Nessuno ne riconosce la titolarità, ma nessuno disconosce i contenuti. È grande il mistero intorno alla pagina Instagram più chiacchierata della campagna elettorale per le europee, quella di Atreju ufficiale, vetrina social della festa di Fratelli d’Italia, che si definisce appunto ufficiale. Senza esserlo, secondo quanto viene spiegato. Vai a capire, insomma. «La pagina è gestita da alcuni volontari», dice a Domani Fabio Roscani, deputato di FdI e presidente di Gioventù nazionale (Gn), la giovanile del partito di Giorgia Meloni. E allora chi c’è dietro al profilo? Non si sa. «Non abbiamo il controllo», ribadisce Roscani, «quindi non sappiamo se siano iscritti al partito o alla giovanile».

E del resto Atreju non è direttamente riconducibile a Gn, erede di Azione giovani. «I ragazzi hanno una festa loro, Fenix. Atreju era quella dei “giovani” quando era giovane Giorgia, oggi è per così dire adulta», dice un dirigente quasi coetaneo di Meloni.

Intanto la fucina di neo-meloniani della giovanile aumenta gli introiti provenienti dal partito: nel biennio 2022-2023 i trasferimenti economici – suddivisi in varie tranche – sono stati di oltre 150mila euro, a dimostrazione di un investimento sul futuro.

Di sicuro essere di destra va di moda tra i ragazzi. Almeno, così appare dall’interesse che ha sollevato il battage sociale Atreju, che con una serie di card ha identificato su Instagram gli “avversari” da scontentare con il voto a Giorgia Meloni, detta Giorgia. Ha alzato i toni di una campagna elettorale da cui la premier a livello nazionale non può che uscire come primo partito. Ma che la vede costretta a tenere un profilo basso per via del ruolo istituzionale che ricopre. Niente video con lei che, durante il silenzio elettorale, regge in mano due meloni per far capire chi votare.

Mistero sulle menti

Al netto dell’alone di mistero sugli strateghi, il progetto targato Atreju sta facendo gioco alla leader, perché è portata avanti a costo zero. Non risultano post sponsorizzati nelle ultime settimane, a differenza delle pagine di Fratelli d’Italia che stanno investendo in maniera massiccia sui social di Meta con l’avvicinarsi della scadenza elettorale. Solo per il 20 maggio, il partito di Meloni ha speso oltre 4mila euro per la promozione dei contenuti con il bilancio della settimana che parla di un esborso di 15mila euro, veicolando i poster della leader.

La comunicazione social spontanea continua ad andare a pieni giri tra post e stories sull’account di Atreju, che macina like e manda in visibilio l’elettorato di riferimento. Tra un «Sei bella come la vittoria di Giorgia il 25 settembre» e un «non importa il tuo orientamento sessuale, l’8 e il 9 giugno scrivi Giorgia» la macchina della propaganda è quotidiana. Scorrendo i post si può anche ammirare l’elenco di “nemici”: ovviamente Elly Schlein e Lucia Annunziata, ma anche il fumettista Zerocalcare, Corrado Formigli, Lilli Gruber, Roberto Saviano.

E, immancabile, Fabio Fazio. Liste di proscrizione? «Macché. Tutta goliardia, è lo spirito tipico della festa che ora si riflette nella pagina» è la spiegazione ufficiale. Nemmeno gli attacchi di cattivo gusto a Piero Fassino, con le ironie sulle accuse di furto in aeroporto, suscita perplessità nella destra meloniana. «So’ ragazzi», è la posizione più o meno ufficiosa che giustifica le operazioni più ardite, nel senso comunicativo, con lo spirito goliardico. Un marchio di fabbrica di Atreju.

Effettivamente le feste della ex gioventù nera erano caratterizzate da scherzi all’establishment di partito, come la leggendaria richiesta d’aiuto dei Kaziri – minoranza cristiana del Turkmenistan appositamente inventata per l’occasione dagli universitari di destra – all’allora segretario Gianfranco Fini. Negli ultimi anni però l’autoironia si è progressivamente erosa.

Di pari passo con la crescita dei consensi, gli avversari politici sono diventati il bersaglio della goliardia: all’ultima edizione di Atreju c’era un cartonato della segretaria dem Elly Schlein, che aveva declinato l’invito alla festa di partito. «Non vi abbiamo visto arrivare neanche questa volta» si legge nella didascalia della foto sul profilo di Gioventù nazionale, che conta 27mila seguaci su Instagram e 50mila iscritti fisici (Atreju è sugli ottomila follower, al pari dei Giovani democratici legati al Pd). Sono proprio loro quelli che mettono in piedi l’evento, coordinati dall’onnipresente Giovanni Donzelli e dal romanissimo Francesco Filini, gemello politico del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari: a dicembre erano in azione alla festa di partito, riconoscibili grazie alle caratteristiche felpe blu elettrico dei volontari.

