Dimmi che emendamenti approvi e ti dirò chi sei. Ancora di più vale di fronte a un decreto omnibus, un Frankenstein su cui appiccicare leggi qua e là, come il Milleproroghe, approvato mercoledì 14 in commissione Affari costituzionali alla Camera e approdato in aula dove sarà posta la fiducia. Con la votazione finale calendarizzata per lunedì 19. Il provvedimento è diventato una perfetta fotografia della destra al potere, forgiato sulla base dei desiderata delle lobby amiche: la spesa finale ammonta a 340 milioni di euro per il prossimo triennio.

Novax salvi

E così dal cilindro sono uscite varie leggi, da quelle a favore novax ad altre introdotte per garantire impunità, sia nei ritardi dei pagamenti che per eventuali danni erariali. Spicca su tutti, comunque, la proroga di sei mesi al pagamento delle multe comminate a chi non si è vaccinato contro il Covid-19, come previsto dalle norme. La Lega ha portato a casa lo slittamento dell’esecutività delle sanzioni, blandendo un proprio granaio elettorale. Se ne parlerà a fine 2024. A nulla sono valse le proteste delle opposizioni: a Montecitorio si è sfiorata la rissa, con urla e proteste. La Lega ha difeso l’emendamento, presentato da Alberto Bagnai con i meloniani costretti a inseguire. Il tutto all’insegna del ritornello “certi amori fanno dei giri immensi e poi ritornano”. E, per non farsi mancare niente, nel Milleproroghe c’è una spruzzata di svolta securitaria, sempre targata Lega. È stata approvata una proposta, firmata dal deputato Igor Iezzi, che consente la dotazione alla polizia locale della pistola taser (quella che produce scariche elettriche) anche nei comuni da 20mila abitanti in su. Finora questo tipo di arma era previsto solo per le grandi città.

Il governo Meloni ha poi dimostrato, tanto per ribadire il proprio modus operandi, di cedere facilmente all’improvvisazione, senza una strategia definita. Un esempio? Per fronteggiare la carenza di personale sanitario, i medici potranno restare al lavoro fino a 72 anni. E per restare in tema di soluzioni estemporanee, la risposta alle proteste dei trattori è stata la reintroduzione dell’esenzione per l’Irpef agricola su terreni che producono redditi fino a 10mila euro. Per la soglia compresa tra 10mila e 15mila euro è stabilito un dimezzamento. I 220 milioni di euro necessari a completare l’operazione sono stati prelevati dal plafond della riforma fiscale, prosciugando il fondo stanziato per il 2025. La somma iniziale era di 373,9 milioni di euro: ora ne restano 153. Ma agli agricoltori è stata fatta un’altra concessione: i veicoli, usati per il lavoro, sono esonerati dall'assicurazione se non vanno su strada. Insomma, se restano nella loro fattoria, non hanno obblighi. Aprendo un problema di sicurezza sul lavoro: in caso di incidenti per i lavoratori nei campi, potrebbe mancare la copertura assicurativa.
Poco male, l’importante era tamponare l’emergenza perché la maggioranza è sempre divisa, nonostante le photo opportunity unitarie: il pressing di Matteo Salvini ha spinto Meloni a cercare una soluzione. E l’intervento sull’Irpef agricola, è stato il paravento mediatico per provare a non far vedere le altre misure che la destra ha fatto varare nottetempo. Le spaccature hanno reso la coalizione ancora più famelica: ogni partito ha provato a portare a casa uno strapuntino. Alla Camera, nella sala del Mappamondo, si è infatti riproposta la gazzarra che solitamente va in scena sui decreti corposi. E dire che ci sarebbe stato tutto il tempo per fare le cose in maniera ordinata. Almeno sulla carta. Invece si è arrivati allo spettacolo della seduta notturna per evitare ulteriori slittamenti dell’approdo in aula del testo.

Competizione a destra

La modalità arruffata di approvazione, con tanto di votazione notturna in commissione, è solo l’ultimo segnale delle continue forzature. E appunto le norme varate svelano la vera identità della destra di Meloni e Salvini, nonostante la competizione serrata tra FdI e Lega. Nell’elenco c’è lo slittamento di qualche settimana del termine per la rottamazione delle cartelle quater, in scadenza a fine febbraio. Una piccola carezza, l’ennesima, agli evasori e a chi non rispetta le deadline di pagamento. Ancora più impattante è la proroga dello scudo erariale, che solleva gli amministratori pubblici da responsabilità contabili in caso di colpa grave. Se ne parlerà alla fine del dicembre 2024, quando si potrà prevedere un ulteriore posticipo nel futuro Milleproroghe.

L’associazione dei magistrati della Corte del conti ha ricordato che la norma era stata introdotta in via straordinaria durante la pandemia: «Espone il Paese al grave rischio di spreco di denaro pubblico, di gestioni opache di commesse pubbliche e di diffusione del malaffare», ha messo nero su bianco, in una nota, l’organizzazione. E ancora: nel provvedimento è stata inserita la possibilità, per i comuni in Calabria, di assumere i disoccupati in mobilità per lavori di 18 ore settimanali. Una misura apprezzata dal presidente della regione, Roberto Occhiuto, uomo forte di Forza Italia al Sud.
Certo, nel mare magnum di leggine cucite appositamente sul governo, sono state varate anche iniziative bipartisan. Un esempio su tutti è quello del rifinanziamento, con 10 milioni di euro, del fondo per il contrasto contro i disturbi alimentari. Tutto bene? Non tanto. A pagare il conto sono le persone ammalatesi dopo le trasfusioni nei decenni scorsi: verrà diminuito lo stanziamento in loro favore.

© Riproduzione riservata