«A decorrere dall'11 gennaio 2022, è accertata la sospensione del sig. Marco Nonno dalla carica di consigliere regionale della Regione Campania». Nel febbraio 2022 il presidente del Consiglio, Mario Draghi, firmava il decreto di sospensione di Nonno, ma quello che la legge Severino esclude, il partito di Giorgia Meloni accoglie. Da poche ore, con quasi il doppio dei voti dello sfidante, Marco Nonno è il nuovo coordinatore di Fdi a Napoli.

Un successo atteso che imbarazza non solo per la condanna a suo carico, ma anche perché il perdente, Diego Militerni, ex vicecommissario regionale, era appoggiato dai vertici del partito, a partire dal deputato e coordinatore provinciale, Michele Schiano da Visconti e dal vice ministro Edmondo Cirielli.

Ma Nonno non è l’unico nome a imbarazzare i vertici nazionali, ci sono altri esponenti che condividono con lui i voti e i guai giudiziari. Iniziamo da quelli del neo-coordinatore cittadino di Fdi.

I guai di Nonno

Nonno ha una grande dote: il consenso popolare, il numero di tessere del partito e i voti che raccoglie, da sempre. Proprio dal suo legame con il territorio nascono i suoi guai, a Pianura nel 2008 era tra i protagonisti della protesta contro la discarica. Proteste finite con scontri e tafferugli.

Per quei fatti Nonno è stato indagato per devastazione e resistenza, dopo un’altalena di giudizi è stato condannato dalla corte di Cassazione a due anni per resistenza, la suprema Corte nella sentenza ha chiesto alla corte d’Appello di pronunciarsi nuovamente per l’accusa di devastazione. Secondo il procuratore generale non si sarebbero considerati i rapporti tra Nonno e uno dei protagonisti della rivolta, ultrà del Napoli.

«La sera del 5 gennaio - in occasione dell'assalto all'auto dei carabinieri - fu impegnato in ventiquattro contatti telefonici, di cui 14 con Nonno», si legge nella sentenza della Cassazione che accoglie i motivi di ricorso del procuratore generale. Secondo i giudici della suprema Corte la sentenza d’assoluzione difetta di motivazione a differenza di quella di primo grado.

Il nuovo processo chiarirà l’eventuale responsabilità di Nonno nella devastazione di quei giorni, già esclusa dalla corte d’Appello, lui ha sempre ribadito di avere la coscienza pulita. Del nuovo numero uno di Fdi a Napoli si ricorda anche lo scontro, in quel caso fisico e poco politico, con un nemico interno, Pietro Diodato, nei giorni della composizione delle liste per le comunali in città.

Appassionato di paracadutismo, militante dai tempi del fronte della gioventù, Nonno ha partecipato con entusiasmo ai convegni con i militanti di Casapound, immortalato a fare il saluto romano con tanto di richiamo nostalgico “A noi”, e costretto a prendere le distanze da se stesso: «Era uno scherzo, stavo sfottendo il fruttivendolo che abita di fronte».

Nella classe dirigente campana non c’è solo Nonno a preoccupare i vertici nazionali che allargano le braccia di fronte a questo quadro sconfortante. «Napoli è terra di nessuno, di certo da Roma abbiamo sostenuto Militerni», dice un esponente di peso del partito.

Prendi le bici e scappa

Antonio Del Giudice, invece, è sindaco di Striano e vice coordinatore regionale. «Adesso abbiamo concluso tutti i congressi provinciali, io sono il numero due della regione mentre il coordinatore è il senatore Antonio Iannone», dice con una punta d’orgoglio Del Giudice.

Quando gli chiediamo della questione morale, della sua condanna in primo grado per furto, il sindaco taglia corto: «Parli con il mio avvocato di queste cose». Insistiamo, ma il numero due di Fdi in Campania interrompe bruscamente la conversazione. Ma come ha fatto un sindaco, di mestiere imprenditore, a rimediare una condanna per furto? Secondo i giudici di primo grado è responsabile della sottrazione di alcune biciclette utilizzate da migranti che in quel territorio lavorano nei campi per pochi spicci al giorno. Ma perché si è fatto immortalare con una cesoia in mano?

«Sarà stato un passante», rispondeva Del Giudice che si è sempre difeso spiegando di aver rimosso le bici «visto che c’era il Covid, e la situazione era di assoluta emergenza».

Ai giudici di primo grado non è bastato, ora il suo avvocato dovrebbe presentare ricorso dopo il deposito delle motivazioni. I guai per i vertici regionali non finiscono mai, l’ultimo finito in un’inchiesta della magistratura è stato Nello Donnarumma, volto nuovo del partito e ancora sindaco di Palma Campania nonostante l’indagine per corruzione a suo carico.

A inizio gennaio è finito ai domiciliari mentre ricopriva l’incarico di vice commissario provinciale del partito, secondo la procura di Nola ha messo in atto «condotte in totale spregio dei doveri e degli obblighi connessi alla funzione pubblica esercitata». Il primo cittadino era passato a Fratelli D’Italia nel 2020 in una conferenza stampa convocata alla presenza di Francesco Lollobrigida, arrivato da Roma per l’occasione, e oggi ministro famoso per aver fermato un treno. Quello che i magistrati hanno contestato al primo cittadino è di aver messo in piedi un sistema clientelare assicurandosi posti di lavoro per “amici” da alcuni imprenditori che favoriva in appalti e commesse pubbliche.

Il tribunale del Riesame ha confermato la misura, ma il sindaco è rimasto al suo posto perché sostiene di aver chiarito ogni aspetto e di essere estraneo alle accuse. Resistenza, furto e corruzione, è proprio complicata la vita dei vertici dei meloniani in Campania.

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