Ritratto del «grillino competente», che dopo anni da mediatore nel partito e con gli alleati finalmente si è guadagnato un posto da ministro, da dove affronta le crisi con generose iniezioni di denaro pubblico e una squadra ricostruita da zero dal predecessore Di Maio. Gli interlocutori sono contenti che il ministero sia affiancato da Cdp e Invitalia
- Anche in questi giorni complicati, le sue capacità di mediatore sono servite per mettere presso i gruppi parlamentari, soprattutto al Senato, dove nei mesi scorsi si sono consumate più tensioni, i binari che agevolassero le trattative a livelli più alti.
- la sua traiettoria parallela lo ha portato molto vicino ad altre realtà, in cui secondo qualcuno potrebbe trovare una nuova appartenenza se il Movimento non gli garantisse più prospettive soddisfacenti.
- chi si è seduto a trattare con lui spiega però che le discussioni di merito sono corse tutte in parallelo ai canali ministeriali attraverso Cdp e Invitalia. «Loro parlano la nostra lingua», dice un tecnico.
«Ha messo un piede importante nel Movimento, ma rimane uno del Pd». La battuta di un deputato dei Cinque stelle sintetizza la natura bifronte di uno dei ministri più discreti del governo Conte II, Stefano Patuanelli. Triestino, ingegnere, classe 1974, dopo la prima parte della legislatura passata a fare il capogruppo al Senato ha raccolto l’eredità dell’ex capo politico Luigi Di Maio al ministero dello Sviluppo economico. Un premio per le sue capacità di mediatore e l’immagine di politico compet



