«Non si allei con Italia viva la prego», «non posso sopportare di sapere di essere alleata con un partito che ha giocato sulla pelle delle persone discriminate», «l’atteggiamento finto favorevole alla legge è offensivo». «Il Pd deve diventare (perché ancora non lo è) un partito di sinistra e con Renzi non arriveranno mai da nessuna parte anzi, perderanno tutto l’elettorato guadagnato in quest’ultimo periodo». «Se conoscete i nomi dei franchi tiratori del Pd, li dovete dire in modo da saperci regolare quando andremo alle urne», «Non faccia la coalizione con Renzi. Ormai abbiamo imparato a conoscerlo e come si suol dire, è meglio perderlo che trovarlo. Dia retta alla base».

Non è la mitica Radio Parolaccia andata in onda a metà degli anni Ottanta su Radio Radicale, una segreteria telefonica che svelò il sentimento della “pancia” degli italiani, riscoperta e raccontata proprio in questi giorni dal bel documentario Onde radicali. O forse lo è, magari in una versione in sedicesimi, light e democratica. Il giorno dopo il siluramento della legge Zan al Senato, durante un filo diretto su RadioImmagina, l’emittente web del Pd, arriva la “slavina” di vocali WhatsApp contro Matteo Renzi. Li legge il conduttore Cristiano Bucchi, ci sono i nomi, i cognomi e anche i numeri di telefono di chi scrive. Li ascolta con attenzione il segretario Enrico Letta. La sua risposta arriva subito: «È evidente che nella giornata di ieri (mercoledì, ndr) si è sancita una rottura della fiducia, con Italia viva». Letta, che pure immagina un nuovo Ulivo con una gamba centrista, si rivolge anche a Forza Italia: «Ma dove sta? Con Pillon e Orbán? Non dovrebbe stare con von der Leyen, che è la principale avversaria di Orbán?». Alla fine il segretario rassicura i militanti: «Ciò che è accaduto ieri ci farà riflettere sul futuro».

Convergenza su Casini

I messaggi contro Renzi, in una quantità che ha stupito anche Andrea Bianchi, direttore della radio, confermano una sensazione di insofferenza verso l’ex segretario che Letta dice di aver già raccolto in giro per le federazioni durante la campagna elettorale. La morte della legge Zan sembra la goccia che fa traboccare il vaso. Il Pd aveva ricevuto rassicurazioni della compattezza dei senatori di Iv, che però dopo il voto hanno attaccato il segretario del Pd. Se il leader del Pd annuncia di fatto la rottura dell’ultimo filo di amicizia che legava giallorossi a Italia viva, Renzi sulla sua Enews risponde e rincara: parla di «disastro politico», «totale incapacità del Pd di Enrico Letta», si gongola nel paragone, «noi siamo quelli che hanno messo la fiducia sulle unioni civili, loro quelli che hanno affossato il ddl Zan».

La scelta di Letta è forte, soprattutto alla vigilia delle grandi manovre per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, che consiglierebbe un lavoro di tessitura piuttosto che una scelta di rottura. Che è quello che l’ex alleato invece sta facendo nel campo ex avversario. Il suo obiettivo è ormai facilmente leggibile: scegliere il nome su cui mettere insieme i 45 voti di Italia viva con i 450 delle destre, recuperando dal Pd o dai Cinque stelle quello che manca per eleggere il proprio candidato. E vantare di essere il regista dell’operazione. E così coltivare anche all’estero la sua immagine di scienziato della politica, ben spendibile sul mercato. Circola insistentemente il nome di Pier Ferdinando Casini. Su lui Renzi avrebbe ottenuto una rassicurazione di massima da Matteo Salvini e, una volta appurato che Casini non è propenso a sciogliere le camere, su lui potrebbe convergere, protetta dal voto segreto, la quota di democratici e grillini in grado di garantirne l’elezione. Nel Pd la “rottura” con l’ex segretario agita soprattutto Base riformista, la minoranza di Lotti e Guerini nel partito (pesa circa il 12 per cento al congresso) che è maggioranza nei gruppi parlamentari. La corrente è divisa. Da una parte, quella più ostile al segretario, era persino partita la richiesta di dimissioni della presidente dei senatori Simona Malpezzi, che proviene dalla stessa area ma è considerata rea di troppa compiacenza con la linea di Letta. La richiesta è stata poi smentita. Ma Andrea Marcucci, il predecessore di Malpezzi che non ha mai digerito la detronizzazione, ieri ad Avvenire ha ribadito il giudizio severo sul «disastro» della legge Zan: «L’intera gestione della vicenda, da maggio ad ora, è stata certamente fallimentare. Non si tratta di essere Cassandre, ma di conoscere l’aula in modo approfondito».

Da Riad a Palermo

Ora c’è la questione della “rottura” con Renzi. Autorevoli esponenti della corrente non la considerano una gran mossa politica: «Tra qualche mese dovremo lavorare a trovare un’intesa larga per eleggere il presidente della Repubblica...». Ma Letta ieri mattina al Nazareno ci ha ragionato con attenzione prima di parlarne in radio: «Bisogna accendere una luce perché si veda quello che succede. Non dobbiamo dare appiglio alle manovre nell’ombra», ha detto ai suoi.

Il riferimento è al Quirinale. Il ragionamento che viene fatto alla sede del Nazareno è che «Renzi ormai ha mollato gli ormeggi», «lo dimostra il fatto che il giorno del voto cruciale alla Zan era a Riad, e che avalla apertamente il “laboratorio Sicilia”» dove Italia viva e la Sicilia futura di Gianfranco Micciché, storico uomo forte di Forza Italia nell’isola, hanno stretto un accordo politico per fare liste comuni alle amministrative di Palermo e alle regionali del 2022. Lì l’obiettivo esplicito è di attrarre Renzi nel centrodestra, con Salvini e Meloni. A Roma Renzi spera di fare il contrario. Comunque è una strada ormai imboccata, ne sono sicuri al Nazareno, mercoledì con il voto sulla legge Zan. Perché se è vero che i 12 senatori di Italia viva non bastano a rivelare l’identità dell’intera ventina di franchi tiratori, è altrettanto vero che un minuto dopo il voto i renziani hanno attaccato Letta, anziché le destre. Giurando di aver votato contro il “non passaggio agli articoli”.

Impossibile fare affidamento su loro, e sul loro leader, anche in vista del Quirinale: «Quanto vale ormai la parola di Renzi?», è la domanda (retorica) che circola al Nazareno.

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