Gio Evan, Francesco Storace e un bassotto. A chi è in cerca di combinazioni esotiche, di questi tempi basta sintonizzarsi su Radiouno. Quella che ha trasmesso la voce di giornalisti come Sergio Zavoli oggi diffonde al pubblico le opinioni di Marcello Foa e Annalisa Chirico, Roberto Poletti e Simona Arrigoni. Il risultato sono quattordici ore di opinioni progoverno praticamente senza filtro, intervallate da ricordi del servizio pubblico radiofonico che fu. 

L’inizio lo fa proprio Poletti, che ha preso il posto della rassegna stampa di rete, la prima parte di Radio anch’io, uno dei fiori all’occhiello del canale da quarant’anni a questa parte. Niente, nello spezzatino che Francesco Pionati ha dovuto inventare per accontentare tutti coloro per cui la politica cercava un posto, la prima mezz’ora del programma forse più forte del palinsesto ha subito immediatamente una sforbiciata.

Giovedì, quando lo ascoltiamo, Poletti – una gavetta nelle televisioni locali lombarde, poi direttore di Radio Padania Libera ed eletto alla Camera, da cui però si dimette dopo due anni, dice perché si guadagna troppo senza lavorare affatto – parla di evasione fiscale. Dopo un intervento tecnico, la parola passa alla vicepresidente di Confindustria imprese, che si lamenta del fisco troppo pesante. La seconda parte del programma è dedicata allo scioperò imminente: il primo ospite è Maurizio Gasparri, che parte subito in quarta attribuendo a Maurizio Landini una scelta politica nel voler comunque confermare la mobilitazione di venerdì scorso. La conversazione che segue valorizza la posizione della destra: verte sui «toni ragionevoli» della Cisl, che non ha partecipato allo sciopero, valuta timidamente «se si poteva fare di più» in manovra – ovviamente è stato fatto il massimo – e risponde alla domanda su «che aria tira» nella politica italiana dopo che Licia Ronzulli è stata minacciata. Una palla alzata che Gasparri deve solo schiacciare, metaforicamente parlando in faccia a Giuseppe Conte, di cui denuncia i toni dopo che il presidente del Movimento ha attaccato Antonio Tajani, un sintomo della «disperazione della sinistra» secondo il senatore. Alla dem Simona Malpezzi, che interviene subito dopo, non resta che tenere la posizione dovendo anche difendere il Superbonus, misura peraltro neanche figlia del Pd. 

Segue Radio anch’io: Giorgio Zanchini propone un’ora di servizio pubblico, spaziando nella prima parte tra notizie internazionali con collegamenti con giornalisti Rai e non. Si discute  della crisi in medio oriente, dell’incontro tra Xi Jinping e Joe Biden, della situazione a Gaza e financo della dimenticata Ucraina. La seconda metà è tutta dedicata ai migranti, lo schema è simile: il corrispondente Rai da Londra racconta la decisione della corte suprema del Regno Unito di invalidare il piano del governo di rispedire i migranti in Ruanda, Angela Caponetto, giornalista di Rainews, dipinge la realtà quotidiana di Lampedusa. Interviene poi un esperto e chiude la puntata un rappresentante del governo, il viceministro dell’Interno (leghista) Nicola Molteni.

Il regno di Foa

Quando sono le nove RadioPionatiPadania entra nel vivo, e Zanchini lascia il microfono a Marcello Foa, già presidente della Rai, già quasi truffato in quel ruolo per un milione di euro e già protagonista di puntate quantomeno controverse del suo Giù la maschera. Giovedì scorso parla anche lui di evasione fiscale insieme a Luca Ricolfi: quasi subito però si appropria della scena il viceministro Maurizio Leo, che si lancia in un monologo su tutti gli aspetti positivi della manovra (tra cui il concordato tra stato e autonomi, che dovrebbe creare «un rapporto collaborativo e di fiducia»).

Dopo una breve pausa pubblicitaria si rientra con Money dei Pink Floyd (e come ti sbagli) e poi con l’esperta fiscale di Fiorenza Dallarizza si analizzano le ragioni dell’evasione – «spesso sono “persone normali”» – e i trucchi più usati per nascondere qualcosa al fisco (se vi dovesse interessare, si punta forte sulle schede carburante). Dopo questa dettagliata descrizione del povero evasore della porta accanto, la discussione passa al rapporto tra evasione «di necessità» e «per cupidigia». Il rapporto è, come poteva essere diversamente, 50/50: è un attimo «che la rata del mutuo esplode» o non ci si vuole privare di un conto corrente pieno «che fa sognare». 

Sono le dieci e il timone passa ad Annalisa Chirico, con il sovranistometro che raggiunge quote sempre più elevate. Si parla di nuovo dello sciopero, l’ospite è il responsabile territori di FdI, Giovanni Donzelli: ovvio che «Landini poteva evitare l’escalation» e la magistratura, anche quella britannica quando decide sul Ruanda, a volte fa scelte politiche. Il coinquilino di Andrea Delmastro Delle Vedove spiega poi che per ratificare l’accordo con l’Albania non c’era bisogno del passaggio in parlamento, ma la destra lo vuole valorizzare (si vede dal numero di voti di fiducia, chiaro) e quindi ha deciso di optare almeno per un dibattito in aula. Stesso discorso per l’accusa a Giorgia Meloni di voler «solo comandare»: ma no, in realtà il premierato serve a permettere agli italiani a comandare di più tutti. Sono soltanto le 10.30, ma siamo già spossati. 

