«Troppo libero e troppo indipendente». Marcello Foa non ha preso bene la cancellazione del suo programma radiofonico Giù la maschera. In un video di denuncia pubblicato oggi sui suoi social, il conduttore lamenta che con il cambio di direttore di rete – Nicola Rao ha preso il posto di Francesco Pionati – «come sempre accade in Rai i partiti politici hanno messo la loro voce per cercare di influenzare il palinsesto. Nessun mistero, è così da tanti anni», denuncia un giornalista che non è stato niente meno che presidente proprio dell’azienda che critica. Come lui stesso non esita a ricordare qualche frase più avanti, quando spiega che «quel che è accaduto è abbastanza sconcertante perché il sottoscritto è l’ex presidente della Rai». Quasi che l’assegnazione di un programma a lui fosse un fatto dovuto.  

«La Rai non dovrebbe comportarsi in quella maniera» dice ancora Foa, che si rammarica che invece «altri programmi sono stati confermati» e fa capire di essere stato censurato. Da una governance di estrema destra. 

La polemica – non dissimile da quella lanciata dal corrispondente a Parigi Gennaro Sangiuliano dopo le critiche al suo editoriale anti-Macron, per cui l’ex ministro si è sentito limitato nella sua libertà di stampa – in azienda ha provocato forte irritazione a tutti i livelli. Anche perché Foa, proprio in virtù del suo passato servizio da presidente (da giornalista esterno, come non mancano di notare gli ormai ex colleghi), reclama ora un ricollocazione che, spiegano i bene informati, molto difficilmente avrà luogo a questo punto. 

Che il programma di Foa, voluto due anni fa da Francesco Pionati e dalla Lega a cui l’irpino era gradito, avrebbe avuto vita breve con il cambio di direzione era un’indiscrezione che circolava da qualche settimana. Radio1 tra un aperitivo a base di caciocavallo podolico e l’altro ha subito una leghizzazione importante con l’avvento di Pionati – che pure ora è in pensione ma più attivo che mai, visto che ambisce anche lui a nuovi incarichi – e ora i meloniani contano su Rao per ricalibrare il palinsesto radiofonico, da presentare a settembre. 

In realtà, stando a quanto filtra dall’azienda, molti capisaldi graditi ai leghisti saranno tutelati. Restano Il rosso e il nero di Vladimir Luxuria e Francesco Storace, Ping Pong di Annalisa Chirico e Cantiere Italia di Monica Setta, confermata anche su altre reti. Insomma, il cambiamento non sarà poi così radicale. Ma Foa, convengono tutti i punti di riferimento della maggioranza in azienda, se l’è giocata proprio male. Vicino a Matteo Salvini grazie ad amicizie comuni negli ambienti milanesi, tanto che anche suo figlio Leonardo era entrata nello staff del vicepremier, era piaciuto a una parte del partito – i leghisti riferiscono di buoni rapporti in particolare con l’ex consigliere d’amministrazione d’area Igor De Biasio – ma non era mai decollato il rapporto con il responsabile editoria Alessandro Morelli. Ora sembrano essersi raffreddato anche il legame con il segretario, per non parlare di quello, inesistente, con il vulcanico successore di De Biasio Antonio Marano: «come l’acqua e l’olio», raccontano. 

Ma i problemi non erano solo nel partito. Foa, dopo essere stato confermato presidente con fatica dopo una prima bocciatura in commissione Vigilanza Rai (il Pd aveva chiesto l’accesso alle schede perché subodorava brogli) e aver quasi abboccato a un tentativo di truffa nei suoi confronti da parte di un emulo dell’allora ministro dell’Economia Giovanni Tria si è fatto apprezzare anche in rete.

Soprattutto per le scelte editoriali quantomeno discutibili, come la decisione di invitare in trasmissione medici noti per le loro posizioni no-vax, che l’ex conduttore oggi rivendica come «coraggio intellettuale». Diverse le prese di posizione del comitato di redazione contro di lui: con il tempo Foa ha tentato di normalizzarsi, ma il suo video – che pure gli è stato sconsigliato di registrare – si è trasformato nella pietra tombale sulle prospettive del direttore in Rai. «Che poi, ora denuncia la censura da parte della politica, ma chi è che l’ha nominato presidente, il Padre eterno?».

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