Non sono più i tempi della Giovane Italia che «cantava Eia eia alalà» della sua gioventù, quella che Antonello Venditti raccontava in Giulio Cesare del 1986; né sono quelli dell’Azione giovani che incoronava Meloni presidente a scapito di Carlo Fidanza al congresso di Viterbo del 2004. L’impegno giovanile resta però una costante della tradizione della destra e il partito è ben consapevole che il suo vivaio va curato e nutrito.

Uno sforzo non gravoso per chi, come buona parte dei gruppi parlamentari attuali, compresa la dirigenza, viene da quel mondo. Fratelli d’Italia è poi particolarmente agevolato dalla romanocentricità del suo universo, comprese le organizzazioni giovanili: dalle scuole superiori all’università, le nuove generazioni meloniane permeano il tessuto urbano della capitale, molto meno dispersi della gioventù democratica, una volta soprattutto appenninica e oggi attiva nei grandi centri. Oltre a un impegno più tradizionale i giovani della destra si sforzano anche per organizzare – in linea con la tradizione – campi e gite per i giovani camerati.

La riconquista

L’obiettivo a lungo termine è quello di “rinconquistare” un po’ alla volta i territori neri storici di Roma, con l’eccezione dei Parioli, da tempo sono ormai in mano alla sinistra.

Gioventù nazionale si muove prendendo le mosse dalle sedi di partito attuali e dismesse: Talenti, Vigna Clara, Balduina ma anche l’Appio e piazza Tuscolo. Ci sono poi le realtà isolate di Garbatella – la sede che affascinò per prima Meloni stessa – e Sommacampagna, storico ritrovo della destra universitaria romana che su X si descrive sobriamente come «la casa della destra universitaria romana e italiana. Laboratorio di idee e di azioni. Per amore dell’Italia».

Nessun futuro invece per Colle Oppio, la grotta in cui sono cresciuti i “gabbiani” di Fabio Rampelli, che di recente ha organizzato una mostra su quell’epoca. Anche ad Acca Larentia la situazione è tesa: rimane poco di quella che fu una delle sedi di An scalate negli anni Novanta da Casapound e quindi diventata inaccessibile per An e FdI. Per non tagliare il cordone ombelicale con uno dei punti di riferimento più importanti della destra romana, i giovani legati a FdI portano avanti la cerimonia della fiaccolata e del rito del Presente – rigorosamente senza gesti e tradizioni che potrebbero creare imbarazzi alla casa madre – nel vicino Parco della Rimembranza. Sulla lista anche il quartiere Trieste, dove a inizio mese è stata inaugurata Casa Italia, nome altisonante di quella che in realtà è una sede di partito, ma anche un circolo autofinanziato di Gn che dovrebbe offrire anche un punto di riferimento per l’associazionismo e altri servizi per la cittadinanza. Tutto targato patrioti, ovviamente.

All’inaugurazione, presente tutto lo stato maggiore del partito romano: il coordinatore della capitale, Marco Perissa, Paolo Trancassini, ma anche Filini e Roscani. «Quando siamo entrati per la prima volta in aula, ho visto che c’erano solo vecchi amici seduti tra i banchi intorno a noi», raccontano i deputati.

Il traguardo tangibile, insomma, è l’elezione. Lo è sempre stato, anche se l’accesso alla Camera dei deputati ai tempi di Azione giovani era riservato solo al presidente: ne ha beneficiato nel 2006 Meloni stessa, ma prima di lei lo stesso Fini, Gianni Alemanno e Franco Petronio. Una regola che poi si è ammorbidita e ha portato in parlamento parecchi volti della cantera nera. Uno su tutti, Roscani, classe 1990.

Ma anche nelle liste per le prossime europee ci sono volti riconducibili all’universo giovanile: tra i più sponsorizzati Stefano Cavedagna, pupillo di Galeazzo Bignami nella circoscrizione nordest e Nicola D’Ambrosio, astro nascente dell’Abruzzo meloniano al sud. Anche se, osservano dalla vecchia guardia, le liste si sono aperte fin troppo alla società civile. La militanza non è mai abbastanza.

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