Marcello De Angelis resta al suo posto, al vertice della comunicazione istituzionale della Regione Lazio. Lo ha comunicato ieri il presidente della Regione Francesco Rocca, dopo il confronto della sera prima. Rocca non può licenziarlo: De Angelis è suo amico dagli anni in cui a entrambi le cose andavano male – entrambi sono stati in carcere -, è suo ex camerata, più di recente suo ex capo alla Croce Rossa. Infatti non lo licenzia: «Dopo lunghe riflessioni e un attento e sincero confronto, ho deciso di non revocargli la fiducia». Questo ufficialmente. in realtà nel «sincero» confronto si è parlato anche di un nuovo incarico per l’ex Terza posizione: alla Fondazione An, attualmente presieduta da Giuseppe Valentino. Ma non subito: Rocca ha concordato con Giorgia Meloni che una cacciata a seguito del polverone avrebbe significato perdere la faccia e darla vinta «alla sinistra». E anche aprire una crepa in Fdi, dove le posizioni di De Angelis sono universalmente condivise, a parte gli ultimi tardivi comunicati ufficiali.

Al Pd del Lazio non resta che convocare un sit in oggi sotta la sede della Regione. «La questione non può chiudersi così, con delle scuse rivolte più alla destra che ai familiari delle vittime», avverte il segretario regionale Daniele Leodori. Le opposizioni, unitariamente, hanno chiesto una seduta straordinaria del consiglio, ma il presidente Aurigemma francamente se ne infischia. Rocca invece ha attenzionato l’iniziativa del segretario regionale Cgil Natale Di Cola che ha chiesto un procedimento disciplinare contro De Angelis, a norma di regolamento (art. 8 comma 3): «Il dipendente nella vita privata si astiene da creare condizioni od assumere comportamenti che possono portare danno o creare discredito all’amministrazione di appartenenza». L’arrivo di un richiamo al “dipendente De Angelis” potrebbe essere la scusa buona per accompagnarlo ad altro incarico. Senza perdere troppo la faccia.

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