Le amministrative del 3 e 4 ottobre si avvicinano e tutti gli occhi sono puntati sulle sfide nelle grandi città: Roma, Milano, Napoli e Torino. Ma una delle sfide più interessanti di questa competizione si svolge lontano dalle metropoli sotto i riflettori.

A Nardò, paesone del salentino, il vulcanico sindaco Pippi Mellone, vicino a CasaPound, ma che è riuscito a far innamorare di sé il presidente della regione di centrosinistra, si gioca la rielezione in una campagna elettorale in cui non manca niente. Dai misteriosi furti in comune ai saluti romani, dagli idrovolanti alle magliette di Emergency.

Eccentrico e inarrestabile, Mellone è riuscito a dividere il centrosinistra regionale, causando mal di testa persino alla segreteria di Roma, e ha fatto diventare il suo comune un crocevia per i politici nazionali.

«Più forte Pippi!»

Figlio di un piccolo imprenditore edile e di una casalinga, Mellone entra in politica a 15 anni quando si iscrive nella giovanile di An. «La sua è una passione politica genetica», dice Agostino Indennitate, suo stretto collaboratore, che lo conosce fin dai tempi della giovanile.

Fin da giovane, Mellone ha uno speciale talento per attirare l’attenzione. «La prima volta che l’ho incontrato eravamo a Roma e si presentò a un raduno di destra con lo zaino di Emergency», dice Indennitate.

Mellone viene eletto per la prima volta consigliere del comune di Nardò nel 2011. Poi fonda il suo movimento, Andare oltre, un omaggio a una delle correnti del partito neofascista Msi e nel 2016, ad appena 31 anni, viene eletto sindaco per soli 90 voti.

Arrivato al potere, rivoluziona il comune mettendo nei posti chiave suoi fedelissimi e spesso coetanei. Fa uno spettacolo della vendita delle auto blu comunali e dell’abolizione dei cellulari fino a quel momento in dotazione agli assessori.

Nel frattempo, a colpi di selfie con bambini e pasticciotti, il classico dolce salentino, Mellone impone una popolarità che si è estesa anche fuori dalle mura cittadine. Mellone è un “personaggio”, una specie di Donald Trump del Salento, a cui sono dedicate pagine Facebook fan, su cui girano meme virali e che è riuscito a identificarsi con la città stessa, riempiendo Nardò di manifesti che recitano: «Più forte Pippi, più forte Nardò».

Una politica spregiudicata

Per cultura e formazione, Mellone proviene dai ranghi della destra, ma negli anni ha mantenuto relazioni anche con quella più estrema, rappresentata a Nardò dalla sezione cittadina di Casapound.

Nel 2012, compare in un video con un gruppo di militanti mentre eseguono il saluto romano in ricordo di Sergio Ramelli, l’attivista missino ucciso negli Anni di piombo. Mellone inoltre è coetaneo e amico da sempre di Pierpaolo Giuri, punto di riferimento per Casapound in città, candidato a sostegno di Mellone insieme a molti altri militanti nella lista Difendere Nardò.

La distribuzione dei pacchi alimentari è sostanzialmente affidata ai militanti della lista, che ha il proprio bacino elettorale proprio nella “167”, il piccolo quartiere di case popolari nella periferia cittadina. «Collaboriamo con tutti e quindi anche con Casapound», dice Indennitate.

Maestro di provocazione, Mellone non si è fatto ostacolare dai suoi valori politici, ma li ha usati per spiazzare i suoi avversari, attaccandoli con l’accusa di essere «fascisti dell’antifascismo». Tempo fa, ha proposto la chiusura dell’Anpi di Lecce, definendola un pericolo per la democrazia.

Il presidente della regione di centrosinistra, Michele Emiliano, non si è fatto spaventare da questi atteggiamenti provocatori e i due sono diventati formidabili alleati. Mentre il Pd locale si accordava sul nome per sfidare il sindaco uscente, Emiliano, ex giocatore di basket, veniva a Nardò per guardare la partita di basket della squadra cittadina facendosi fotografare sorridente accanto al rivale dei suoi compagni di partito.

A luglio, sotto un post di Mellone, ha pubblicamente appoggiato la sua ricandidatura chiamandolo «il sindaco e amico leale che ha fatto cadere i miei pregiudizi ideologici».

