Il popolo del web non aspettava altro. E anche la sinistra lombarda non chiedeva di meglio. La richiesta dei vaccini anticipati in base al Pil formulata da Letizia Moratti, neovicepresidente della Regione Lombardia e assessora al welfare, è stato il suo primo passo falso. E anche il battesimo del suo ritorno sulle scene pubbliche, dopo anni di vita più defilata, divisa tra Milano e Sankt Moritz, in Engadina.

Il ritorno

Dicono che sia rientrata in politica per caso, chiamata da Silvio Berlusconi a fine dicembre per sostituire in corsa l’assessore Giulio Gallera. Ma chi conosce bene Letizia Moratti non ci crede affatto. Il progetto era nell’aria da tempo. Al ristorante pugliese Müsella, a La Punt Chamues, in Engadina, dove è sempre stata di casa, non la vedevano già da un po’.

L’ex sindaca di Milano è tornata, e non certo per avere un ruolo di secondo piano. Non è abituata ai ruoli di secondo piano lei. Fu chiaro a tutti, alla mondanità milanese per prima, già negli anni Settanta, che, sebbene genovese di origine, Letizia Maria Brichetto Arnaboldi, non sarebbe mai rimasta in ombra.

Lo capì subito Lina Sotis, prima moglie di Gian Marco Moratti, un divorzio in tempo record e due figli con lui, Angelo e Francesca. Sotis sarebbe stata la ex ingombrante per chiunque, ma non per Donna Letizia che quel giorno del 1972, quando incontrò il petroliere e parlarono di filosofia, ebbe chiaro che sarebbe stato presto suo marito, senza interferenza alcuna. E così fu fino alla scomparsa di lui nel febbraio 2018.

Che Donna Letizia non sia interessata a ruoli di secondo piano l’ha dimostrato negli anni, ricoprendo tutte le cariche istituzionali più importanti, dal ministero dell’istruzione alla presidenza Rai, da quella di primo cittadino di Milano alla presidenza di Ubi banca, per citarne alcune. Che fare tappezzeria non le piaccia deve esserselo rammentato in queste ore anche il sindaco di Milano Beppe Sala. Tanto da dedicarle un post su Instagram che non lascia aperture: «Ci sono mattine in cui ti possono cadere le braccia (…), la tua Regione che chiede l’assegnazione dei vaccini in base al Pil», l’incipit.

Una dichiarazione di guerra a tutti gli effetti, che gli ha permesso di recuperare consensi – il numero dei commenti è triplicato rispetto ai suoi post – e prepara il capoluogo lombardo a un inverno di campagna elettorale lunga e rigida. E senza neppure la consolazione di poter fumare all’aperto.

Ma dicevamo il caso. «Non mi piace fare politica sui social, trovo superficiale ridurre tutto a un like», affermava poco tempo fa l’ex sindaca di Milano a domanda diretta. E poi eccola lì, il 29 ottobre 2020, mentre Milano era di nuovo fagocitata dal lockdown e lei stava per compiere 71 anni, la sua prima foto postata su Instagram. Sorridente e con un nuovo taglio di capelli. A quella foto ne sono seguite altre. E così ecco il tenero Black, setter trovatello a cui è legata da anni. Poi i paesaggi tanto amati del buen retiro in Svizzera. E poi gli amici.

Si è messa a seguire su Instagram Cecilia Colussi Rossi con cui condivide da sempre la passione per l’arte, il marchese Paolo Clerici di origini genovesi come lei, la figlia Gilda e la comunità San Patrignano, incluso il negozio per il cibo d’asporto. A sorpresa, segue anche il nuovo presidente americano Joe Biden e la sua vice Kamala Harris.

Dopo il suo rientro in politica ai primi di gennaio, l’affetto e i commenti si moltiplicano sulla sua pagina. Le mandano messaggi di benvenuto le signore degli eventi nei palazzi affrescati e delle onlus blasonate, tra cui la pierre Emanuela Schmeidler, la gentildonna Antonella Camerana e la stilista Raffaella Curiel (anche se Moratti, in passato, le preferì gli abiti di Dolce & Gabbana). Non risparmia cuori “social” l’ex assistente a Palazzo Marino, Marta Ferrari, oggi mamma e blogger, citata tra le toto-nomine di questi giorni al Pirellone.

L’ascesa dell’assessora al welfare di Regione Lombardia non si placa. Lasciata l’Engadina, ogni giorno si mostra davanti alle telecamere per far capire che lei c’è. E lo fa indossando le mascherine più alla moda di Milano, le U-Mask: esistono di tutti i colori, le indossano da Carlo Cracco a Barbara D’Urso, perfino il suo antagonista Beppe Sala. E mentre web e politica insorgono contro di lei e i suoi criteri discriminatori, su WhatsApp parte il ben più potente tam-tam delle signore di Milano.

