Giuseppe Conte avrebbe chiesto ai ministri Cinque stelle di uscire dal governo. Il confronto sarebbe arrivato questa mattina, dopo che già ieri sera, durante la riunione del Consiglio nazionale, l’ipotesi guadagnava peso. Il ritiro potrebbe arrivare già oggi, prima o dopo un ulteriore confronto con l’assemblea degli eletti. È possibile che la decisione definitiva sulla permanenza al governo sia delegata alla base con una consultazione online. 

Intanto, Mario Draghi ha intenzione di accorciare il viaggio in Algeria: nonostante fosse inizialmente della durata di due giorni, il premier dovrebbe rientrare a Roma già lunedì sera. È sul tavolo l’ipotesi che il viaggio anticipato possa anticipare le comunicazioni a martedì. 

La tesi è avvalorata anche dalle parole di Stefano Patuanelli, che, lasciando la sede del Movimento, ha detto: «Si è dimesso il presidente del Consiglio, di fatto è il governo dimissionario». Federico D’Incà si è opposto alla linea dura del ritiro della delegazione. Si sta poi ampliando ulteriormente il fronte di chi spinge a favore di un voto di fiducia del Movimento, soprattutto tra chi siede sui banchi del governo. 

Verso l’ora di pranzo, la comunicazione Cinque stelle ha smentito la richiesta di Conte ai ministri, ma fonti parlamentari confermano che il tema è stato discusso. 

Fino a questo momento, il ritiro dei ministri era stato escluso da Giuseppe Conte. Anche la capogruppo al Senato ieri aveva ribadito che l’uscita dei ministri Cinque stelle dall’esecutivo fosse «una decisione di Draghi». 

Ieri, il fatto che i ministri Patuanelli, D’Incà e Fabiana Dadone fossero ancora parte dell’esecutivo mentre il loro partito gli negava la fiducia al Senato ha creato un cortocircuito logico. Patuanelli è senatore e, come da indicazioni, non ha partecipato al voto, negando di fatto a sé stesso la fiducia. 

Se il M5s dovesse ritirare anche la delegazione ministeriale, lo strappo diventerebbe insanabile e con grande probabilità Draghi confermerebbe le sue dimissioni. 

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