«Il documento di sintesi? No, non l’ho ancora visto, ho di meglio da fare. Lo guarderò nei prossimi giorni, forse, a tempo perso». Le parole di un deputato raggiunto al telefono a metà pomeriggio sono eloquenti, e non è il solo a pensarla così: in mattinata, nessuno è a conoscenza dell’uscita imminente del famoso-famigerato documento di sintesi degli Stati generali, partorito dall’ancora capo politico Vito Crimi a oltre una settimana dalla fine dei lavori. Poi, quasi all’ora di pranzo, ecco pubblicato sul Blog delle stelle uno smilzo pdf di tre facciate. «Dopo che abbiamo fatto tutto ‘sto casino, pubblicano due paginette?» si chiede un senatore pentastellato.

La delusione

Nel pomeriggio, la platea dei parlamentari si divide tra chi neanche sapeva che il testo fosse uscito e chi non si sente rappresentato da quel che c’è scritto. Diversi spiegano di esser impegnati con altre faccende: «Siamo sotto legge di bilancio, abbiamo altre cose di cui occuparci», ma c’è chi di rilancio del Movimento proprio non vuole sentir parlare. È il caso di Elisa Siragusa: la deputata trentaquattrenne ha annunciato il proprio addio al Movimento neanche tre ore dopo la pubblicazione della sintesi. Che fosse data in uscita da diversi giorni non era un segreto, ma nel post in cui annuncia la sua decisione si toglie più di qualche sassolino dalle scarpe: «La gestione del Movimento 5 Stelle da parte dei vertici è stata a mio giudizio disastrosa. Abbiamo svenduto un po’ d’anima ogni giorno». Un sentimento che non è cambiato neanche negli ultimi giorni. «Riponevo negli Stati generali la mia ultima speranza per veder rinascere il Movimento, ma sono ormai convinta che nulla cambierà davvero», continua la parlamentare.

Le tre scarne facciate del documento dovevano essere la sintesi del lavoro dei tavoli tematici degli Stati generali, che a loro volta raccoglievano le istanze dei gruppi regionali. Secondo diversi parlamentari, non è andata proprio così: «Il documento è del tutto insufficiente per riprendere i contenuti delle proposte regionali, che avevano tra loro molte analogie», dice il senatore.

Come primo punto viene fissata la creazione di una carta dei valori immodificabile e stabilità la collegialità di tutti gli organi del Movimento: la conseguenza diretta è l’affidamento della governance a due organi, uno più grande e rappresentativo di tutti i componenti dei Cinque stelle, compresi gli attivisti, un altro, esecutivo, molto più ristretto. Nel documento, però, si accenna appena ad «alcune funzioni di indirizzo politico, nonché di convocazione dell’assemblea degli iscritti» per il primo, mentre per il secondo si dice soltanto che dovrà combinare «rapidità ed efficienza nell’azione politica». Altro non è dato sapere, neanche ai parlamentari. «Verosimilmente sarà il luogo in cui si riuniranno le diverse correnti del Movimento e dove cercheranno di risolvere i loro problemi», dice un deputato facilitatore. Mentre l’assemblea più ampia potrebbe finire per essere il collegamento con gli attivisti, non rappresentati nella “segreteria”.

Scorrendo il documento si trova un riferimento a Davide Casaleggio e al suo Rousseau che assomiglia più a un regolamento di conti che a un compromesso, considerato che nessuno dei due viene mai esplicitamente nominato. Il merito è già noto: in futuro il Movimento utilizzerà Rousseau con un contratto di servizio stabilendone le condizioni, e, se la Casaleggio non dovesse accettarle, «perderà il lavoro», spiega il deputato. Resta da vedere se sarà davvero così facile. Nella sintesi arriva poi anche il via libera alle alleanze: preferibili quelle con le liste civiche, ma nessun limite a quando concluderle, prima o dopo il voto. Una frase che equivale a un tacito assenso alle indicazioni di voto in caso di ballottaggi, mai viste prima.

Il futuro

Dopo la pubblicazione del documento, l’aria è tesa. Perché gli animi iniziano a farsi esacerbati e perché le condizioni non sono mai state tanto favorevoli a sostituire l’esiguo numero di duri e puri rimasti intorno ad Alessandro Di Battista con un allargamento della maggioranza di Forza Italia (il risultato finale regalerebbe addirittura uno scarto positivo ai giallorossi).

La scissione rimane ancora un’eventualità improbabile, anche perché Dibba non ha posto una deadline alle sue richieste avanzate agli Stati generali, liquidate da chi è vicino ai dirigenti come «interventi di posizione». Sembra però avvicinarsi sempre di più il momento in cui una regia possa prendere le briglie dello scontento e porre un termine all’abitudine dei vertici di prendere tempo. Come ha fatto anche lo stesso Crimi, annunciando un nuovo giro di consultazioni con gli attivisti a partire dal primo fine settimana di dicembre. Stavolta si parlerà di contenuti. Dei voti sul testo di sintesi, o sull’organo collegiale che dovrebbe finalmente dare la linea, ancora nessuna notizia.

 

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