Mellone lo ha sempre ricambiato, al punto da sostenerlo alle primarie del 2017 e poi alle successive regionali. L’amicizia ha causato continui problemi al Pd. Dopo l’ultimo endorsement, il senatore Pd Dario Stefano si è autosospeso dal partito in polemica con Emiliano e il vicesegretario Peppe Provenzano è venuto a Nardò la scorsa settimana per ricordare che «Casapound e l’estrema destra rappresentano tutto ciò che il Pd combatte».

Emiliano ha sempre ribattuto alle critiche dicendo di apprezzare l’operato di Mellone al di là dei «pregiudizi ideologici». E in un certo senso è vero che Mellone è un rappresentate sui generis dell’estrema destra. Sul tema dei braccianti, per esempio, è stato il primo a introdurre l’ordinanza che vieta il lavoro nei campi nelle ore più calde, legge è poi stata copiata da tutta la Puglia.

Nella lotta al caporalato, Mellone ha dato un altro segnale importante costituendo il comune come parte civile in un importante processo contro lo sfruttamento dei braccianti, mentre la precedente amministrazione di centrosinistra non aveva voluto schierarsi.

Com’è cambiata la città

Il frenetico attivismo di Mellone ha modificato il volto stesso della città. «Asfaltiamo tutto, asfaltiamo anche voi», è per il sindaco una minaccia agli avversari e un programma politico. Negli ultimi anni Nardò è diventata un cantiere di nuove opere: marciapiedi, strade riasfaltate, nuove rotonde e lungomare.

«Non si può non notare un cambiamento radicale nella gestione di Nardò», racconta Alessandra Martino, operatrice turistica da anni attiva sul territorio specialmente nell’affitto di case per turisti. Quasi tutti gli interventi sono stati pagati tramite finanziamenti europei vinti tramite la regione grazie a una speciale commissione bandi.

Sui risultati sono in pochi a recriminare, è sulle modalità che le critiche dell’opposizione si focalizzano. «L’amministrazione Mellone ha abusato largamente degli affidamenti diretti alle imprese – dice l’ex sindaco Marcello Risi – Ormai tutte le aziende sanno che per continuare a lavorare non ci si può schierare contro la maggioranza».

A guidare la coalizione di centrosinistra e cinque stelle che sfida Mellone alle comunali è Carlo Falangone che denuncia «il clima pesante che gli atteggiamenti del sindaco hanno creato in paese».

«Mellone ha una visione in bianco e nero: o sei con lui o sei contro», ammette un suo collaboratore. E con i suoi avversari, Mellone ha raggiunto livelli di acrimonia divenuti leggendari. Nel corso di una sfuriata durante un consiglio comunale, ha definito un rivale «figlio del male assoluto». Il video del discorso è diventato virale in città e nei comuni vicini.

Orfana di Emiliano, per sfidare Mellone l’opposizione ha puntato sui giovani con la lista Collettiva composta da soli giovani under 30 tra cui Giorgio Carcagni, la cui candidatura è sostenuta dal progetto Ti Candido e dal Forum Disuguaglianze Diversità. «Anche noi più giovani sentivamo il bisogno di avere uno spazio in cui fare politica: non potevamo restare con le mani in mano, davanti ad una amministrazione che rifiuta il confronto democratico», dice.

Le inchieste

Se l'esito delle elezioni appare scontato e il centrosinistra sarebbe felice anche solo di arrivare al secondo turno, altri problemi impensieriscono Mellone.

Nel corso del suo mandato, il sindaco ha accumulato problemi giudiziari che rischiano di frenare la sua corsa politica. Un’indagine è in corso sull’assegnazione delle case popolari, dopo la denuncia di un deputato del Movimento 5 stelle.

Un’altra è in corso sulle presunte firme false nei moduli per la candidatura alle elezioni 2016 di alcuni suoi sostenitori. Nell’aprile di quest’anno, un fascicolo contenente altre firme sospette ancora da esaminare è stato rubato dagli uffici comunali. “Si tratta di un fatto inaudito e non degno di un paese civile”, dice Marcello Risi, che ritiene che il furto sia avvenuto perlomeno con “la collaborazione di un dipendente comunale”. Il ladro in questione ha infatti aperto il cassetto chiuso a chiave con dentro le chiavi per aprire il ripostiglio dove erano tenuti i fascicoli, lasciando inalterato tutto il resto. «Chi poteva avere interesse a un furto simile?», si chiede Risi. La giunta Mellone ha querelato Risi per queste affermazioni, accusandolo di «danneggiare l’immagine del comune».

 

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