Parliamo di Bibbiano? Lo aveva chiesto la leghista Lucia Borgonzoni, esibendo la scritta sulla maglietta al Senato, settembre 2019. E l’aveva chiesto Luigi Di Maio, luglio 2019, giurando solennemente a nome dei Cinque stelle – ne era il “capo politico” – che «mai con il partito di Bibbiano» (tre mesi dopo era ministro di un governo Pd-M5s).

E l’aveva urlato Matteo Salvini dal palco di una manifestazione notturna nella cittadina emiliana, tuonando «Giù le mani dai bambini» e esibendo foto di minori poi risultate false (era la vigilia delle regionali dell’Emilia Romagna, poi perse dalla stessa Borgonzoni). Parliamo di Bibbiano come aveva minacciato Giorgia Meloni da leader di un partitino di postfascisti. Si piazzò la telecamerina in faccia sotto il cartello Bibbiano: «Siamo stati i primi ad arrivare, saremo gli ultimi ad andare via».

L’avvocato del diavolo

Parliamo di Bibbiano perché dall’esplosione del caso, giugno 2019, la destra in tutte le sue sfumature si scatenò contro lo psicoterapeuta Claudio Foti, accusato di presunti abusi nell’affidamento dei minori nel piccolo comune, e contro l’amministrazione del Pd Andrea Carletti, accusata di avergli dato una mano. Come Foti, anche Carletti finì indagato con altre 23 persone.

Con altri sedici finì ai domiciliari con l’accusa di aver scritto o coperto relazioni taroccate per allontanare bambini dalle loro famiglie difficili, e darli in affido a persone amiche. L’inchiesta aveva il nome suggestivo di “Angeli e demoni”, alcuni terapisti erano accusati di aver plagiato i minori fino ad accusare i genitori biologici di molestie.

Il sindaco fu scarcerato dopo cinque mesi e rimesso al suo posto. Perché nel frattempo in aula la costruzione dell’accusa è crollata come un castello di carte, e dietro a lei è franata la propaganda della destra. Foti, condannato in primo grado, è risultato innocente all’appello. Fin lì la destra aveva attaccato alzo zero il «sistema», il gruppo di specialisti e amministratori che si presentavano come «angeli» che salvavano i bambini, e invece erano diavoli, come sobriamente suggerivano gli inquirenti.

Il processo è ancora in corso, si vedrà. Ma adesso parliamo di Bibbiano perché il legale del sindaco Carletti, Giovanni Tarquini, è in odore di diventare il candidato al comune di Reggio Emilia per la destra. Lui, l’avvocato del presunto diavolo, quello che si era scatenato contro le scempiaggini inventate contro il suo cliente da Lega e Fdi.

Non ne parliamo più

Ma in questi giorni ha dovuto fare una spericolata marcia indietro. Perché il movimento “Abusi zero” ha raccolto le firme per denunciare che tutto il fango buttato sugli operatori e sulle famiglie affidatarie alla fine si è abbattuto contro i minori bisognosi, come era presumibile dall’inizio. La lettera ha raccolto oltre 600 firme. Ma, qui è la notizia, non c’è quella dell’avvocato Tarquini.

Che, ha spiegato, «condivide» – eccerto, sono le ragioni che sostiene da difensore del sindaco – ma non sottoscrive, perché «c’è troppa voglia di dare significati diversi e divisivi». «Una posizione pilatesca, che lo fa apparire ostaggio di Fdi e Lega», replica Federico Amico, presidente della commissione parità e diritti della regione, eletto con la lista Emilia Coraggiosa, «la contraddizione è così evidente da temere uno sdoppiamento di personalità tra il difensore di Carletti e il candidato in pectore del partito di Meloni e Salvini, quelli per cui “a Bibbiano gli orchi lucravano sui bambini”».

Ma si capisce: non è bello che il candidato della destra firmi un testo che nei fatti è un giusto calcio sui denti alla propaganda giustizialista di Salvini, Meloni, grillini vari, e tutti gli allora «parliamo di Bibbiano». Che nel frattempo infatti di Bibbiano hanno smesso di parlare, chiudendosi in un diavolo di silenzio imbarazzatissimo.

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