Dopo Ping pong (che in realtà è rimasto orfano del secondo giocatore, visto che Cristina Tagliabue, che avrebbe dovuto condurre insieme a Chirico, ha dovuto fare le valigie alla fine della prima settimana di trasmissione) l’ascoltatore prende una boccata d’aria con Formato Famiglia di Diana Alessandrini: si parla di come gestire al meglio il tempo con i ragazzi, ma anche della Giornata mondiale dei poveri, spia di una condizione che perfino Meloni non è ancora riuscita a risolvere. Alle 11.05 tocca a Savino Zaba, rientrato a Radiouno con il gradimento della Lega. Parla del trionfo di Laura Pausini ai Latin Grammy Awards e poi rivolge una domanda la pubblico: qual è l’artista italiano che l’estero ignora ma dovrebbe conoscere? E vai con l’orgoglio italico nel mondo.

Continua il patchwork di programmi da mezz’ora by Pionati&sofà e alle 11.30 entrano in scena Vladimir Luxuria e Francesco Storace, il Rosso e il Nero (il Rosso sarebbe dovuto essere Luisella Costamagna, ma dopo che durante la registrazione del numero zero della trasmissione si è rischiata la rissa la giornalista ha deciso di lasciare la trasmissione e di dedicarsi esclusivamente al suo Tango su Raidue). Si parla di criminalità minorile, Storace fa lo Storace (qualche giorno fa il capogruppo in commissione Vigilanza Pd Stefano Graziano l’ha apostrofato per una serie di commenti poco eleganti a proposito dell’apparenza fisica di Elly Schlein), Luxuria cerca di proporre una visione alternativa: tra le altre cose, l’ex presidente del Lazio illumina per esempio gli ascoltatori sul fatto che «se uno delinque, io devo metterlo dentro» e chiede alla psicoterapeuta invitata di «definire il bisogno di delinquere». 

Radio Lega

Il circo sovranista riprende alle 16.05 con Il pomeriggio di Radiouno. Prima, Sportello Italia, Un giorno da pecora (unico programma ad aver mantenuto la durata monstre per l’epoca pionatiana di un’ora e mezza), la Nota del giorno e Wannabe: una specie di riserva indiana. Per fortuna poi ci pensa Simona Arrigoni – un passato a 7Gold e Isoradio, prova generale della Radiouno leghista ai tempi di Angela Mariella – a riprendere la narrazione destrorsa. Si parla di nuovo di manovra, a Mario Turco del M5s che solleva questioni sul cuneo viene obiettato che però diminuisce, Antonio Decaro ha qualche minuto volante per denunciare i problemi dei comuni mentre Alberto Gusmeroli della Lega racconta con calma le strategie del governo per ridurre la pressione fiscale. Poi, un collegamento con Molfetta, che grazie a Ivan Cardia – menestrello patriottico ed ex collaboratore di Lucia Borgonzoni – scopriamo essere la città della musica (quale sia il nesso con la discussione sulla manovra resta oscuro). Ironia della sorte, uno dei programmi più Carrocciofili del palinsesto deve chiudere con un’ospitata di Gio Evan, il cantautore/poeta dei cui versi Elisa Isoardi si servì anni fa per scaricare pubblicamente su Instagram Matteo Salvini (immortalato addormentato a petto nudo). 

Seguono Cento, condotto da Umberto Broccoli, e Cantiere Italia, uno degli innumerevoli programmi in mano a Monica Setta, guardata con favore dalla Lega. Alle 18.05 parte l’ora di Italia sotto inchiesta di Emanuela Falcetti, voce storica dell’emittente. Alle 19.30 prende il testimone Giancarlo Loquenzi di Zapping, un altro programma che ha fatto la storia di Radiouno, finché alle 20.30 tocca a Igor Righetti – cugino di Alberto Sordi e animalista militante – con Igorà. Effetti sonori e citazioni musicali a non finire, un bassotto pet influencer (viene segnalato anche l’account Instagram del cagnolino), si parla di gatti neri, pizze al serpente – Il cobra non è un serpente effettivamente ci sta da Dio – e del «far west italico». No, non è una volata lanciata a Salvo Sottile (che sta per debuttare con un programma dallo stesso nome su Raitre), ma una rubrica sulle notizie di cronaca e criminalità che arrivano da tutta la penisola: come quella, trattata giovedì, di un cittadino che si è ritrovato la casa occupata da un giorno all’altro. 

Il racconto resta sempre leggero, ma la sicurezza è un tema che si snoda lungo tutto il palinsesto, di pari passo con quello dei migranti. Non sia mai che gli ascoltatori perdano di vista i temi preferiti di Salvini. 

In una versione precedente di questo articolo l’addio di Costamagna a Il rosso e il nero era stato raccontato con parole che potevano essere fraintese. Abbiamo cambiato quel passaggio. 

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