Da piazzetta Sant’Alessandro fino a Brera, passando per largo La Foppa a via Melzi D’Eril, in tante si chiedono chi sia il chirurgo plastico della sciura Moratti – le più esperte sostengono che abbia fatto il botox – e se il nuovo taglio e colore siano merito del suo storico parrucchiere Pio. Intanto Max Valvano, hair stylist di calciatori e soubrette, sostiene che tra le sue clienti qualcuna stia già chiedendo il taglio alla Moratti.

A palazzo

A palazzo Marino intanto il veleno già circola nell’aria, e qualcuno, alla macchinetta del caffè, mette insieme i ricordi non troppo lontani. Perché è tornata Madama Letizia? A che cosa mira davvero? In tempi elettorali in cui il glamour del sindaco Beppe Sala è un po’ sbiadito causa pandemia, la domanda non è poi così azzardata. Alcuni – tra cui certi insospettabili– nei sogni proibiti di queste notti insonni in zona rossa, rimembrano la ricca Milano della Moratti. In particolare quel 31 marzo 2008, quando si festeggiava la vittoria contro Smirne e l’arrivo dell’Expo nel 2015, senza neppure sapere bene di che cosa si trattasse.

Ma altri, fedelissimi di Sala, affilano i coltelli e mettono in fila le débâcle dell’ex prima cittadina. A cominciare dagli uomini di cui si era fidata, come l’assessore all’ambiente Paolo Massari, accusato di stupro nel 2010 (poi per la seconda volta nell’estate 2020) e costretto a dimettersi dal mandato.

O come l’ex rampollo Camillo Milko Pennisi, presidente della commissione urbanistica arrestato per una mazzetta da 5mila euro. Di nomine dai contratti stellari e di occasioni – di meritocrazia – mancate in comune si parla ancora alzando gli occhi al cielo, ma tra le mura e le logge cinquecentesche di palazzo Marino molti preferiscono ricordare l’arrivo dell’assessore alla cultura Massimilano Finazzer Flory, voluto dalla sindaca.

E rammentano una lettera di rinuncia all’incarico da parte di cinque consiglieri (su otto) che proprio di lui non volevano saperne. All’epoca i detrattori sostenevano che Moratti avesse una cotta “professionale” per l’affabulatore Finazzer Flory che oggi si trova alla corte di Diamante Marzotto per produrre insieme un documentario sulla madre Marta.

Maschilismo e totonomi

Tra i vezzi di donna Letizia c’è il burro di cacao sempre in borsa e la marca di profumo mai rivelata «altrimenti lo copierebbero». Figli e amici intimi che hanno frequentato il suo attico in Galleria De Cristoforis – inclusa Elisabetta Canalis, amica storica dei figli – sostengono che sia donna solare e affettuosa.

Eppure il suo piglio altero e l’attitudine al comando non l’hanno mai resa empatica a certi che hanno lavorato con lei. E anche a certe signore intellettual-chic che non accolgono di buon occhio il suo ritorno nella vita pubblica milanese. Forse per quel maschilismo di fondo, a detta loro, che ha reso donna Letizia troppo lontana dalle loro vite. Di certo non complice. Certo è che nel totonomi della futura squadra di Moratti al welfare non figurano donne, se non di secondo piano. Per ora i più accreditati, voluti da lei, sono il magistrato Alfredo Robledo, l’addetto alla comunicazione Andrea Rovelli e il capo della segreteria Eugenio Vignati.

Rimangono fermi ai loro posti anche il direttore generale Welfare Marco Trivelli e il responsabile della distribuzione dei vaccini Giacomo Lucchini.

Il baluardo della vecchia Milano, quella dei tempi d’oro, della ricca Milan l’è un gran Milan, persino della Milano da bere, oggi guarda a Moratti con speranza mista a nostalgia dei tempi che furono. Un sentimento che potrebbe far paura a chi credeva di avere già in mano il secondo mandato di Sala.

Intanto, mentre la Lombardia passa oggi dalla zona rossa a quella arancione e Letizia Moratti fa sapere che le sue parole sul Pil sono state travisate, dall’indirizzo del sindaco di Milano Beppe Sala arriva solo freddezza per lei. Sembra lontana un’era geologica quel rapporto di fiducia tra i due, quando fu lei a volerlo come direttore generale del comune di Milano. Qualcuno sui social lo rammenta ma lui, il sindaco, non vacilla: la campagna elettorale sarà sul web, la vittoria andrà a chi sbaglierà di meno. E lui questo in testa ce l’ha chiaro.

Il campetto da calcio in periferia, a Gratosoglio, inaugurato da Mahmood, l’inno per la città realizzato dal rapper Ghali, e poi gli amici famosi che ogni giorno sostengono Sala con commenti sui social.

Tra loro c’è anche la romana Cristiana Capotondi e il blog il Milanese Imbruttito che, per chi vive a nel capoluogo lombardo, vale come un ambrogino d’oro. La campagna elettorale del centro sinistra è già iniziata, Moratti sarà un ago della bilancia importante per i candidati di centro destra che ancora non convincono. Ci si chiede chi sia Roberto Rasia dal Polo spinto dalla Lega e si guarda con affetto a Maurizio Lupi, pur sapendo che non ha mai sfondato e mai sfonderà.

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