È stata rinviata la prima udienza preliminare del caso Regeni che si sarebbe dovuta tenere questa mattina nel tribunale di Roma davanti al gup Pierluigi Balestrieri.

Il rinvio è dovuto al legittimo impedimento di uno dei difensori di ufficio degli imputati per un caso di contagio da Covid-19 e si terrà il prossimo 25 maggio. In aula erano presenti i genitori del ricercatore friulano e la loro avvocata, Alessandra Ballerini.

L’udienza preliminare riguarda quattro agenti appartenenti ai servizi segreti egiziani: Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Sono tutti accusati di sequestro di persona e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif anche di lesioni e concorso nell’omicidio di Giulio Regeni avvenuto a Il Cairo nel 2016.

Nessuno degli imputati era presente in aula vista la complicità delle autorità egiziane che non hanno fornito ai pm romani gli indirizzi per notificare gli atti del processo. I procuratori che indagano sul caso sono convinti che Giulio sia stato torturato e ucciso dopo esser stato segnalato come spia alla National Security dal sindacalista degli ambulanti, Mohammed Abdallah, con il quale era entrato in contatto per la sua ricerca accademica.

Lo scorso aprile gli inquirenti di Piazzale Clodio hanno interrogato un testimonianze chiave che chiamaa direttamente in causa le forze di sicurezza del generale al Sisi nel depistaggio delle indagini.

La testimonianza

«Io ero con lui» dice il teste ascoltato lo scorso 9 aprile dalla procura di Roma. Si riferisce a Mohammed Abdallah il sindacalista egiziano che denunciò Giulio Regeni ai servizi segreti egiziani. «Ho notato che era palesemente spaventato – continua – so che durante la giornata del 2 febbraio 2016 Abdallah era nell’ufficio della State security a Nasr City, in compagnia di un ufficiale di polizia e questi, in sua presenza, ha ricevuto una telefonata da un suo collega del commissariato di Dokki, dove era detenuto Regeni che, a seguito di tortura, è deceduto». Nell’intera vicenda sarebbe implicato anche il figlio del presidente egiziano: «Anche il figlio di al Sisi, Mahmoud Al Sisi, un ufficiale dei servizi segreti, seguiva personalmente il caso di Regeni. Dopo tali eventi, per evitare connessioni con la morte del giovane, è stato trasferito in Russia come addetto militare all’ambasciata egiziana a Mosca».

Dopo l’uccisione è stato inscenato il depistaggio. Le forze di sicurezza egiziane dovevano far apparire il sequestro, la tortura e l’uccisione del giovane ricercatore egiziano come una rapina. Ci è voluto poco per capire il grottesco e vergognoso insabbiamento.

Il documentario infangante

Alla vigilia della prima udienza del caso Regeni è stato pubblicato su Youtube un documentario “The Story of Regeni” della durata di 50 minuti che getta dubbi e infanga la figura di Giulio Regeni. Secondo gli autori, il ricercatore friulano era una pedina dei Fratelli musulmani, organizzazione considerata terroristica in Egitto.

Il documentario è senza titoli di coda ma è accompagnato da una descrizione: «Il primo documentario che ricostruisce i movimenti strani di Giulio Regeni al Cairo… Chi incontrava Regini nella strade principali e in quelle laterali?!! Che cosa chiedeva a loro? Perche' frequentava regolarmente i bar al centro, al Capolinea di Qolali e nella zona di Ahmed Helmy?! Che rapporto aveva con i venditori ambulanti al Cairo? E perche' era interessato alla loro partecipazione nel prossimo anniversario della rivoluzione?! Regeni.. dettagli e retroscena che si scoprono per la prima volta».

Il video è in arabo sottotitolato in italiano e riporta le interviste tra gli altri dell’ex ministra Trenta, del senatore Maurizio Gasparri e del giornalista Fulvio Grimaldi (che ha scritto anche articoli negazionisti sul Covid-19).

L’ex ministra della Difesa del Movimento cinque stelle Elisabetta Trenta nel documentario dice: «Noi abbiamo fiducia che l’Egitto sia un paese che rispetta i diritti umani e che l’Egitto stia lavorando per risolvere e identificare chi è stato l’autore della morte di Regeni». Dopo la diffusione del documentario la stessa Trenta ha detto: «Se avessi saputo che era contro di lui, non avrei partecipato».

Insomma, è l’ennesimo tentativo di screditare il lavoro e la figura di Giulio Regeni, nel silenzio del governo italiano.

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