È un crescendo. Prima i post, poi l’intervento a un comizio e infine l’annuncio: Matteo Salvini andrà a Lampedusa il 4 e il 5 agosto.  L’isola siciliana ha difficoltà a gestire l’hotspot per i costanti arrivi dal Mediterraneo, e il segretario della Lega che è stato il ministro dell’Interno e “dei porti chiusi”, di fronte alle migliaia di persone che stanno attraversando il mare e dopo le cinque vittime che la Guardia costiera non è arrivata a soccorrere in zona si salvataggio, Sar, italiana, continua a battere sulla solita propaganda.

Nel frattempo, l’alleata Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, lancia un messaggio a Salvini e Silvio Berlusconi: «Se non dovessimo riuscire a metterci d’accordo» sul nodo della premiership nel centrodestra «non avrebbe senso andare al governo insieme». Dalla scorsa settimana, subito dopo la caduta del governo Draghi, è iniziata un’accesa discussione sul tema all’interno della coalizione. Il tema infatti rischia di creare distanze incolmabili tra Lega, FdI e Forza Italia.

La Lega di Lampedusa chiama

«Lampedusa chiama, Matteo Salvini risponde», ha scritto in un comunicato. Il vicesindaco Attilio Lucia, rappresentante della Lega nell’isola, ha concordato la visita con il segretario. «Non ha scritto al ministro Lamorgese ma al leader della Lega», recita il comunicato.

In realtà la Lega è tornata ad alzare i toni contro Lamorgese, e lo stesso segretario nei giorni scorsi ha detto che ha dovuto «sopportare» la collaborazione con la ministra nel corso del governo Draghi. Lucia e Salvini sono costantemente in contatto: «Cambio l’agenda e arrivo da voi per portare soluzioni e idee che già avevamo messo in pratica con successo», ha spiegato Salvini.

Durante un comizio a Domodossola venerdì, il segretario che vuole tornare a essere ministro dell’Interno, ha detto che qualora venisse eletto si propone di presentare tra i primi provvedimenti un nuovo decreto sicurezza. Il titolo rende chiaro il collegamento con quelli che hanno ridotto la capacità di accoglienza italiana e reso più difficili le operazioni di salvataggio delle Ong.

I testi dei vecchi decreti sono stati modificati nella seconda parte della legislatura anche a seguito di una lettera di avvertimento alle camere del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ma per Salvini sono ancora la strada giusta.

Il leader del Carroccio è attualmente a processo a Palermo per aver ritardato lo sbarco di 147 migranti dalla nave della ong Open arms nel 2019.

Il viaggio del 2017

Non è la prima volta che Salvini va a Lampedusa, già nel 2017 ci era andato in occasione della campagna elettorale per le elezioni comunali. Al ritorno aveva dichiarato che sarebbe stato pronto a diventare premier anche se alle elezioni politiche mancava un anno: «Mentre Merkel, Renzi, Gentiloni, Alfano sfilano e brindano a Roma per una festa dell’Europa che è diventata un incubo - ha detto Salvini -, io sono qui per chiedere che l’Italia difenda i propri confini». Ma non è stato l’unico viaggio. Poi ci è tornato nell’estate 2020 per filmare uno «sbarco in diretta».

La rapina a Bologna

Così ogni fatto di cronaca di questi giorni diventa il pretesto per rimarcare il tema della sicurezza, sempre in un’ottica contro i migranti.

Lunedì sera a Bologna c’è stata una tentata rapina, con i titolari colpiti con una mazza e una bottiglia: «Le notizie di violenza che arrivano dalle città sono ormai quotidiane», ha detto Salvini. «Non vediamo l’ora di tornare al governo con il centrodestra per riportare buonsenso e regole con i nuovi decreti Sicurezza. Le nostre città, a partire dalla splendida Bologna, non possono essere ostaggio di clandestini e delinquenti. Lo meritano gli italiani e i tanti stranieri perbene, perfettamente integrati, che lavorano onestamente e pagano le tasse».

Ancora più esplicitamente, durante il comizio di Domodossola, Salvini ha palesato il desiderio di tornare a bloccare i porti: «Decreto sicurezza, con zero clandestini in giro per il nostro paese, e Flat tax sarebbero le prime due proposte in Consiglio dei ministri della Lega al governo», ha detto, richiamando i provvedimenti che aveva varato da ministro dell’Interno e che il parlamento ha poi modificato. «Il 25 settembre (il giorno delle elezioni, ndr) gli italiani potranno finalmente scegliere di cambiare: tornano sicurezza, coraggio e controllo dei confini», ha detto durante il weekend.

Sui social

Ma è soprattutto sui social che la propaganda di Salvini è tornata ad essere quella del passato. A poche ore dalle dimissioni di Draghi, su Twitter si proponeva ancora come ministro dell’Interno, con lo slogan: «Torna la sicurezza, torna il coraggio» e la foto di un barcone. Ieri una nuova frase a effetto: «Ridateci Salvini a difendere i confini». Mancano 60 giorni al voto e nulla fa pensare che i toni di Salvini possano cambiare.

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