesti dello scrittore a causa di alcune frasi del passato fossero state vagliate anche le dichiarazioni ambigue di tutti gli altri dipendenti Rai. Il riferimento era a chi, come il direttore Giampaolo Rossi o Marcello Foa, probabile conduttore radiofonico, ha espresso opinioni controverse, tra gli altri, sulla presidenza della Repubblica.

L'ad della Rai Roberto Sergio ha detto di averne sempre apprezzato il «grande impegno. Riccardo ha avuto la capacità di onorare il servizio pubblico e ha sempre rappresentato gli interessi dei dipendenti e dell'azienda con determinazione ma anche con grande lealtà, credo che gli si debba riconoscere».Di Laganà in molti hanno apprezzato la cura di creare con tutti i dipendenti del servizio pubblico che rappresentava un buon rapporto. Nel 2015 il consigliere si era candidato con IndigneRai, all’epoca soprannominata la piattaforma dello scontento, che poteva approfittare di un clima movimentista diffuso e una polemica contro la casta, anche quella giornalistica. Nonostante questo punto di partenza, però, Laganà aveva saputo costruire un rapporto con i giornalisti Rai, tanto da guadagnarsi nelle elezioni del 2021 anche il sostegno dell’Usigrai. Dalle urne era uscito un risultato inattaccabile, che aveva lasciato parecchio indietro il secondo arrivato in quota Ugl.

Sguardo attento

Il prossimo consigliere d’amministrazione in quota dipendenti potrebbe non avere la stessa attenzione per i disagi dei dipendenti manifestata da Laganà.

Sono tanti gli episodi in cui ha preso posizione, anche a costo di contraddire i vertici aziendali. Come quella che ha riguardato Rainews, dove il direttore Paolo Petrecca era intervenuto su un articolo che riguardava le polemiche seguite all’editoriale di Filippo Facci sul caso di presunto stupro da parte del figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa. L’autrice del pezzo aveva ritirato la firma.

Laganà aveva sollevato il caso ai piani alti di viale Mazzini. Una tutela che in futuro, forse, i giornalisti Rai non avranno più, eppure le ragioni per chiederla sembrano sommarsi di giorno in giorno. Come per l’episodio accaduto mercoledì, quando sempre su Rainews è andata in onda per quasi mezz’ora una diretta social di Giorgia Meloni senza interruzioni, commenti o contraddittorio.

Il comitato di redazione ha stigmatizzato la scelta: «Sminuisce il ruolo di verifica e di mediazione giornalistica che deve svolgere una redazione giornalistica. Questa volta non si dica che da sempre gli interventi del presidente del Consiglio si mandano per intero. In questo caso non si è trattato di una diretta ma di un intervento registrato e premontato».

Per il momento, la comunicazione sindacale non ha ricevuto risposta dalla direzione, che però già da qualche tempo intrattiene rapporti molto limitati con il comitato di redazione.

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