fact-checking

Due errori e una bugia di Piantedosi nella relazione sulle ong

Foto Mauro Scrobogna/LaPresse 16-11-2022 Roma (Italia) Politica - Senato, Informativa del Ministro dell'Interno sulla gestione dei flussi migratori e navi ONG - Nella foto: Il Ministro dell’ interno Matteo Piantedosi durante il suo intervento in aula del Senato su l’attività delle navi ong dei migranti nel Mediterraneo centrale 16-11-2022 Rome (Italy) Politics - Senate, Information from the Minister of the Interior on the management of migratory flows and NGO ships - In the photo: the Minister of the Interior Matteo Piantedosi during his speech in the Senate hall on the activity of NGO migrant ships in the central Mediterranean
Foto Mauro Scrobogna/LaPresse 16-11-2022 Roma (Italia) Politica - Senato, Informativa del Ministro dell'Interno sulla gestione dei flussi migratori e navi ONG - Nella foto: Il Ministro dell’ interno Matteo Piantedosi durante il suo intervento in aula del Senato su l’attività delle navi ong dei migranti nel Mediterraneo centrale 16-11-2022 Rome (Italy) Politics - Senate, Information from the Minister of the Interior on the management of migratory flows and NGO ships - In the photo: the Minister of the Interior Matteo Piantedosi during his speech in the Senate hall on the activity of NGO migrant ships in the central Mediterranean
  • Il primo errore riguarda la definizione che Piantedosi dà di «luogo sicuro» per i migranti, secondo le linee guida dell’Imo (l’Organizzazione internazionale marittima dell’Onu). In realtà, il ministro traduce solo parzialmente l’articolo 6.13, virgolettando una frase che non c’è.
  • Il secondo errore è quello di attribuire a Frontex il concetto di “pull factor”, ovvero che le navi ong sarebbero un fattore di attrazione per migranti e scafisti. Questo è contenuto in un «documento riservato» lanciato in una agenzia dell’Adnkronos ma mai divulgato. I dati ufficiali, inoltre, smentiscono la tesi. 

  • Piantedosi dice anche che la Ocean Viking si è diretta autonomamente verso la Francia, senza comunicare nulla all’Italia. La ong ha spiegato di essere rimasta sempre in contatto con l’Italia, che non ha mai risposto alle sue comunicazioni e quindi, dopo 17 giorni senza risposta, ha dovuto chiedere un place of safety alla Francia.

Per continuare a leggere questo articolo