Il richiamo all’unità che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ribadito sia in pubblico che in privato a governo e opposizioni sta sortendo i suoi effetti. Per ora limitati, ma è comunque la certificazione di un passo avanti che si è concretizzato lunedì in parlamento e ieri con un abbassamento dei toni, soprattutto da parte di Matteo Salvini.

Un piccolo successo nel rasserenare il clima che segna un punto a favore di Forza Italia e in particolare della sua componente più dialogante, che nei giorni scorsi aveva fatto sentire il proprio dissenso davanti alla chiusura netta al dialogo. «C’è stato finalmente un punto di contatto», dice l’ex presidente del Senato, Renato Schifani, tra i primi a non condividere il no al governo e a richiamare Forza Italia al suo ruolo di forza responsabile nel tridente di centrodestra a spinta leghista.

Ora che il dialogo è aperto, tuttavia, rimangono diversi gli stili di approccio. Matteo Salvini, intervenuto in conferenza stampa al Senato indossando una mascherina con il logo della campagna elettorale di Donald Trump, non ha rinunciato alla stoccata contro governo: «Per noi collaborazione non è un colpo di telefono al sabato, né una cabina di regia», poi però ha proposto la sua formula per uscire dalla crisi e ha chiesto che la maggioranza parta da qui. «Abbiamo portato all’attenzione di questo governo confuso che naviga a vista una proposta precisa: un protocollo per le cure domiciliari anti-Covid, anche a base di idrossiclorochina», un farmaco non inserito tra quelli garantiti dall’Agenzia italiana del farmaco ma che «è nel protocollo cinese, in Germania lo stanno utilizzando. Chiediamo ad Aifa un’apertura vera per la risoluzione di un problema, senza pregiudizi. Siamo qui a chiedere al governo e all'Aifa un atto concreto», ha concluso Armando Siri, in coda agli interventi di tre medici che hanno sostenuto l’efficacia del farmaco.

La strategia sarebbe quella di individuare il prima possibile e gestire in casa i malati asintomatici o con sintomi lievi, che sono il 96 per cento dei casi, con l’obiettivo di non intasare le strutture ospedaliere ed evitare il lockdown totale. Pur se con termini meno enfatici rispetto al solito, infatti, la Lega ha ribadito il no alla chiusura del paese, «che sarebbe il fallimento non solo del governo ma del nostro modello sociale» e ha condannato «l’allarmismo a reti quasi unificate che fa riempire gli ospedali».

La richiesta all’esecutivo è chiara: dimostri che vuole collaborare adottando il protocollo delle cure domiciliari. Nella conclusione, Salvini ha ritrovato lo spirito battagliero: «Il governo pensa a chiudere e ospedalizzare, noi chiediamo di curare a casa e tenere aperto, son due prospettive diverse».

Forza Italia punta sul Mes

Se la Lega è entrata di peso nel dibattito sulle misure da mettere in atto per il contenimento della pandemia, Forza Italia ha scelto una linea più politica, evidenziando indirettamente le sue divergenze rispetto alla rotta sovranista di Lega e Fratelli d’Italia.

Il partito di Silvio Berlusconi - che lunedì ha riunito i suoi vertici per fissare la strategia e far rientrare le divisioni sorte proprio dopo il primo no al dialogo col governo - ha orientato la sua apertura al governo più sulle scelte economiche. «Abbiamo chiesto di sospendere le tasse, di dare indennizzi certi alle attività penalizzate e, sul piano sanitario, di potenziare le cure e la disponibilità di farmaci sul territorio. Per fare tutto questo bisogna accedere ai fondi del Mes», ha detto il capogruppo in commissione Bilancio, Andrea Mandelli, aprendo al dialogo anche sulla prossima legge di Bilancio. Tradotto: Forza Italia è pronta a dialogare col governo (o con una parte di esso) per sostenere il sì al Mes, i fondi Ue per la sanità bloccati dal veto del Movimento 5 Stelle. Proprio su questi due punti Fi mira a marcare la sua posizione moderata ed europeista rispetto agli alleati di centrodestra, offrendo una sponda forse utile per l’esecutivo ma anche tossica per la tenuta politica della maggioranza.

Le tensioni proprio sul Mes sono solo accantonate tra il Partito democratico che ne ha sostenuto la necessità anche nell’ultima direzione e i Cinque stelle, che invece continuano a rifiutarlo. Lo scontro per ora è fermo davanti all’emergenza del nuovo Dpcm, ma non è certo concluso. E Forza Italia punta a incunearsi in questa spaccatura, che è l’ennesima questione sulla scrivania del premier Giuseppe Conte e a breve dovrà essere sciolta.

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