Quando sembrava di essere vicini a una svolta e la Francia aveva palesato un’apertura verso l’accoglienza dei 234 migranti presenti sulla nave ong Ocean Viking nel porto di Marsiglia, la situazione è cambiata di nuovo. Ieri il portavoce del governo francese, Oliver Vèran, ha chiesto all’Italia di «svolgere il suo ruolo» e rispettare gli impegni europei.

«La barca si trova attualmente nelle acque territoriali italiane, ci sono regole europee estremamente chiare che sono state peraltro accettate dagli italiani che sono, di fatto, i primi beneficiari di un meccanismo europeo di solidarietà finanziaria», ha aggiunto Véran. Nella serata di mercoledì erano ancora in corso le trattative diplomatiche per un caso che sembrava oramai chiuso fino a 24 ore prima con la premier Giorgia Meloni che aveva ringraziato il presidente francese Macron.

Per porre fine allo stallo, la Commissione europea ha chiesto ieri lo «sbarco immediato nel porto sicuro più vicino» perché «la situazione a bordo della nave ha raggiunto un livello critico e deve essere risolta con urgenza per evitare una tragedia umanitaria». Nel comunicato pubblicato si precisa che «l’obbligo legale di salvare vite umane in mare è chiaro e inequivocabile, a prescindere dalle circostanze che hanno portato le persone in pericolo».

Ma la situazione è complicata e lo sarà anche nei prossimi mesi dato che la premier ha difeso la sua linea anche durante il suo intervento all’assemblea dei parlamentari di Fratelli d’Italia. «Ci stiamo dirigendo verso la Francia, può essere la Corsica o Marsiglia, ma entro 24-48 ore questa brutta avventura sarà risolta. La situazione a bordo è critica», ha detto Alessandro Porro, presidente di Sos Méditerranée della nave Ocean Viking. Secondo lui «la dichiarazione della portavoce francese guarda al futuro più che al passato».

Il discorso di Meloni

«Il governo italiano sta rispettando tutte le convenzioni internazionali e il divieto imposto a queste navi Ong di sostare in acque italiane, oltre il termine necessario ad assicurare le operazioni di soccorso e assistenza dei soggetti fragili, è giustificato e legittimo», ha detto Meloni ai suoi nella prima riunione congiunta da quando è presidente del Consiglio.

«A bordo di queste navi non ci sono naufraghi ma migranti: le persone sono salite a bordo in acque internazionali trasbordando da altre unità navali di collegamento e la nave che li ha presi in carico è attrezzata ed equipaggiata per ospitarli e provvedere a tutte le loro esigenze di accoglienza», ha aggiunto.

La premier ha anche criticato la scelta delle autorità sanitarie.

«Non è dipesa dal governo la decisione dell’autorità sanitaria di far sbarcare tutti i migranti presenti sulle navi Ong, dichiarandoli fragili sulla base di possibili rischi di problemi psicologici. Scelta, quella dell’autorità sanitaria, che abbiamo trovato bizzarra». Da Francesco Lollobrigida a Maurizio Gasparri il centrodestra unito ha difeso la linea del governo. Attacchi invece da parte delle opposizioni. Il co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli, ha condannato le parole della premier e l’ha invitata a salire a bordo delle navi Ong per vedere in che situazioni si trovano i migranti. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha detto che porterà il tema al Consiglio europeo di lunedì.

A terra

Dopo giorni di resistenza, che ricordano l’operato del governo Conte I quando a capo del ministero dell’Interno c’era Matteo Salvini, l’esecutivo di Giorgia Meloni ha dovuto cedere alle richieste dell’autorità sanitaria che evidenziava forti rischi per la salute psicologica dei migranti a bordo delle navi, ormai sfiniti da giorni di attesa.

Nella giornata di ieri i 246 migranti che si trovavano a bordo delle altre due navi, la Humanity I e la Geo Barents (imbarcazione di Medici senza frontiere), sono stati trasportati temporaneamente nell’impianto Palaspedini messo a disposizione dal comune di Catania. Da qui sono partiti gli autobus verso le altre regioni d’Italia. Il primo ha come destinazione il Veneto dove saranno dislocati parte dei migranti, a seguire tutti gli altri. Alcuni di loro hanno raccontato ai giornalisti di essere stati picchiati e torturati in Libia per diversi mesi prima di essere riusciti a partire verso le coste italiane.

Nonostante le difficoltà, le navi hanno intenzione di tornare in mare. «Non importa quale sia la situazione politica in Italia o in Europa in questo momento – dice Till Rummenhohl, capo delle operazioni di Sos Humanity e attualmente a bordo dell'Humanity 1, ormeggiata nel porto di Catania –, le persone stanno fuggendo dalla Libia perché lì vengono maltrattate e non hanno altra scelta che intraprendere il viaggio pericoloso attraverso il Mediterraneo».

Non ce l’ha fatta, invece, la donna sbarcata a Lampedusa la scorsa domenica e ricoverata d’urgenza per ipotermia. La giovane, subsahariana, era a bordo di una piccola imbarcazione di 8 metri salpata dalle coste di Sfax, in Tunisia, insieme ad altre 43 persone. Dopo aver rischiato il naufragio, sono state soccorse da una motovedetta della Guardia di finanza. La procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta sul caso a carico di ignoti, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte.

L’Europa

La situazione, però, è insostenibile. Se la linea del governo Meloni continua c’è il rischio di un caso politico per ogni imbarcazione che viene soccorsa in mare come il diritto internazionale prevede. Solo ieri altri 126 migranti sono arrivati a Lampedusa a bordo di tre imbarcazioni.

La tensione è alta e lo sa anche la Commissione europea che nel comunicato di ieri ha precisato: «La situazione a cui stiamo assistendo nel Mediterraneo rivela ancora una volta l’urgenza di una politica unica e coesa in materia di migrazione e asilo». Da Bruxelles hanno esortato gli stati a trovare una soluzione nel più breve tempo possibile, per evitare il solito rimbalzo di responsabilità.

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