Nell’ampia doppia pagina dedicata dal Corriere della Sera all’intervista al leader in pectore del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, c’è un piccolo riquadro con uno screenshot dell’immagine dell’ex presidente del Consiglio collegato via Zoom.

È dietro una scrivania, con una libreria alle spalle, e indossa una semplice t-shirt nera: lo studio è chiaramente quello da cui Conte si è collegato anche in altre occasioni, soprattutto negli ultimi tempi, durante i suoi appuntamenti con le assemblee dei Movimento. Ma in quelle occasioni portava abito e cravatta rossa.

Il look è decisamente diverso, l’addio agli abiti formali che indossava, soprattutto all’inizio della legislatura, sembra una metafora del suo nuovo ruolo.

Più semplicità

Anche nella foto grande con cui il quotidiano illustra l’intervista Conte appare assorto mentre prende appunti, senza cravatta. Mai si sarebbe immaginato, ricordando i primi mesi del Conte I, quando nel governo gialloverde imperversavano abiti blue navy e camicie con il collo alla francese (a dire il vero ancora le preferite di Conte, ma anche di Luigi Di Maio e Danilo Toninelli, mentre Enrico Letta e Matteo Renzi restano sul collo all’italiana). Dismessa anche la vezzosa pochette a cinque punte per quella a piega piatta, più adatta alla serietà della pandemia, Conte si mostra questa volta in una versione ancora più informale.

Un nuovo Conte cucito su un nuovo Movimento: con l’addio definitivo di Rousseau e l’uscita di scena, almeno dal palco del M5s, di Davide Casaleggio, che ha anche consegnato i dati degli iscritti, non ci dovrebbero più essere ostacoli sulla via del leader in pectore atteso ormai da mesi. In realtà, notano alcuni parlamentari pentastellati, nella pratica non cambia niente: non è stata ancora indetta una votazione per formalizzare l’incarico a Conte, che nell’intervista non si pronuncia su temi di importanza centrale per eletti ed elettori Cinque stelle, come il vincolo dei due mandati.

«Continuerà a non dire nulla», suggerisce un deputato dei Cinque stelle, «perché sa che qualunque presa di posizione spaccherà il gruppo». Di conseguenza, l’ennesimo ricompattamento intorno a Conte risulta un po’ meccanico. Anche l’appello a «fare squadra e blindare la leadership di Conte» di Di Maio e, dall’angolo dei ribelli, Alessandro Di Battista (per l’ennesima volta iin partenza verso l’America Latina) che ringrazia «per le belle parole che mi hai dedicato oggi sul Corriere» sembrano stanche ripetizioni di un copione già rappresentato più e più volte in attesa di una svolta che continua a non arrivare.

Mentre il destino di Di Battista per il momento rimane, almeno per il momento, lontano dal ritorno in campo, magari al fianco di Barbara Lezzi, Nicola Morra e, a questo punto, magari anche Casaleggio, Di Maio fa buon viso a cattivo gioco, dice un parlamentare.

Appare un po’ già visto anche l’entusiasmo dei parlamentari, pronti a parlare di Conte com «leader naturale» (Stefano Patuanelli) e «uomo sempre al fianco dei cittadini e rispettoso delle istituzioni» (Gianluca Castaldi). Anche sulle priorità politiche e la linea del neoMovimento le idee non sembrano chiarissime: di fronte allo slancio del sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia che si sbilancia sul M5s come nucleo di «un blocco centrista», più di qualche suo collega storce il naso. La situazione è sospesa, tutti restano in attesa. In privato, la passione per l’uomo che dovrebbe risollevare il destino di un Movimento che perde pezzi a vista d’occhio è decisamente più tiepida.

I soldi

Anche perché, tra i nodi che il Conte in t-shirt ancora non ha sciolto c’è quello della liquidazione di Rousseau. Secondo le cifre che circolano, l’addio di Casaleggio sarebbe valso 250mila euro più spese legali, ma da dove proverranno questi denari è ancora incerto, considerato che i parlamentari continuano a non versare l’obolo richiesto da Vito Crimi al posto delle donazioni mensili che gli eletti prima facevano a Rousseau. Secondo chi ha dimestichezzacon la questione, non inizieranno a farlo adesso.

Il nuovo Conte senza gemelli ai polsi, Oxford ai piedi e cravatta malva annodata al collo che promette di «allargare il raggio di azione a tutti i ceti produttivi, anche a quelli a cui in passato non abbiamo guardato con la dovuta attenzione», leggi «la filiera dei servizi, il commercio, le piccole e medie imprese, gli autonomi e i professionisti» innanzitutto dovrà riconquistarsi il favore dei pezzi grossi del Movimento. Senza di loro e senza l’appoggio dei parlamentari nessun cambio di look sarà sufficiente. E ora che i dati sono tornati al M5s, Conte non ha più scuse.

©riproduzione riservata

© Riproduzione riservata