Nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone di Palermo, quella del processo a Cosa nostra, sabato 9 gennaio si è svolta l’udienza preliminare del processo Open Arms, in cui il leader leghista Matteo Salvini è indagato per sequestro di persona per aver impedito lo sbarco di 147 migranti: sono rimasti per 21 giorni a bordo del rimorchiatore della Ong spagnola nell’agosto del 2019.

La linea della difesa proposta dall’avvocata Giulia Bongiorno è che tutto il governo era d’accordo, e che la Open Arms avrebbe agito al di fuori delle regole di soccorso in mare. Per fare chiarezza verranno acquisiti nuovi documenti, tra cui le deposizioni degli ex ministri Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta rese lo scorso 12 dicembre per il caso Gregoretti – richieste rispettivamente dalla difesa e dalle parti civili – e sarà tradotto il diario di bordo di Open Arms. Mentre a Catania il sostituto procuratore Andrea Bonomo ha chiesto il proscioglimento di Salvini, a Palermo, invece, il procuratore Francesco Lo Voi sostiene l’accusa.

Video di Noemi La Barbera

A inchiodare il leader della Lega alle sue responsabilità politiche, prima ancora che giudiziarie, ci sono le migliaia di pagine depositate agli atti e che raccontano le drammatiche condizioni sanitarie dei migranti a bordo della nave di Open Arms, i verbali dei funzionari interrogati che rivelano la catena di comando del Viminale, e, nel carteggio depositato, anche due lettere del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, datate 14 e 16 agosto 2019, con cui si invitava, in particolare, Salvini, ad «adottare con urgenza i necessari provvedimenti per assicurare assistenza ai minori presenti sull’imbarcazione». Facendoli sbarcare. Missive che contraddicono la linea difensiva dell’indagato Salvini, la quale ha sempre sostenuto che si trattò di una decisione collegiale il respingimento della nave di Open Arms.

Toninelli e Trenta

Per Salvini la testimonianza di Toninelli era zeppa di «non ricordo». Dalle trascrizioni del verbale dell’udienza, l’ex ministro delle Infrastrutture ha detto al giudice Nunzio Sarpietro: «Non ricordo perché era una parte che non mi competeva. Era diverso per argomenti quel tavolo e la parte relativa all’immigrazione clandestina non mi competeva». E poi ha aggiunto, riferendosi all’operato del ministro dell’Interno sulla vicenda Diciotti, un altro caso di trattenimento di migranti: «Ero d’accordo politicamente con l’operato di Salvini senza che ci fosse un atto formale da parte del Consiglio dei ministri che definisse diciamo formalmente una responsabilità politica. C’era un dibattito aperto in quel periodo, ma ciò non vuol dire che ci fosse un atto formale di condivisione delle responsabilità». E alla successiva domanda del giudice su cosa intendesse per condivisione politica, Toninelli risponde così: «Era una condivisione di intenti. Ma questo non ha nulla a che fare con la responsabilità politica che deve essere sostanziata con un atto formale da parte del Consiglio dei ministri, che non ci fu».

Trenta ha chiarito: «Se noi vogliamo dire che intenzione del governo era quella di avere una linea ferma nei confronti di una immigrazione indiscriminata nascosta da un problema umanitario, questo è vero, sicuramente il governo intendeva sollecitare l’Europa, perché pensasse ai confini italiani come confini europei; sicuramente il governo voleva andare alla revisione di Dublino e sicuramente volevamo fare in modo che l’Europa si rendesse responsabile anche della distribuzione dei migranti». E tuttavia, Trenta, chiamata dal giudice Sarpietro a esprimersi sui venti giorni di Open Arms, ha aggiunto: «Non posso giudicare il comportamento del ministro, non avendo avuto le informazioni che aveva il ministro. Posso dire che personalmente, se fossi stata al suo posto, non avrei tenuto quel comportamento, non ritenendolo corretto, ritenendolo eccessivo». Intanto va avanti il processo di Catania e a fine mese verrà ascoltato dal gup il presidente del consiglio Conte.

Le parti civili

Il processo di Palermo potrebbe essere più spinoso per Salvini. Sette migranti trattenuti a bordo della nave hanno chiesto di costituirsi parte civile. Oltre a loro l'Arci, il Ciss, Legambiente, Giuristi democratici, Cittadinanza Attiva, Open Arms, Mediterranea, Asgi, AccoglieRete, il comandante della nave Oscar Camps e il capo missione di Open Arms Ana Isabel Montes Mier. In tutto ventuno. Il gup, Lorenzo Jannelli, ha accolto tutte le loro richieste.

Al termine dell’udienza Salvini ha obiettato che a bordo della Open Arms erano presenti due migranti adesso in carcere. L’ufficio stampa della Ong ha detto a Domani che si tratta di due persone soccorse nel corso dell’operazione e accusate di essere gli scafisti, accuse comuni in questi casi: «Per tutti c’è il diritto a costituirsi parte civile». Per la procura erano presenti Lo Voi, l'aggiunto Marzia Sabella e il sostituto Geri Ferrara. Oltre al sequestro di persona si configura un secondo reato: il «rifiuto di atti d'ufficio». Il rifiuto di concedere un «porto sicuro». Il tribunale dei ministri che ha ricevuto dal Senato l'autorizzazione a procedere a fine luglio inoltre ha escluso «la natura di atto politico delle condotte» riconducendolo a reato ministeriale «aggravato stato commesso da un pubblico ufficiale con abuso dei poteri inerenti le sue funzioni, continuato e in danno di minori». Se ne riparlerà a marzo. Il gup Jannelli ha rinviato al 14 gennaio per la traduzione del diario di Open Arms e poi al 20 marzo l'udienza preliminare a carico di Salvini.

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I post

L'ex ministro dell'Interno Salvini prima di entrare dell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone ha pubblicato un post con le arance siciliane.

Prima ancora una critica al governo per le aree di rischio Covid-19 con una foto di Iva Zanicchi.

Mentre l’ex ministro ha pubblicato post a tema colazione e Iva Zanicchi, la Ong Open Arms ha ricordato i volti di chi è rimasto bloccato sulla nave per oltre venti giorni.

Salvini ha più volte ribadito di essere tranquillo ma «di non comprendere perché la magistratura spende tempo e denaro per queste cose invece di perseguire i veri delinquenti» ha sottolineato ieri. L’ex ministro leghista ha fatto discutere perché appena arrivato a Palermo ha deciso di andare in via D'Amelio per deporre un mazzo di fiori nel luogo dove vennero uccisi dalla mafia il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta indossando una mascherina con l’immagine di Borsellino. Lì ha detto: «Rifarei ogni atto che riguarda la vicenda Open Arms, anzi lo rifarò non appena tornerò al governo».

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