Il tempo degli addii è sempre più dolce e a questa regola empirica non è sfuggito il procuratore di Milano Francesco Greco che si è congedato dall'incarico con un incontro al quale ha partecipato qualche centinaio persone - amici, colleghi, collaboratori delle forze dell'ordine - che hanno riempito l'aula magna del Palazzo di Giustizia. Luogo nel quale ha passato tutti i 43 anni della sua carriera da magistrato a partire dal 29 gennaio del 1979 quando è arrivato a Milano trovando la procura in subbuglio perché proprio quel giorno era stato ucciso da un commando estremista di Prima Linea il pubblico ministero Emilio Alessandrini, un magistrato simbolo per Milano e per tutta l'Italia, uno di quelli che «mi hanno convinto a entrare in magistratura» come ha ricordato lui stesso nel breve discorso di commiato durante il quale si è commosso un paio di volte.

Francesco Greco (Foto Claudio Furlan/LaPresse)

La prima per ricordare la collega Giulia Perrotti, una «sorella» scomparsa prematuramente nel 2018 e poi la moglie Laura, che si è sacrificata con tutta la sua famiglia per sopportare il peso, le ansie e le difficoltà della sua professione che «impone un senso di responsabilità» in coloro che la vogliono affrontare con l'onesta che si conviene.

Il tempo degli addii, si diceva, è sempre più dolce e nella carrellata di ricordi che hanno accompagnato il saluto di oggi a Greco si sono sopite le asprezze e le difficoltà che stanno attraversando la procura di Milano in questo momento. Quelle esplose con il caso dei verbali secretati dell'avvocato Piero Amara sulla presunta loggia Ungheria, consegnati dal pm Paolo Storari all'ex membro del Csm Piercamillo Davigo e che hanno portato a una carrellata di avvisi di garanzia a tanti colleghi milanesi della procura di Brescia intenzionata a capire cosa sia successo in questi ultimi anni rispetto ad alcune indagini e processi cruciali dell'ufficio guidato da Greco.

Anche il procuratore uscente, com'è noto, è finito indagato da Brescia ma i pm della Leonessa d'Italia hanno chiesto l'archiviazione per la sua posizione e si è in attesa della decisione del gip.

L’intervento di Di Pietro

Uno degli interventi più commossi dell’incontro è stato quello di Antonio Di Pietro, uomo simbolo del pool di Mani pulite, del quale Greco è stato il magistrato più giovane. Di Pietro ha approfittato del momento per ringraziare il procuratore per il suo «spirito di squadra» nei momenti più difficili di quel passaggio epocale per la storia recente d'Italia. «Non ho mai avuto il tempo, il modo e il coraggio per dirti grazie» ha detto l'ex collega molisano, che si è rammaricato perchè in questa giornata non ci fossero tutti gli uomini di Mani pulite. Il riferimento implicito era a Piercamillo Davigo la cui presenza sarebbe stata probabilmente inopportuna dopo quel che è successo con i verbali Amara.

Antonio Di Pietro e Francesco Greco (Foto Claudio Furlan/LaPresse)

Prima di Di Pietro era intervenuto un altro monumento di quel pool, Gherardo Colombo, che ha ricordato i momenti drammatici del doppio suicidio dell'ex amministratore delegato dell'Eni Gabriele Cagliari e dell'imprenditore Raul Gardini che hanno segnato in modo indelebile l'inchiesta che ha traghettato l'Italia nella seconda Repubblica. Era lo scandalo Enimont a tenere banco: la madre di tutte le tangenti la si chiamò allora. E, ironia della sorte, proprio intorno a una presunta maxi tangente Eni (quella del processo Eni Nigeria) è deflagrata la procura di Greco.

Gherardo Colombo (Photo Claudio Furlan)

Insieme a questi interventi si sono avvicendati sul palco anche il presidente del Tribunale di Milano Roberto Bichi, quello della Corte d'appello Giuseppe Ondei e quello del presidente dell’ordine degli avvocati Vinicio Nardo, che hanno ringraziato Greco per il lavoro svolto augurandogli ulteriori successi professionali, dato che il tempo per i giardinetti non è ancora arrivato. Ha fatto da cerimoniere il pubblico ministero Enio Ramondini, molto critico in questi ultimi mesi con l'ormai ex procuratore ma leale nel riconoscergli una leadership e una professionalità importanti, soprattutto in campo di criminalità economica che caratterizza da sempre la procura milanese.

Il clima

Se tra i presenti il clima è stato molto conciliante nonostante la brutta aria che ha attraversato la procura negli ultimi mesi nei quali molti pm hanno accusato il capo di aver privilegiato alcuni pm del «cerchio magico» a scapito di molti altri la cui professionalità sarebbe stata svilita, i questa giornata si è notata anche l'assenza importante di qualche magistrato. In primis Ilda Boccassini, l'ex capo della Dda di Milano che ha avuto parole severe nei confronti di Greco, da cui si è sentita tradita per non averle dato un ruolo nell'Antimafia anche dopo la scadenza del suo mandato decennale. Si è notata anche l'assenza di Alberto Nobili, altro pm di grido della procura del capoluogo lombardo che attualmente guida il pool dell'antiterrorismo.

Nobili, ex marito di Boccassini, è stato il pivot dei tutti i magistrati che hanno criticato la gestione Greco e le sue scelte organizzative, facendosi promotore di una dura lettera a sostegno di Paolo Storari che avrebbe messo in cattiva luce proprio il capo uscente. Lettera che rappresenta ancora una ferita aperta per Greco, e che solo il tempo e i rapporti più veri potranno rimarginare.

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