Sandro Ruotolo: «Schlein ha ragione, i cronisti delegittimati sono come i giudici uccisi»

«Ha fatto bene la segretaria del Pd, Elly Schlein, a dire quello che ha detto. Sono cose vere: la democrazia è a rischio, la libertà di espressione è a rischio quando l’estrema destra è al governo». Il giornalista ed europarlamentare, responsabile informazione del Pd, Sandro Ruotolo, commenta le parole della leader, pronunciate durante il congresso del Pse ad Amsterdam, contro l’esecutivo di Giorgia Meloni. «Libertà a rischio», «Tu deliri», Schlein e Meloni alzano il tiro Parole pronunciate poco dopo l’attentato nei confronti di Sigfrido Ranucci, quando mani ancora ignote hanno acceso la miccia di una bomba carta carica di polvere esplosiva, distruggendo le due automobili del cronista e conduttore di Report, il programma di giornalismo d’inchiesta in onda sul terzo canale della Rai. Ma anche parole a cui è subito seguita la risposta della premier, che ha parlato di «delirio di Schlein» e di «ombre inaccettabili gettate sul governo». Oltre il caso Ranucci, la distopia dell’Italia meloniana Ruotolo, non trova un po’ avventato associare la vicenda dell’ordigno che ha colpito le auto del giornalista al governo sovranista? Schlein ha esagerato? No. Ha detto cose vere. A prescindere dal movente specifico sulla vicenda Ranucci, a cui stanno cercando di risalire gli organi inquirenti, bisogna concentrarsi sul fatto, sulla delegittimazione del giornalista e dei giornalisti. Schlein ha sottolineato un concetto chiave: alla destra non piace la libertà di stampa. E questo è appunto un fatto. Crede che la segretaria del Partito democratico abbia messo in difficoltà Meloni? Non mi interessa. Non mi interessa se Meloni è in difficoltà. Chi sta in difficoltà sono i giornalisti di inchiesta. L’Italia è scesa al 49esimo posto nella classifica mondiale di Reporters sans frontières. Dall’inizio del 2025 si contano già 81 episodi di intimidazioni: è più del 76 per cento rispetto allo scorso anno. Inoltre i giornalisti sotto scorta sono saliti da 22 a 26. Nel frattempo resta senza risposta lo scandalo dello spyware Paragon e delle intercettazioni ai danni di cronisti di Fanpage, come Francesco Cancellato e Ciro Pellegrino, e di Dagospia. È inaccettabile: in generale sono 35 i giornalisti che sappiamo essere stati spiati in tutta Europa tramite uno spyware. La solidarietà non basta, la destra non manganelli il giornalismo critico Non se la passano bene neanche i cronisti locali, forse più abbandonati di altri. Sì, sono quelli che guadagnano pochi euro a pezzo. Penso anche a loro. E che ci vorrebbe una legge sulla stampa, sull’editoria. Cosa bisognerebbe fare a livello normativo, secondo lei? Viviamo nel paese dei conflitti di interesse. Nel paese dove Antonio Angelucci ha in mano i giornali di destra, quelli che attaccano e hanno attaccato Sigfrido Ranucci. Angelucci è al contempo parlamentare, legato alla politica. Bisognerebbe affrontarli questi discorsi. Eliminare queste inopportunità. E per quanto riguarda la Rai? Quella è TeleMeloni. Serve una riforma per rendere indipendente la governance del servizio pubblico. Questa mattina (ieri, ndr) ha incontrato Ranucci. Cosa vi siete detti? Ci siamo capiti al volo. È bastato uno sguardo, d’altronde anche io da un po’ di tempo vivo sotto scorta. Sigfrido è turbato. Ma la sua risposta a tutto questo sarà Report, sarà la sua trasmissione di giornalismo d’inchiesta. Mi ha anche detto che continuerà a parlare, a scrivere, a documentare. Insomma, non si fermerà. E non ci fermeremo. Io, ad esempio, domani (oggi, ndr) sarò a Strasburgo a illustrare il cosiddetto caso Italia. Quello su Ranucci e gli altri giornalisti delegittimati. Lei che idea si è fatto rispetto a quanto accaduto giovedì notte? Io sono un cronista di strada. C’è un qualcosa che è avvenuto, ci sono delle indagini in corso e saranno i magistrati a spiegarci com’è andata, a dirci qual è stata la matrice dietro a quest’azione. Senza precise tracce fisiche, certo, sarà difficile, ma io ho fiducia nel lavoro degli investigatori. Ciò che mi aspetto, ripeto, è qualcosa dalla politica. E cioè cosa? Mi aspetto che finisca questa delegittimazione nei confronti dei giornalisti. La delegittimazione è la morte. Come l’isolamento, come la calunnia. Dopo quanto accaduto a Ranucci, ascoltare certi politici che gli esprimono solidarietà è ridicolo. Si riferisce a qualcuno in particolare? Penso a Maurizio Gasparri. Dopo ogni puntata di Report inveiva contro la trasmissione e il suo conduttore. Oggi è intervenuto a sostegno. Una dinamica che mi ricorda quando ce la si prendeva con Falcone e Borsellino. Ma di politici che hanno agito e agiscono in questo modo ce ne sono tantissimi altri. «Ignobile», «pattume», «Hamas della tv»: gli attacchi della destra a Report Report torna in onda il prossimo 26 ottobre. Cosa pensa che accadrà? Spero che in quell’occasione la politica taccia. Lo farà davvero? Credo di no. Ma me lo auguro perché la libertà di stampa è di tutti, non di una parte sola.