L’annuncio della sua firma del referendum contro il jobs act ha sollevato parecchi dubbi nel Pd, e altrettante voci contrarie. Ma oggi Elly Schlein ha tempestivamente messo sul tavolo una mossa che riunisce tutti i suoi. È un provvedimento sulla sanità che lei stessa definisce «Legge Schlein»: «Abbiamo presentato una legge a mia prima firma che chiede di aumentare le risorse per la sanità pubblica, perché la stanno smantellando. I reparti si stanno svuotando e le liste d'attesa si allungano troppo», dice da Marsciano (Perugia). «Questa legge, che io spero sia approvata quanto prima, chiede di destinare almeno il 7,5 per cento del Pil nazionale alla sanità pubblica. È una media europea, non stiamo parlando di rivoluzioni». 

Ora la percentuale è il 6,4. Secondo la fondazione Gimbe in Italia la spesa sanitaria rispetto al Pil è sotto sia alla media dei paesi Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che è il 7,1 per cento, sia alla media dei paesi europei, il 7,1. In Europa viaggiamo sulla parte bassa della classifica: sono ben 13 i paesi che in percentuale del Pil investono più di noi (la Germania, per esempio, investe il 10,9 del Pil).

Sotto la media europea

«La vera emergenza è adeguare il finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale agli standard dei Paesi europei avanzati. È urgente e indispensabile, perché un Ssn che funziona non solo tutela la salute, ma contribuisce anche alla coesione sociale». Lo scrive in una nota Marina Sereni, responsabile Sanità e salute del Pd, ma sono le stesse parole di un recente appello di 14 scienziati, tra cui il Premio Nobel Giorgio Parisi. Il Pd raccoglie l’allarme. «Finora dal governo Meloni abbiamo ascoltato solo parole, mentre abbiamo visto tagli e misure che, direttamente o indirettamente, impoveriscono la sanità pubblica a favore di una privatizzazione più o meno strisciante. La prospettiva del collasso del Ssn purtroppo non è una nostra invenzione, come ogni giorno testimoniano gli allarmi dei professionisti e i dati della povertà sanitaria e delle diseguaglianze tra aree forti e aree disagiate del Paese».

La realtà secondo Meloni

Schlein chiede anche un piano straordinario di assunzioni. Spiega la segretaria: «Io ascolto quello che dicono il ministro Schillaci e la presidente del Consiglio», e cioè che in realtà il governo ha aumentato la spesa perché il Pil è aumentato, «solo che cozza con la realtà». Secondo la segretaria Pd invece «la spesa sanitaria nazionale è diminuita. Allora, se davvero dicono che vogliono affrontare la questione delle liste d’attesa, lo dimostrino votando insieme questa legge in Parlamento. Abbiamo già chiesto che fosse calendarizzata con urgenza». 

A ruota della leader, molti parlamentari dem chiedono di votare presto il provvedimento. Parlano rappresentanti di tutte le correnti interne. Piero De Luca, portavoce della minoranza riformista e capogruppo Pd in commissione Politiche Ue di Montecitorio, sottolinea i «continui tagli, come il disastro sul Pnrr con 500 case ed ospedali di comunità cancellati dalla destra. Senza considerare l’impatto devastante che avrebbe l’autonomia differenziata proprio sulla sanità». Perché c’è anche questo ulteriore problema all’orizzonte: la legge Calderoli potenzialmente potrebbe spezzare il servizio sanitario nazionale in tanti servizi regionali. Con conseguenze disastrose, non solo per le regioni del Nord. 

Opposizioni quasi unite

La sanità doveva essere il tema di una battaglia comune delle opposizioni, dopo la richiesta unitaria di salario minimo legale a 9 euro. Ma il tavolo, più volte riunito, non ha prodotto una posizione compatta. E la fuga in avanti non è piaciuta a tutti i partiti delle opposizioni. Si smarca Azione. Osvaldo Napoli non si rimangia le posizioni comuni: «Con il Pd ci siamo trovati d'accordo, in parlamento e nel paese, nel denunciare la colpevole trascuratezza del governo sulla sanità pubblica», ma per avere risorse immediate e immediatamente spendibili per alzare il livello dell'assistenza ospedaliera servono «azioni coraggiose», ovvero «il ricorso al Mes sanitario, attivo fino al dicembre 2023. Sarebbe stata la via più celere per avere risorse fresche e a tassi relativamente bassi. Oggi un governo serio chiederebbe di ripristinare quel fondo. La cosiddetta “Legge Schlein” è generosa negli obiettivi, poco dice però come si raggiunge una spesa sanitaria pari al 7,5% del Pil senza togliere risorse ad altri servizi. Dove si prendono i soldi, dove si mettono, per quali obiettivi concreti e praticabili». 

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