Un nuovo processo per Mauro Moretti, l'amministratore di Fs ai tempi della strage nella notte del 29 giugno di 11 anni fa a Viareggio: 32 morti per la fuoriuscita dai binari di una cisterna di gas che poi prese fuoco bruciando tutto, comprese case e abitanti, nel raggio di decine e decine di metri intorno alla stazione. Lo chiede Pasquale Flamini, Procuratore generale nell'ambito del processo in Cassazione ormai arrivato alle ultime battute.

Il pronunciamento definitivo è atteso a giorni per Moretti condannato in primo grado e in appello a 7 anni di reclusione e per gli altri imputati, i suoi più stretti collaboratori, da Michele Mario Elia, amministratore di Rfi, a Vincenzo Soprano capo di Trenitalia, più altri dirigenti Fs. E poi i responsabili di Gima costruzioni e di Gatx Austria, la filiale austriaca della mutinazionale americana proprietaria del carrello difettoso.

Se la richiesta di un nuovo processo per Moretti non è un'assoluzione poco ci manca. Anche se in un altro caso recente, quello in cui era coinvolto Denis Verdini, la richiesta di un nuovo processo non ha impedito ai giudici della Cassazione di confermare le condanne.

La linea della difesa

Nella memoria difensiva inviata ai magistrati, Moretti aveva chiesto l'assoluzione piena, con una mossa in linea con la cifra di tutta la sua vita di combattente sbrigativo senza sfumature. Fin da quando, da giovane iscritto al Pci era il responsabile della Cgil del settore trasporti. E poi dopo, diventato manager, quando rimase legato a filo doppio al partito e a Massimo D'Alema e infine da ultimo, arrivato in vetta alla piramide come capo indiscusso delle Fs, quando impreziosì l'incarico con l'amicizia del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e Gianni Letta, il plenipotenziario romano di Silvio Berlusconi.

Gli altri manager Fs condannati per Viareggio avevano adottato una linea difensiva differente chiedendo in subordine ai magistrati che la loro posizione fosse alleggerita dalle aggravanti, per esempio quelle relative all'attentato alla sicurezza sul lavoro.

Probabilmente il loro obiettivo è quello di allungare processualmente la vicenda con il rinvio in appello o addirittura al primo grado di giudizio confidando nella circostanza che nel frattempo possano scattare i termini della prescrizione.

Da mesi è in corso un'intenso lavorìo sui magistrati della Cassazione per convincerli che Moretti è estraneo alla strage. Assonime, l'Associazione tra le società per azioni ha dedicato addirittura un intero quaderno di approfondimento alla sentenza di appello di Viareggio per smontarla da cima a fondo. Il presidente di Assonime è Innocenzo Cipolletta che di Moretti è un sincero estimatore fin dai tempi in cui sedeva al suo fianco con l'incarico di presidente del gruppo ferroviario nal palazzo delle Fs in piazza della Croce Rossa a Roma.

Secondo l'associazione di Cipolletta la Corte d'appello di Firenze ha preso un abbaglio condannando Moretti perché «sovrappone gli indici tipici dell’esercizio legittimo dell’attività di direzione e coordinamento con una situazione di ingerenza di fatto nella gestione delle controllate».

Detto in termini più semplici: nonostante tutti sapessero che ai tempi di Moretti alle Fs non si muoveva foglia che lui non volesse, secondo Assonime egli è estraneo ai fatti in quanto non avrebbe messo bocca nella gestione delle controllate. La conseguenza logica è che se ci sono responsabili per quella tragedia, e ovviamente dei responsabili dovranno pur esserci perché non fu di certo il caso ad ammazzare 32 persone, questi responsabili vanno individuati non nel capo, ma nelle società controllate, cioè tra i collaboratori di Moretti su cui viene scaricata la colpa per intero.

Proprio nei giorni in cui Assonime pubblicava il suo quaderno si era sparsa la voce che Moretti intendesse accompagnare quell'uscita con una raccolta di firme tra i suoi estimatori che ricoprono ancora posti di direzione alle Fs. Ma evidentemente questa mossa che aveva come destinatari i magistrati della Cassazione è apparsa troppo ardita oppure qualcuno deve aver ritenuto che potesse trasformarsi in un boomerang per lo stesso Moretti, fatto sta che è abortita.

Moretti esercita ancora una qualche forma di influenza sulle ferrovie e il sistema dei traporti, se non altro per la frequentazione che ancora intrattiene con la ministra Paola De Micheli (Pd) di cui è stato pure testimone di nozze insieme a Enrico Letta. Da capo del governo quest'ultimo ritirò la Presidenza del consiglio come parte civile nel processo.

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