Di forzatura in forzatura quasi non si fa più caso alle questioni di fiducia richieste dal governo in parlamento. Alla Camera è stata votata la dodicesima dell’insediamento del governo Meloni, un ritmo di due al mese. Questa volta è toccato al decreto Pnrr, ma di sicuro la media verrà aggiornata nei prossimi giorni.

Sembra ormai una questione secondaria, vissuta con rassegnazione. Anche se il punto è soprattutto politico. Perché sono le divisioni nel governo e nella maggioranza a imporre un taglio drastico dei tempi del dibattito, blindando quei provvedimenti che altrimenti correrebbero il rischio di incagliarsi. 

Decreto non urgente

La discussione del decreto Pnrr a Montecitorio è un caso emblematico che va oltre il semplice (si fa per dire) ricorso alla fiducia: è stato approvato il 24 febbraio a palazzo Chigi con i crismi dell’urgenza necessari per ricorrere alla decretazione. Eppure la sua entrata in vigore è stata posticipata.

In aula il ministro per gli Affari europei e il Pnrr, Raffaele Fitto, ha ammesso in maniera implicita che il testo non fosse tanto urgente. «Il governo, volutamente, all’inizio dell’avvio di questo decreto, ha deciso che la sua entrata in vigore reale sarà il giorno della sua approvazione», ha affermato al termine della discussione generale.

Così, rivolgendosi alle opposizioni, ha scandito: «Tutte le cose che ho ascoltato in questi due mesi di confronto, obiettivamente, non corrispondono alla verità, né dal punto di vista del cambio delle strutture, né dal punto di vista del cambio delle persone». Insomma, ha concluso Fitto su questo punto, «non c’è un solo esempio che possa essere fatto, perché le strutture sono quelle che erano e stanno proseguendo nel loro lavoro esattamente come è stato nei mesi precedenti».

Insomma, in questi mesi era già una legge, era stato licenziato in Consiglio dei ministri e pubblicato in Gazzetta ufficiale. Solo che le misure previste dal testo sono state congelate, in attesa del confronto alla Camera e al Senato.

Centrodestra diviso

Una forma di rispetto verso il parlamento? Non si direbbe. La vicenda assume piuttosto i contorni di una sgrammaticatura – l’ennesima – istituzionale. «Di fronte alle parole del ministro Fitto», si chiede Filiberto Zaratti, deputato di Alleanza verdi-sinistra, «per quale motivo è stato previsto un decreto? Questo tipo di strumento è consentito dalla Costituzione laddove si verifica un’urgenza, una necessità immediata. Evidentemente, se si attende il via libera definitivo del parlamento, significa che non c’era tutta questa urgenza». Il governo ha comunque fatto una scelta, procedendo con questo meccanismo.

La motivazione non è così tecnica come potrebbe sembrare, il nodo è politico. L’eventuale approvazione di un disegno di legge avrebbe fatto esplodere le divisioni nel centrodestra, perché non ci sarebbe stata la compressione dei tempi, i 60 giorni entro cui un decreto deve ricevere il via libera definitivo per evitare la decadenza. Durante l’esame al Senato, infatti, la maggioranza aveva presentato una pioggia di emendamenti, superando anche quelli dell’opposizione. Un termometro dei rapporti interni, che come già raccontato ha portato a un percorso farraginoso, fino oltre le scadenze.

Opposizioni disponibili

«Con un ddl governativo, non si poteva motivare l’ennesima fiducia con il rischio di trovarsi con un testo stravolto», aggiunge ancora Zaratti. Le varie forze di opposizione hanno sottolineato l’approccio collaborativo fin dalla prima lettura a palazzo Madama. Il clima è stato quello di un confronto sereno, non certo di ostruzionismo.

Del resto una delle minoranze, il gruppo Azione-Italia viva (il fu terzo polo), ha confermato la propria astensione sulla votazione finale del provvedimento, come già fatto al Senato, anche se è stato ribadito il «no» alla fiducia. Sulla questione la segretaria del Pd, Elly Schlein, si è detta a «disposizione per qualsiasi iniziativa», perché il Pnrr «è una sfida talmente importante che abbiamo un atteggiamento propositivo, di stimolo, collaborativo».

Intanto, sempre stando alle intenzione di Fitto, «nei prossimi giorni e in pochissimo tempo» il decreto sarà davvero esecutivo, «mettendo in condizione di poter operare meglio e di più, rafforzandone l’efficacia e avendo ruoli e competenze specifiche che noi riteniamo siano fondamentali». Nel segno di un’urgenza postuma.

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