La sindaca di Roma Virginia Raggi avrebbe la peggio contro un candidato di centrosinistra. E Carlo Calenda, pur ben piazzato, non porterebbe alla coalizione un valore aggiunto risolutivo per la sfida. Lo dice un sondaggio della società di analisi e valutazioni Izi Metodi, effettuato fra il 28 e il 31 ottobre. I cui risultati però dicono anche altro.

La prima cittadina della Capitale vive un momento di inedito surmenage. Linee di autobus riattivate, manti stradali rinnovati. Negli scorsi giorni ha annunciato un obiettivo ambizioso, soprattutto al paragone delle scelte passate dell’amministrazione: la presentazione della candidatura di Roma per l’Expo 2030. Un’iperattività che sembra guardare più che al mandato ricevuto quattro anni fa, a guadagnarsi prossimo. Ma l’obiettivo è lontano.

E l’aumento dei contagi mette in secondo piano della sfida della primavera 2021. Alla domanda «Chi pensa di votare tra i seguenti candidati a sindaco di Roma?», presupponendo che per il centrosinistra si candidasse solo David Sassoli (nome a lungo circolato nella Capitale), la risposta premia per il 22,2 per cento il presidente del parlamento europeo, per il 18,8 Raggi, per il 20,4 Guido Bertolaso (considerato come il candidato del centrodestra) e per il 9,3 per cento Vittorio Sgarbi, altro candidato delle destre. Il 18,4 per cento dei cittadini non andrebbe a votare e il 10,9 sceglierebbe un altro candidato. Il risultato cambia se si scorpora la quota dei cittadini che non andrebbero a votare, che comunque non entrerebbe nel computo delle percentuali. In questo caso Sassoli salirebbe al 27,2 per cento, Raggi al 23, Bertolaso al 25,1 e Sgarbi all’11,4.

Sassoli ha più volte dichiarato di non essere interessato a Roma. Eppure il suo nome può, in qualche misura, rappresentare quello di un candidato unitario di centrosinistra.Lo scenario cambia infatti nel caso in cui si presentasse Carlo Calenda. L’ex ministro arriverebbe al 24,7 per cento, Raggi al 18,7, Bertolaso al 18,6 , Sgarbi al 8,9. Con questa combinazione 17,3 per cento dei cittadini dichiara che non andrebbe a votare e l’11,8 che voterebbe un altro nome. Riscorporando la quota di quelli che non andrebbero a votare, i risultati sono ancora più significativi. Calenda al 29,9 per cento, Raggi il 22,6, Bertolaso il 22,4 per cento, Sgarbi il 10,7. E il 14, 3 voterebbe un altro candidato.

Il sondaggio è significativo perché, spiega Giacomo Spaini, presidente e amministratore delegato di Izi, «per la prima volta misura a Roma il peso dei diversi schieramenti».In realtà se Raggi, Calenda e Sgarbi sono ufficialmente in campo, salvo ripensamenti, non lo è Bertolaso. Aver «misurato» il nome di Sassoli, spiega Spaini, «permette di valutare quanto il successo elettorale del centrosinistra sia dipendente dall’“esterno” Calenda o dalla discesa in campo di un leader organico al Pd». In sostanza nella sfida elettorale contro Raggi ed il centrodestra, Calenda e Sassoli si equivalgono, considerando però che il primo è ufficialmente candidato ed il secondo no. E che un nome riconoscibile dall’elettorato di centrosinistra sarebbe potenzialmente in grado di attivarne l’elettorato.

Calenda insomma non porterebbe un significativo valore aggiunto alla coalizione. La sindaca Raggi mantiene un buon radicamento nell’elettorato romano, ma non al punto di arrivare al ballottaggio. Ma può diventare ago della bilancia al secondo turno. Quanto alla destra, da una candidatura attualmente “di bandiera”, o ipotetica come Bertolaso, quella eccentrica di Sgarbi pesca a piene mani. Ma se la coalizione trovasse un candidato unitario, la somma dei due elettorati sarebbe notevole. Anche senza trascurare la quota moderata che potrebbe spostarsi su Calenda.

Tutto questo, al netto di colpi di scena. Anche se dai Cinque stelle continuano a arrivare segnali di scarso gradimento per la nuova corsa di Raggi. Per questo martedì scorso la sindaca si è seccata per non essere stata invitata all’incontro sul Giubileo dell’anno 2025 fra il premier Giuseppe Conte, monsignor Rino Fisichella e il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Alla fine palazzo Chigi ha corretto il tiro. Ma la ‘svista’ può essere letta come un riflesso del freddo dell’ala governista di M5s verso una candidatura che rende impossibile qualsias collaborazione con il Pd.

Sul lato centrosinistra intanto stasera si riunisce il tavolo della coalizione cittadina. Ma più che di nomi, e di primarie, si parlerà di pandemia. L’emergenza può cambiare le carte in tavola: serve un pacchetto di provvedimenti per la Capitale.

Il movimento Liberare Roma per il 12 novembre ha convocato una manifestazione – secondo le regole anticontagio – per chiedere un impegno «per chi è travolto dall'emergenza socio-economica: commercianti, operatori di spettacolo, sport e turismo, titolari bar e ristoranti», spiega il portavoce Amedeo Ciaccheri. Alla discussione di stasera sono invitati tutti gli eletti del territorio. Calenda prosegue il suo giro di ascolto della città, ma non ci sarà. Da europarlamentare non è eletto di Roma ma della circoscrizione Nord Est: cioè da Veneto, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia.

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