Matteo Renzi non gli dice di stare sereno come aveva fatto con Enrico Letta prima di defenestrarlo, ma gli augura un buon lavoro che suona molto simile. Il leader di Italia viva ha parlato al Senato dopo le dichiarazioni di Giuseppe Conte in vista del consiglio europeo. Italia viva voterà sì alla risoluzione in vista del consiglio e alla riforma del Mes, ma sul Recovery fund non ha intenzione di cedere. Conte pensa di coinvolgere i vertici delle partecipate nel suo piano di gestione dei fondi del Next Generation Eu, Renzi gli ha ricordato che gli amministratori delegati li ha nominati lui durante il suo governo: «Come non pensare che finalmente possiamo trasformare l’ambiente da mera questione ideale all’occasione di creare posti di lavoro pensando che abbiamo Eni, Enel, Snam e Saipem, le eccellenze della transizione?».

Le ministre del suo partito, Teresa Bellanova e Elena Bonetti, hanno minacciato di lasciare il governo se il presidente del consiglio Conte deciderà di procedere con la sua struttura per gestione verticistica del Recovery fund. Renzi ha continuato a tenere la posta alta: «Dica ai suoi collaboratori che chiamano le redazioni dei giornali per dire che Iv è in cerca di poltrone che se ha bisogno di qualche poltrona ce ne sono 3 a sua disposizione, due da ministro e una da sottosegretario».

Il governo, ha detto Renzi, «non può essere sostituito da una task force. Il parlamento non può essere sostituito da una diretta facebook». Allo stesso modo resta il no alla Legge di bilancio se la struttura di governance verrà proposta come un emendamento: «Noi siamo pronti a discutere di tutto in un dibattito parlamentare aperto e franco» ma in legge di Bilancio «se c'è un provvedimento che tiene la Governance del Next generation Ue e la norma sui servizi segreti noi votiamo contro».

Per Renzi la proposta «non va bene che ci arrivi nottetempo alle due di notte, nella pec dei ministri un progetto di 128 pagine che deve diventare un emendamento alla legge di bilancio senza che venga discussa dal Parlamento». Questa, ha detto: «È una battaglia di dignità del parlamento». Renzi invoca la guerra totale, e ha chiamato a raccolta le parti sociali perché si uniscano, anche «e non avrei mai immaginato di dirlo, i sindacati».

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