Dai primi rilievi dell'autopsia eseguita oggi sul corpo di Luca Ruffino, il presidente di Visibilia Editore, l’imprenditore che si è suicidato sabato sera sparandosi un colpo di pistola nella sua abitazione, non aveva gravi malattie. Ruffino, che era capo della società della ministra del Turismo Daniela Santanché e vicino alla famiglia del presidente del Senato Ignazio La Russa, ha lasciato dietro di sé sei biglietti di addio e una situazione finanziaria su cui adesso sta indagando la procura.

Durante le prime ore aveva preso forza, rilanciata anche dal Corriere della Sera, l’idea che Ruffino fosse afflitto da un tumore, e l’angoscia della malattia lo avrebbe portato a prendere l’estrema decisione.

In un’intervista, un amico di cui non veniva rivelato il nome, si era spinto a dire: «Lo avevo visto a metà luglio, gli avevo chiesto “Luca, come va?” e lui mi aveva risposto “male, ho fatto degli accertamenti e non ci sono buone notizie”, spiegandomi poi che il tumore era tornato. Quella è stata l’ultima volta che l’ho visto». L’esame degli esperti riapre tutti gli interrogativi sull’uomo che nelle ultime settimane ha occupato le cronache perché legato al destino della ministra, attualmente indagata.

Visibilia e i condomini

I pm di Milano, che hanno aperto un fascicolo per istigazione al suicidio, si stanno concentrando adesso sulla sua attività imprenditoriale. Da una parte Visibilia Editore, di cui abbiamo raccontato su queste pagine. 

Ruffino, 60 anni il 24 luglio, non era in alcun modo coinvolto nelle indagini giudiziarie sui debiti e le perdite del gruppo di aziende che facevano capo a Santanchè. L’imprenditore aveva accolto con fastidio l’accostamento del suo nome alla vicenda.

Meno di due mesi fa, a metà giugno, con un aumento di capitale che ha portato nelle casse della società quasi 500mila euro, di cui oltre 400mila euro sborsati da Ruffino, aveva aumentato la sua partecipazione nel capitale della società al 45 per cento, unico socio con una quota superiore al 5 per cento.

Come rivelato da Domani, insieme a Ruffino era entrato nel cda di Visibilia editore anche Alberto Campagnoli, già candidato di Fratelli d’Italia alle comunali di Corsico, alle porte di Milano.

Il suo intervento, provvidenziale per evitare il crack, aveva riportato sotto i riflettori i suoi rapporti di vecchia data con il presidente del Senato, grande amico della ministra del Turismo. Ruffino insieme ad altri esponenti della destra milanese negli anni passati era finito sotto processo con l’accusa di finanziamento illecito dei partiti insieme al deputato Marco Osnato, genero di Romano La Russa, fratello di Ignazio. Anche lui aveva avvalorato l’ipotesi della malattia: «Si sostiene che probabilmente il gesto estremo possa essere stato dettato dalla consapevolezza di una malattia feroce che non gli avrebbe dato più speranze».

Dall’altra parte, il ruolo nella amministrazione di condomini a cui aveva dedicato larga parte della sua vita. Sif Italia, società che aveva fondato nel 1987 e presieduto fino alla fine, a dicembre 2021 aveva fatto il suo ingresso a Piazza Affari, unico studio di amministrazione italiano quotato sul mercato Euronext Growth Milano. Ne andava fiero: «Con circa 82.850 unità immobiliari gestite in 8 regioni (65.500 a Milano e provincia), gestioni di cassa per i condomìni per oltre 130 milioni di euro l'anno e una fitta e consolidata rete di fornitori, partner e consulenti, siamo uno dei player di riferimento».

Adesso gli investigatori vagliano entrambi i suoi ruoli per capire se in qualche modo abbiano a che fare con il suicidio.

La famiglia

Più persone hanno riferito di averlo visto negli ultimi tempi stanco e provato. Nei biglietti, riporta il Corriere, anche la frase: «Ho accumulato tensioni e sofferenze che hanno saturato i miei spazi. Vi chiedo scusa». L’esame autoptico, a cui hanno partecipato consulenti della procura, è stato disposto per capire l'orario del decesso ed escludere malattie che possano spiegare il gesto volontario.

La famiglia seguita dall’avvocato Fabio Re Ferré ha chiesto che venga fatta chiarezza. I figli, Mattia e Mirko, hanno scritto: «Nostro padre era un combattente». A differenza di quanto si supponeva in precedenza, hanno deciso di non nominare alcun consulente, l’avvocato ha riferito che hanno «piena fiducia nella scrupolosità» della procura.

Il cda di Sif Italia, mercoledì, dopo la morte prematura del presidente e amministratore delegato, ha nominato il figlio, Mirko Reale Ruffino, amministratore delegato ad interim della società. Sarà anche nuovo investor relator manager. Il cda ha nominato consigliere non esecutivo, l’avvocato della famiglia, Re Ferré, che rimarrà in carica fino alla prossima assemblea degli azionisti.

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