Papa Francesco ha menzionato per la prima volta dal balcone che affaccia su piazza San Pietro Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana scomparsa in circostanze mai chiarite nel 1983: «In questi giorni ricorre il 40esimo anniversario della scomparsa di Emanuela Orlandi. Desidero approfittare di questa circostanza per esprimere ancora una volta la mia vicinanza ai familiari, soprattutto alla mamma, e assicurare la mia preghiera. Estendo il mio ricordo a tutte le famiglie che portano il dolore di una persona cara scomparsa», ha detto Bergoglio in occasione dell’Angelus.

Un ricordo auspicato dalla famiglia, che da giorni aveva annunciato la sua presenza in piazza San Pietro, attraverso il fratello Pietro e l’avvocata Laura Sgrò, con un piccolo gruppo di manifestanti. «Verità, verità», hanno gridato subito dopo aver ascoltato le parole del pontefice sulla ragazza. Sono arrivati in Piazza San Pietro portando con sé striscioni.

La loro voce, dalla piazza, si è sentita molto forte mentre il santo padre parlava. Per Pietro Orlandi «è caduto un tabù. È stato un segnale positivo, non me lo aspettavo, credo che questo sia un bel passo avanti». La gendarmeria vaticana ha riferito che erano presenti circa 20 mila fedeli. Circa cento, si legge sul sito Vatican News, formava il gruppo che sostiene la famiglia Orlandi. Ieri è stato dato il via libera anche per portare i cartelloni, secondo la famiglia un segnale chiaro anche al parlamento italiano, che sta discutendo sull’insediamento una Commissione di inchiesta.

Giovanni Paolo II

La menzione di papa Francesco arriva dopo quelle di Giovanni Paolo II. Papa Wojtyla domenica 3 luglio 1983, sempre durante l’Angelus, rivolse un appello per la liberazione di Emanuela, ufficializzando l’ipotesi di un sequestro che fino a quel momento nessuno aveva dichiarato.

Un interessamento che ha fatto arrivare le prime ombre sul Vaticano: come faceva a sapere che si trattava di un caso di rapimento? Dopo quello ci saranno altri sette appelli pubblici in un anno.

Il pontefice successivo, papa Benedetto XVI, non è mai intervenuto sulla vicenda. Ancora una volta nel 2013 papa Francesco invece, non durante un discorso ufficiale, ma durante un incontro, si è rivolto direttamente a Pietro Orlandi: «Emanuela sta in cielo». Il fratello ha sempre ritenuto che la santa sede sapesse più di quanto sia emerso sinora. Proprio il 22 giugno, Alessandro Diddi, il promotore di giustizia vaticano, ha inviato alcuni degli atti di indagine alla procura di Roma. Dopo aver interpellato alcuni dirigenti vaticani di allora, ha detto, sarebbero «confermate alcune piste».

La commissione in parlamento

Resta in sospeso la questione della commissione di inchiesta parlamentare. Fratelli d’Italia continua a rinviare l’avvio, la settimana prossima la commissione Affari costituzionali del Senato dovrà decidere se approvare modifiche al testo approvato dalla Camera. Se così fosse, il testo dovrebbe tornare a Montecitorio in terza lettura, spostando ancora i lavori in parlamento sul caso.

Diddi, convocato in Senato sul tema, si era detto contrario all’istituzione della commissione. Per Orlandi però sarebbe lo stesso pontefice a dare il suo consenso: «Spero che questo segnale sia ascoltato da quei senatori che si stanno opponendo alla commissione perché devono sapere anche loro che evidentemente anche il papa in questo momento vuole che si arrivi alla verità».

© Riproduzione riservata